Visto il grande riscontro ottenuto lo scorso anno, a febbraio c. a. si terrà, presso la biblioteca comunale di Costa Masnaga, la nuova edizione del corso base di apicoltura. L'iscrizione all'evento è gratuita ma i posti sono limitati. Per chi fosse interessato e abitasse nelle vicinanze consiglio di affrettarsi a iscriversi prenotando gli ultimi slot rimasti disponibili. Nella locandina sottostante troverete i riferimenti utili per effettuare l'iscrizione.
martedì 9 gennaio 2024
mercoledì 27 dicembre 2023
DIRETTIVA COLAZIONE
giovedì 21 dicembre 2023
lunedì 18 dicembre 2023
IL VELENO D'API
Sarà forse stato proprio quel
pizzico di saggezza in più a riportarmi in mente la storia della mia zia Ivana
e del suo dito a scatto, curato con veleno d’api, ed a stuzzicare le mie voglie
di approfondire l’argomento. Così iniziai a sfogliare riviste scientifiche che
mi aiutarono a scoprire che le
conoscenze riguardo alle proprietà curative del veleno d’api hanno origini
lontanissime, il ritrovamento di alcuni manoscritti, su papiro, attesta che già
duemila anni or sono nell’antico Egitto si praticasse lo “strofinamento” di
veleno d’api su parti dolenti del corpo quale rimedio al dolore stesso. Nel
succedersi degli anni trattamenti similari vennero poi descritti da Plinio il
Vecchio, Galeno, Carlo Magno, fino a che nel 1864 non fu pubblicato il primo
trattato relativo agli studi clinici eseguiti sull’impiego del veleno d’api nel
trattamento delle affezioni reumatiche. Fu tuttavia soltanto ai primi del Novecento
che l’apiterapia iniziò a diffondersi rapidamente in Europa ed in seguito anche
in America. Questa terapia che sembrava avere del “ miracoloso” conobbe però
nel giro di qualche anno un inaspettato declino dovuto principalmente al fatto
che in essa furono riversate eccessive aspettative e che proprio a causa di
quest’ultime il trattamento veniva impiegato anche per patologie per le quali
non esisteva una corretta indicazione terapeutica vanificandone di fatto
l’efficacia. Attualmente possiamo affermare che questa metodologia terapeutica
non può e non deve considerarsi come l’unica via percorribile per il
trattamento delle affezioni citate, ma va comunque considerata come una buona
integrazione ed un valido coadiuvante del trattamento classico di queste malattie
oppure come una importante alternativa in caso di fallimento delle terapie
convenzionali. Il veleno è secreto dalle
ghiandole caudali delle api operaie ed è un liquido incolore con un forte odore
caratteristico. Per l’ottantacinque per cento è composto da acqua e per il
quindici per cento da sostanze secche farmacologicamente attive; tali sostanze
sono rappresentate da un insieme di enzimi, peptidi e proteine, zuccheri,
fosfolipidi ed alcune componenti volatili che ne determinano il caratteristico
odore. Fra tutte queste componenti troviamo:
1. sostanze a basso peso molecolare come istamina, dopamina, norepinefrina,
oligopeptidi, fosfolipidi, carboidrati e aminoacidi;
2. sostanze ad alto peso molecolare principalmente enzimi quali le fosfolipasi,
la ialuronidasi e la glicosidasi;
3. peptidi mellitina, apamina, peptide degranulante i
mastociti, secapina, tertiapina, procamina ed un inibitore delle proteasi.
Le principali patologie che
beneficiano positivamente del trattamento con veleno d’api sono:
·
patologie
reumatiche: come l’artrite reumatoide, che sono malattie
sistemiche ( interessano l’intero organismo) e sono causate dalla formazione di
autoanticorpi, ossia anticorpi che aggrediscono componenti del proprio organismo
come tendini, cartilagini, tessuti sinoviali articolari od organi interni;
·
l’artrosi: ( processo
degenerativo a carico delle cartilagini articolari ) delle grandi e piccole
articolazioni;
·
le
tendiniti: infiammazioni dei tendini come per esempio il
dito a scatto o il gomito del tennista;
·
lombalgia,
cervicalgia: infiammazioni dell’apparato “muscolare –
tendineo” paravertebrale che possono insorgere a seguito di un’artrosi della
stessa colonna vertebrale, a traumi distorsivi ( per esempio il colpo di frusta
) e/o a carichi di lavoro eccessivi eseguiti in posizioni scorrette;
·
neuropatie
periferiche: per esempio la sindrome del canale carpale;
·
la
sclerosi multipla: l’impiego dell’apiterapia per il
trattamento di questa patologia è ancora in fase di studio, pare tuttavia che
il trattamento prolungato produca benefici come la stabilizzazione della stessa
malattia, la sensazione di un minor senso di stanchezza a carico dell’ammalato
ed una relativa minor insorgenza di spasmi muscolari;
· cheloidi : ( cicatrici ispessite ed esuberanti ) l’iniezione di veleno d’api nel tessuto cicatriziale produce un assottigliamento della cicatrice migliorandone anche l’aspetto estetico attraverso la modificazione del colore discromico che spesso le caratterizza.
martedì 5 dicembre 2023
IN APIARIO A DICEMBRE
giovedì 30 novembre 2023
LIBRI DI APICOLTURA
La scelta di Maurizio Ghezzi, da medico ad apicoltore: "La mia vita fra alveari e miele"
Chirurgo in pensione, ora produce il dorato alimento. "È strano a dirsi ma in città le api fanno più miele che in campagna, grazie alla presenza di verde pubblico e all’assenza di diserbanti"
Milano - Ha scovato "un’utopia realizzata" osservando da vicino la vita degli alveari. "Le api perseguono sempre quel bene comune che è la famiglia, nella loro società non esiste traccia di egoismo", sorride Maurizio Ghezzi, nato a Milano 64 anni fa. La sua passione per l’apicoltura è un amore maturo.
