martedì 21 novembre 2023

VIRGO FIDELIS

21 novembre, data in cui si celebra la Virgo Fidelis, concessa come patrona dei Carabinieri da Papa Pio XII con un Breve pontificio del novembre 1949. Una data cara all’Arma che fonde sentimento religioso, retaggi storici ed attenzione al sociale. La data è inoltre la ricorrenza della battaglia di Culqualber, combattuta in Abissinia tra italiani e britannici nella quale i Carabinieri si distinsero per atti di valore tanto da ricevere l’onore delle armi. L’episodio valse la concessione della Medaglia d’Oro al Valor Militare Carabinieri. Infine, il 21 novembre è la “Giornata dell’Orfano” che rappresenta per l’Arma e per l’Opera Nazionale di Assistenza per gli Orfani dei Militari dell’Arma dei Carabinieri (O.N.A.O.M.A.C.) un momento di concreta vicinanza alle vedove e figli dei carabinieri caduti.

lunedì 20 novembre 2023

MIELE E SPORT

 

Il miele rappresenta nella mitologia classica il cibo degli dei e i graffiti rupestri, risalenti a settemila anni fa, trovati in diversi Paesi, testimoniano i molti anni passati da quando l’uomo è venuto per la prima volta a conoscenza di questo prezioso alimento. Il miele è una sostanza dal sapore delicato e/o intenso, dolce, floreale, fruttato, erbaceo, pungente, amaro, oggi ciascuno ha la possibilità di scegliere secondo il proprio gusto. Può essere consumato come tale, a colazione e a merenda, come dolcificante delle bevande (tè, latte, tisane, succo di limone e di arancio, caffè, bevande alcoliche). Si accoppia, oltre che con tutti i tipi di pane, con la frutta, lo yogurt, il burro e molti formaggi (ricotta, pecorino, parmigiano, per citarne alcuni). Moltissimi sono gli usi in cucina, come ingrediente nella preparazione di dolci: numerosissimi sono ad esempio i dolci tradizionali regionali che prevedono l’impiego del miele. Ugualmente diverse ricette utilizzano il miele come ingrediente di salse e nella preparazione di carni e, in generale, di cibi salati: i testi specializzati reperibili in commercio che riportano ricette di cucina in cui è previsto l’uso del miele sono numerosi. Non si deve infine dimenticare che oltre al settore alimentare, il miele ha trovato da sempre largo impiego anche in altri campi quali la cosmesi e lo sport. Molti usi del miele sono legati alle proprietà terapeutiche. In effetti, le virtù terapeutiche attribuite al miele nel corso del tempo, tramandate dalla medicina popolare, riportate da testi e dalle riviste più o meno specializzate sono numerosissime. Il miele agisce favorevolmente su vari disturbi dell’apparato respiratorio, circolatorio e digestivo, sul fegato, sulla dentizione dei bambini favorendo la fissazione del calcio.

Nota è anche da tempo l’attività antibatterica, del miele dovuta alla concentrazione zuccherina e al suo pH acido. Quest’ultima attività, attribuita per lungo tempo a una sostanza di natura sconosciuta definita col nome generico di “apoalbumina”, sarebbe dovuta all’azione dell’enzima glucoso ossidasi che, in particolari condizioni di diluizione, produce acqua ossigenata e acido gluconico a partire dal glucosio. Sarebbe proprio la produzione di acqua ossigenata a conferire attività battericida e batteriostatica alle soluzioni di miele. Questo meccanismo, il cui significato biologico consiste probabilmente nel proteggere dall’attacco microbico il miele in formazione (quando ancora non è efficiente il sistema di inibizione dovuto alla elevata concentrazione zuccherina), sarebbe alla base di una parte dell’attività antibatterica esplicata dal miele sulle ferite e potrebbe spiegare anche altre attività tradizionalmente riferite a questo prodotto. Anche altre sostanze presenti nel miele, quali i flavonoidi e i polifenoli, sembrano possedere un’attività in grado di inibire e/o bloccare la crescita batterica. Verosimilmente la maggior parte dei benefici riconosciuti dalla tradizione al miele possono essere ricondotti a una generica azione trofica e all’effetto emolliente, blandamente lassativo, epato-protettore e disintossicante del fruttosio. Al di là di ciò ricordiamo comunque che il miele va considerato sempre e comunque come alimento piuttosto che come farmaco e che il suo valore nutritivo è pari della sua gradevolezza. La composizione del miele, formato prevalentemente da due zuccheri semplici: il glucosio e il fruttosio associati ad acidi organici, maltodestrine, sali minerali, enzimi, aromi e tante altre so-stanze, ne fa un alimento unico e del tutto particolare rendendolo un alimento glucidico a elevato potere energetico.
Fornisce circa 320 calorie per 100g di alimento contro le 400 calorie fornite da una pari quantità di saccarosio (zucchero da cucina). A livello dietetico permette quindi di realizzare un discreto risparmio calorico. Il miele, essendo poi composto prevalentemente da zuccheri semplici (glucosio e fruttosio monosaccaridi) presenta una facile digeribilità. Il glucosio, infatti, entra direttamente in circolo e viene utilizzato entro brevissimo tempo dall'assunzione, mentre il fruttosio è consumato più lentamente e funziona da riserva energetica in quanto, prima di essere utilizzato dall’organismo, deve essere trasformato in glucosio. Il processo metabolico di tali zuccheri si svolge a livello epatico. Il miele offre dunque un immediato apporto energetico, senza richiedere un vero e proprio processo digestivo e quindi senza impegnare il nostro apparato digerente. Questo prezioso nettare fra tutti gli alimenti energetici in commercio, occupa il primo posto nell’alimentazione dello sportivo: prima di una gara, di un allenamento o comunque prima di uno sforzo fisico accresce l’efficienza muscolare e la sostiene nel tempo. Per lo stesso motivo è indicato nell’alimentazione geriatrica e nella dietetica dell’età scolare, come in tutti i momenti in cui è elevata la richiesta energetica da parte del nostro organismo. La presenza, accanto agli zuccheri semplici, di sali minerali, enzimi, sostanze aromatiche e oligoelementi, contribuisce ad aumentare le potenzialità nutritive del miele. Inoltre, da qualche tempo, tale alimento viene aggiunto al latte in polvere e in genere agli alimenti destinati alla prima infanzia, in quanto migliorerebbe la tolleranza al latte vaccino. Il potere dolcificante del miele è elevato, superiore a quello del saccarosio. Il contenuto in sali minerali, è complessivamente basso, anche se può variare notevolmente, nei diversi tipi di miele, dallo 0,02 all’1% circa, e quindi, pur se importante dal punto di vista nutrizionale, è insufficiente per il fabbisogno umano. Le sostanze minerali sono rappresentate prevalentemente da calcio, potassio, ferro, magnesio, zinco, zolfo, sodio, manganese, rame, etc. 

Ricerche specifiche hanno evidenziato una correlazione tra presenza di elementi rari e origine geografica di un miele: si è rilevato che mieli di uguale origine botanica provenienti da diversi territori possono avere un differente contenuto di elementi rari. La quantità di sali minerali è uno dei principali fattori che determinano il colore del miele. Infatti, sebbene esso dipenda anche da altri fattori, generalmente i mieli chiari (provenienti dal nettare di robinia, rosmarino, agrumi, sulla, rododendro) sono poveri in sostanze minerali, mentre quelli più scuri, in particolare il miele di castagno e i mieli di melata (provenienti da sostanze escrete da insetti che si nutrono della linfa delle piante), ne sono più ricchi. La gran parte dei mieli di melata sono di colore scuro (dall’ambra fino quasi al nero), dotati di un debole potere dolcificante, di sapore forte e acidulo. Le caratteristiche chimico-fisiche del miele di melata indicano che si tratta di un prodotto di buona qualità, molto apprezzato nei Paesi dell’Europa centrale, tradizionalmente consumatori di mieli scuri. In Italia l’uso di questo prodotto è meno diffuso, ma trova particolari sostenitori tra gli sportivi (che lo scelgono soprattutto per l’elevato contenuto in elementi minerali utili per ripristinare l’equilibrio idrosalino). In generale, l’apporto di zuccheri facilmente assimilabili e di microelementi importanti dal punto divista nutrizionale quali il potassio, di cui il miele di melata è molto ricco, lo rendono un alimento sano e naturale. 