Ghezzi ha cominciato a dedicarsi alle arnie quindici anni fa, nei ritagli di tempo dal suo lavoro di medico ospedaliero nel reparto di Chirurgia plastica della mano al Centro Traumatologico Ortopedico di Milano, dove ha prestato servizio dal 1983. Dal 2020, con la pensione, produce miele a tempo pieno per diletto: "Fra me, mia moglie e due figlie facciamo fuori un chilo di miele a settimana. Molti vasetti li regalo a parenti ed amici, li vendo solo su richiesta…". Nel frattempo ha scritto un libro: "Un apicoltore in Vespa" (edizioni Apinsieme), e da gennaio terrà un corso base di apicoltura (iscrizione gratuita) alla biblioteca di Costa Masnaga, provincia di Lecco.
Come è nata la passione per gli alveari?
"Di api ne ho sempre sentito parlare bene dall’infanzia: mio padre ne elogiava l’operosità e considerava il miele con una medicina. Ho fatto il primo corso di apicoltura 15 anni fa; poi ho avuto la fortuna di conoscere Elio Bonfanti, uno dei più grandi apicoltori italiani, che mi ha insegnato molti “trucchetti’’. Ho iniziato con due famiglie – dalle 140 mila alle 180 mila esemplari – a Civenna, una frazione di Bellagio, a 700 metri sul mare: nel primo anno sono arrivati 120 chili di miele. Quest’anno con cinque alveari la produzione è stata di oltre 300 chili. Perlopiù di tiglio, castagno, millefiori e, nel giardino di casa a Sesto San Giovanni, anche di edera e ciliegio. Le api di città producono più miele di quelle di campagna: l’habitat urbano è divenuto, grazie all’abbondanza di verde e all’assenza di diserbanti, un ambiente ideale per questo imenottero".
A parte raccogliere il miele cosa fa un apicoltore?
"Il periodo più duro è a fine marzo/inizio aprile quando bisogna contrastare la sciamatura, ossia la partenza definitiva da una colonia di una “vecchia’’ regina seguita da una parte delle operaie quando nasce una regina “vergine’’. È un fenomeno naturale, il modo in cui il “superorganismo’’ alveare si riproduce creando una nuova famiglia. Per impedirlo l’apicoltore crea una sciamatura artificiale, spostando la vecchia regina in un alveare vicino che produrrà miele più tardi. Le api bottinatrici, quelle che vanno in giro a raccogliere nettare che diverrà miele, tornano comunque nella vecchia casetta. Le api depositano il miele nel melario, una parte dell’arnia dove è impedito l’ingresso alla regina da una griglia: se arrivasse fin qui il miele si riempirebbe di uova e pupe. Un apicoltore “etico’’ raccoglie miele fino a luglio: dopo bisogna lasciarlo alle api perché sopravvivano all’inverno".
Un episodio della vita delle api poco noto?
"Dopo la sciamatura la vecchia regina con le sue operaie fedeli si va a sistemare in un ramo vicino formando una “palla’’ chiamata glomere da cui partono le api ’’esploratrici’’ per cercare un nido. Quando le api esploratrici tornano comunicano dove si trova alle altre attraverso movimenti di danza: alla fine la scelta per il nuovo alveare viene presa assieme, attraverso una forma di democrazia partecipata che noi uomini ci sogniamo".
ANNAMARIA LAZZARI
IMENOTTERI APOIDEI
lunedì 27 novembre 2023
CANTUCCI AL MIELE
Ingredienti
Preparazione:
sabato 25 novembre 2023
API REGINE
Aprendo il Link sottostante potrete guardare un bellissimo docufilm che parla di donne sarde che professano l'apicoltura, per l'appunto: "la api regine".......
https://www.raiplay.it/video/2023/11/Api-Regine-54c0fc98-c28d-4dcc-80c2-82cd4d6114f2.html?wt_mc%3D2.app.cpy.raiplay_null-https%3A%2F%2Fwww.raiplay.it%2Fvideo%2F2023%2F11%2FApi-Regine-54c0fc98-c28d-4dcc-80c2-82cd4d6114f2.html.%26wt
venerdì 24 novembre 2023
MARMELLATA DI CACHI
Prendete 2 kg di cachi, lavateteli in acqua e bicarbonato, sbucciateli e metteteli, dopo averne rimosso i semi, nel contenitore del bimbi. Allo stesso modo lavate due mele, togliete torsolo e semi, tagliatele a cubetti di piccole dimensioni e aggiungetele alla purea di cachi, aggiungete, infine, il succo di due limoni.
Aggiungete 130 g. di zucchero
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Forse vi chiederete cosa centri un post dedicato a un collettore solare ad aria calda in un blog in cui si parla prevalentemente di api e ...
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Ringrazio Romano Nesler che con il suo grande sapere e la sua immensa competenza in campo apistico è sempre pronto a mettere a disposizione ...