Proprio perciò, questo prodotto merita una più ampia considerazione anche nel nostro Paese e, conosciutene le proprietà e le caratteristiche, se ne consiglia un suo uso più diffuso tra gli sportivi e quanti, a vari livelli, praticano attività fisiche. Infine, sarebbe opportuno diffondere maggiormente la conoscenza e l’uso del miele tra i bambini e i ragazzi che, molto numerosi, praticano attività sportiva soprattutto a livello dilettantistico: ne acquisterebbero vantaggi sia nei risultati che nella loro crescita. 

venerdì 17 novembre 2023

MICROBIOTA INTESTINALE

 


Gli sviluppi più recenti degli studi sui meccanismi del sistema nervoso ed endocrino offrono ulteriori conferme non solo sul rapporto tra microbiota e peso corporeo, ma anche sulle implicazioni che la salute dell'intestino ha sul nostro umore, svelando quali alimenti e combinazioni tra questi  favoriscono equilibrio e buone sensazioni.

La chiave del successo di una dieta ma anche del nostro umore sta tutta nel microbiota intestinale. Bisogna considerare la persona in senso olistico, come un "tutto" e in questo insieme, equilibrio vuol dire benessere e salute. Se l’organismo non sta bene la psiche ne risente, ma è altrettanto vero il contrario. Le emozioni positive hanno un ruolo fondamentale e la mente può rivelarsi una potente arma di difesa contro le malattie. Vari studi scientifici mostrano come gli individui che si sentono felici abbiano, rispetto agli altri, più bassi livelli di pressione sanguigna, frequenza cardiaca e cortisolo, (un ormone prodotto dalle ghiandole surrenaliche su stimolo del cervello, è l'ormone simbolo dello stress nei momenti di maggior tensione e la sua produzione determina un aumento della glicemia e dei lipidi in circolo mettendo a disposizione l'energia richiesta in quel momento di stress dal nostro organismo). La cura ideale per contrastare questa crescente presenza di stress nelle nostre vite non è però rappresentata dall'utilizzo di farmaci bensì da una migliore gestione dei nostri equilibri adattativi intestinali; capire come funziona lo stress non è complicato, è una bilancia tra richieste e risorse che possiamo modificare. È come per l’alimentazione, più che regole complicate è importante capirne i principi essenziali. Senza manie ed esagerazioni dobbiamo avere cura di noi stessi e capire che basta comprendere alcuni principi di fondo per poterlo fare.

In tutto ciò la buona notizia è che possiamo essere protagonisti del nostro benessere a 360 gradi. È un percorso lungo, più complesso che buttare giù una pastiglia, ma più duraturo e proficuo. Viviamo in un mondo di ‘sirene’ che ci attirano da tante parti, ma dobbiamo trovare le nostre risposte e le nostre strade. Ogni esperienza positiva alimenta il benessere dentro di noi. Per esempio, mangiare cose sane e soffermarci sui sapori non solo appaga ma, appunto, genera molecole positive. Come evidenzia infatti un recente studio il microbiota intestinale può influenzare anche la capacità di perdere peso, esso può, infatti, aiutare o causare resistenza alla perdita di peso e questo, per esempio, apre la possibilità di provare ad alterare il microbioma intestinale per avere un impatto sulla perdita di peso. E' cosa nota che la composizione dei batteri nell’intestino è diversa nelle persone obese rispetto alle persone non obese, oltre a ciò si sa che esiste un diverso insieme di geni codificati nei batteri del nostro intestino, che risponde anche agli interventi di perdita di peso. Ma non è tutto: come accennato, il microbiota controlla anche buonumore e tristezza e ciò fa sì che una dieta di qualità riesca a ridurre anche il rischio di sintomi depressivi.

Un recente studio sull’anoressia afferma che la nostra dieta offre un importante contributo nello sviluppo, gestione e prevenzione di numerose malattie psichiatriche. La cosa si chiarisce ricordando che l’apparato gastrointestinale non è un banale tubo, ma un vero e proprio “cervello” addominale, dotato di 500 milioni di neuroni (più o meno quanti quelli del midollo spinale). Connessioni nervose e chimiche collegano i cervelli di pancia e testa, consentendo l’invio di messaggi, azioni autonome e influssi reciproci. Un esempio? E' noto che la presenza di triptofano (un amminoacido essenziale) può influire sulle malattie infiammatorie croniche intestinali (Ibd) e che una sua carenza può contribuire allo sviluppo delle Ibd o aggravarle. Ora, il triptofano è un precursore della serotonina, il cosiddetto ormone della felicità. E indovinate un po’ chi produce la maggiore quantità di questa sostanza? L’intestino! Insomma, entrambi i cervelli hanno un influsso sull’umore e occorre nutrirli adeguatamente.

Sono ormai innumerevoli gli studi che attribuiscono alla dieta mediterranea un ruolo importante nella promozione del buonumore. L’ultimo in ordine di tempo ha rivelato un minor rischio di sintomi depressivi negli individui di mezza età (soprattutto individui di sesso maschile) che aderivano ai dettami della dieta, di cui una parte importante sono i cereali integrali. Già in passato, vari studi hanno mostrato come ridurre i carboidrati per dimagrire induca sì il calo corporeo, ma a scapito del buonumore. Ecco quindi un esempio di giornata tipo con una scelta di alimenti che favoriscono la salute del microbiota e, con essa, la felicità. Naturalmente è solo indicativa, è bene non fossilizzarsi su questo modello ma usarlo solo come fonte di ispirazione, ricordando sempre di variare la dieta, anche in base alle stagioni.

Colazione 
• Succo di un limone spremuto in acqua tiepida, Fiocchi di avena e/o cereali e/o 3 fette biscottate integrali con sottile strato di ricotta e marmellata, yogurt, un frutto, semi di lino, frutta secca (3 noci e/o 10 nocciole o mandorle o pistacchi dolci non tostati), 1 cucchiaino di miele, una tazza di caffè 

 • Spuntino: 1 frutto 

Pranzo 
• Riso (meglio se integrale) e/o pasta

• verdura fresca e/o, insalatona con finocchi, arance e noci 
• Proteine ( carne e/o pesce e/o 250 gr di legumi) con verdure cotte al vapore 
• Frutta di stagione, 1 tazza di caffè

• Spuntino: un frutto e/o uno yogurt

Cena 
• Vellutata di zucca o cavolfiore e/o minestrone e/o passato di verdura con grano saraceno 
• Verdura cruda con ricotta e/o 100 gr di crescenza di capra
• Un frutto
• Una tazza si caffè e/o una tisana





ARNIA B-BOX

 

Il declino delle api, di fatto, è ormai cosa nota a tutti: da molto tempo ci spendiamo sempre più frequentemente nell’intentare altisonanti e laconici sermoni che hanno come bersaglio le cause responsabili di questa terribile disfatta. Allora eccoci a ripetere a gran voce e sempre con maggior insistenza: «Ci sarebbe bisogno di fermare i cambiamenti climatici, ci sarebbe bisogno di impedire l’utilizzo dei fitofarmaci in agricoltura, ci sarebbe bisogno di più riguardo e più attenzione nei confronti dell’ambiente, ci sarebbe…!». Io che per mia natura ho sempre amato viaggiare contro vento e contro corrente con un’andatura d’impetuosa e turbolenta bolina vi dico che: «Ci sarebbe bisogno anche e soprattutto di belle idee e di belle persone» perché senza questi due fondamentali elementi la nostra barca avrà grande difficoltà a ritrovare la giusta rotta. Ed è stato proprio in uno di questi giorni che, navigando rilassatamente in rete, mi sono imbattuto in una bellissima idea. Ho incontrato nel mio dolce navigare una particolare arnia che subito mi è sembrata essere non un semplice e comune contenitore per api, bensì una bella trovata scaturita da un profondo e nobile pensiero a sua volta generato da altrettante belle e sensibili persone! Sto parlando di B-box uno strumento ideato nel pieno rispetto dell’animale ape, creato con una visione apicentrica, indispensabile per sostenere un prestigioso e ambizioso progetto. Questa scoperta mi ha dato, inoltre, a felice opportunità di conoscere Elisa Flamini, Project Manager della Startup Beeing, che assieme a Roberto Pasi (CEO e cofounder) e Gabriele Garavini (cofounder e ingegnere informatico) hanno sviluppato questa particolare arnia. Elisa, si è prodigata nell’illustrarmi le caratteristiche e le motivazioni che hanno portato alla creazione di questo peculiare alveare, descrivendomi con sincero e appassionato entusiasmo i sentimenti più puri che hanno dato vita allo sviluppo di un progetto così semplice ma allo stesso tempo rivoluzionario, ovvero: tutelare le api e diffondere l’apicoltura urbana come strumento di transizione verso città più sostenibili, dove uomo e natura possano convivere in sana armonia e in reciproca rispettosa simbiosi.

B-box è un’arnia ideata per amplificare lo sviluppo dell’apicoltura nei centri urbani, le sue dimensioni (occupa all’incirca lo spazio di un metro quadrato) le permettono, infatti, di poter essere collocata anche in piccoli spazi come per esempio un balcone, un terrazzo e/o un piccolo giardino garantendo una completa sicurezza sia per le persone che la ospitano, sia per i suoi “inquilini”. L’ingresso dell’alveare, grazie alla presenza di un particolare camino, avviene a un’altezza di circa due metri dal suolo impedendo, così, il verificarsi di eventuali pericolosi incontri fra uomo e ape lungo traiettorie di volo che, per il quieto vivere, devono essere mantenute libere. Nello spazio sovrastante al nido sono collocati piccoli favi necessari per la raccolta di miele, essi sono custoditi in due distinti contenitori in plexiglass che permettono di osservare le api durante la loro attività lavorativa. Il recupero di questi piccoli favi avviene in maniera semplice senza disturbo per le api e senza la necessità da parte dell'apicoltore di indossare strumenti di protezione.

 Per consentire al neofita apicoltore urbano di godere a pieno della spettacolare attività della famiglia, il nido, dietro a una prima parete in legno rimovibile, è provvisto di una seconda parete in plexiglass, attraverso la quale si possono osservare tutti i meccanismi di perfetta organizzazione sociale dello sciame in esso contenuto. È sempre con grande enfasi e soddisfazione che Elisa conclude il suo racconto dicendomi: «Nel nostro pensiero B-box è stata creata con lo scopo di proporsi quale strumento utile per avvicinare all’apicoltura anche persone che pur non avendo le competenze di un apicoltore esperto possiedono tutto l’amore e la passione, capaci di spingerle ad allevare questi meravigliosi insetti. Seguendo questo principio, B-box diviene uno strumento capace di moltiplicare la presenza delle api nel nostro territorio. A questo progetto, inoltre, si associa una formazione educativa e divulgativa garantita grazie all’impegno e alle competenze di esperti apicoltori professionisti che, collaborando con Beeing danno supporto tecnico e pratico a tutti gli apicoltori urbani debuttanti che hanno avuto il coraggio e l'intraprendenza di abbracciare questo affascinante programma.






REGISTRO DEI TRATTAMENTI APISTICI

E' obbligatorio conservare un registro (modello qui a fianco) che indichi la data di esecuzione dei trattamenti effettuati alle api e i farmaci impiegati a tale scopo. Per gli apicoltori in allevamento familiare non vi è l'obbligo di utilizzare un registro vidimato dall'ATS e per l'occorrenza è sufficiente anche un semplice quadernetto su cui riportare quanto fatto e le relative date in cui i trattamenti sono stati eseguiti. Al contrario per gli apicoltori in allevamento ordinario è obbligatorio utilizzare il modello indicato qui a fianco che va compilato correttamente in tutte le sue parti e che deve esser vidimato dall'ATS prima di iniziare ad esser compilato. In entrambi i casi, allevamento familiare e/o ordinario, va conservata la ricevuta d'acquisto dei farmaci utilizzati per un periodo pari a 5 anni. Per allevamenti ordinari che possiedono un modello di registro vecchio ma già vidimato dall'ATS è possibile continuare a utilizzare lo stesso registro fino a suo esaurimento. 
 

mercoledì 15 novembre 2023

NUOVI OBBLIGHI PER GLI APICOLTORI

 Con la nuova normativa che obbliga alla denuncia in BDN a tutti coloro che detengono alveari verrà, a seguito di tale denuncia, indicato uno "stabilimento" che corrisponde all'azienda e/o alla sede di residenza dell'apicoltore. Allo stabilimento verrà conferita una "capacità" che corrisponde al numero massimo di alveari detenuti contemporaneamente nell'attività e che è determinato in base alle consistenze rilevabili in BDN per l'anno di riferimento. La capacità di ciascun apicoltore è utilizzata, inoltre, per definire l'orientamento produttivo (famigliare e/o ordinario).

A ciascun detentore di alveari verrà, per tanto, assegnato un codice aziendale a prescindere dal fatto che sia un imprenditore o meno, esso è assegnato alla sede legale dell'apicoltore (se imprenditore) o alla sede di residenza se apicoltore senza partita IVA. Il codice è composto da 3 numeri a cui segue la sigla della provincia dell'apicoltore alla quale faranno seguito successivi altri 3 numeri. Se l'apicoltore sarà in possesso di più apiari agli ultimi 3 numeri ne saranno aggiunti di progressivi (1-2-3- etc.) ciascuno dei quali starà a indicare il corrispondente apiario.

Con le nuove normative gli apicoltori che producono per autoconsumo saranno classificati come "apicoltori familiari" e non potranno detenere più di 10 alveari, comunque, qualora l'apicoltore familiare denunciasse più di 10 alveari non è obbligato ad aprire partita IVA ma dovrà aprirla solo in caso di commercializzazione del miele e altri prodotti derivanti dalla sua attività apistica. L'apicoltore in allevamento familiare può effettuare movimentazione di alveari e/o nuclei solamente in caso di chiusura di attività o di cambio di codice aziendale ma solo previa autorizzazione dell'ATS di competenza.   

Il  nuovo regolamento stabilisce che tutti gli apicoltori con partita IVA che producono e vendono prodotti dell'alveare (indipendentemente dal numero di alveari detenuti) e tutti gli apicoltori (senza partita IVA) che denunciano un numero di alveari superiore a 10 siano classificati come apicoltori in "allevamento ordinario". Tutti gli apicoltori in allevamento ordinario (anche se producono per autoconsumo), secondo le nuove normative, da ora in poi dovranno svolgere le operazioni di smielatura e confezionamento in laboratori registrati ai sensi del Reg CE852/2004 (laboratori autorizzati dalle ATS e/o segnalati tramite SCIA alle stesse ATS).

. A partire da gennaio 2024 tutti gli apicoltori in allevamento familiare che hanno denunciato (a dicembre 23) in BDN più di 10 alveari verranno segnalati come anomalie chi rientrasse in queta situazione può richiedere entro il 31/12/2023 la variazione da allevamento familiare a quello ordinario inviando il modulo specifico per il suo codice di allevamento all'ATS di competenza; a partire dal 1/01/2024 tale richiesta di variazione potrà esser effettuata solo tramite SCIA telematica.


Per la gestione delle anomalie vi è da compilare il modulo riportato qui a fianco nel quale bisognerà dichiarare la capacità totale dell'attività (numero totale di alveari denunciati con il recente censimento) e il laboratorio già registrato che si intende utilizzare (proprio e/o conto terzi). Al modulo è indispensabile allegare il documento di identità del titolare del codice aziendale.

Opzione 1): per chi ha laboratorio temporaneo di proprietà già autorizzato.

Opzione 2): pe chi ha laboratorio permanente di proprietà e/o in comodato d'uso (in questo caso va allegato contratto di comodato) già autorizzato

Opzione 3): per chi ha laboratori già autorizzati che svolgono servizio di smielatura conto terzi.

Chi invece desiderasse rimanere apicoltore in allevamento famigliare occorrerà denunciare in BDN (entro il 31/12/2023) un massimo di 10 alveari, tale denuncia definirà anche la capacità massima dell'apicoltore. Ricordo che dalla BDN viene considerato solamente il numero totale di alveari mentre non fanno conto il numero di nuclei denunciati al fine di catalogare un allevamento familiare piuttosto che uno ordinario. 

Attualmente non è più possibile in Lombardia autorizzare laboratori di smielatura temporanei mentre rimangono regolari quelli già autorizzati in precedenza. Per gli apicoltori con partita IVA e laboratori temporanei già autorizzati è possibile effettuare vendita diretta al consumatore finale (presso fiere, mercatini e altro), vendita diretta agli esercizi di commercio al dettaglio (negozi, ristoranti, agriturismi, etc.); ricordando però che la vendita deve avvenire nella provincia in cui ha sede l'attività di apicoltura e che la vendita deve riguardare solo prodotti di derivazione dagli alveari di proprietà.

Dal 2024 andranno segnalate in banca dati anche le morie di alveari del proprio apiario e la BDN provvederà a registrale, allo stesso modo andranno denunciati, al momento del recupero, gli sciami che si catturano durante la stagione, Per quanto riguarda la formazione di nuclei questi, invece, andranno denunciati entro il 31/12 dell'anno in corso.







mercoledì 8 novembre 2023

MANUALE I&R

 Il nuovo Manuale Operativo inerente alla gestione e al funzionamento del sistema di identificazione e registrazione degli operatori, degli stabilimenti e degli animali (sistema I&R), entrato in vigore il 15 giugno 2023, ha introdotto sostanziali modifiche riguardanti l’anagrafe apistica.

E’ fondamentale che ciascun apicoltore acquisisca conoscenza dei nuovi obblighi imposti dal Manuale Operativo che riguardano anche gli apicoltori in autoconsumo con più di 10 alveari e, a cascata, i locali di smielatura utilizzati da questi ultimi, (vedere dcreto e note ministeriali e regionali nel link sottostante) .

https://www.salute.gov.it/portale/documentazione/p6_2_2_1.jsp?lingua=italiano&id=3323

domenica 5 novembre 2023

HAZY IPA E NEIPA BIRRE DI GRAN QUALITA'


 Le Hazy IPA e NEIPA (o New England IPA) sono due sottocategorie delle birre in stile IPA (India Pale Ale), così simili fra loro da risultare, a volte, quasi indistinguibili. A differenza delle IPA sono caratterizzate da una particolare velatura del colore e intense note aromatiche di frutta tropicale. Generalmente hanno una gradazione alcolica compresa fra il 5 e 9%.  Sono due stili di birra abbastanza recenti (nati a metà degli anni 2010) che si stanno affermando velocemente tra gli appassionati. Le Hazy IPA, (IPA “opache” o “nebbiose” in italiano), si distinguono chiaramente per il loro aspetto torbido e opaco dovuto solitamente alla mancata filtrazione e all’utilizzo di luppoli americani speciali come Citra, Sabro, Mosaic, Columbus, Galaxy, Idaho 7, El Dorado, Amarillo ed Ekuanot. Questi luppoli conferiscono alle Hazy IPA un bouquet aromatico intenso con note fruttate, un sapore fresco e spesso leggermente più dolce rispetto ad altre varietà di IPA.

Le NEIPA, acronimo di New England IPA, sono birre ad alta fermentazione originarie della regione del New England negli Stati Uniti. Anche questo stile birraio si caratterizza per il suo aspetto torbido, che contribuisce a creare una sensazione tattile morbida e vellutata al palato. L’aspetto opaco è dovuto all’utilizzo di particolari tecniche di produzione, tra cui le tecniche di dry hopping, che consistono nell’aggiunta di luppolo durante la fase della fermentazione. Le NEIPA si distinguono anche per le loro note fruttate, dovute alle varietà di luppolo americano utilizzate nella  preparazione. Questa caratteristica le rende particolarmente apprezzata dagli amanti delle birre artigianali. La birra NEIPA presenta un colore che può variare dal dorato carico all’arancione intenso. Questo rende il loro aspetto, come per le Hazy IPA, simile a quello di un succo di frutta e, infatti, sono anche chiamate “Juicy IPA” (IPA succose).  Un altro elemento distintivo che caratterizza questa tipologia birraia è rappresentato dall’intensa dolcezza percettibile bilanciata da una moderata presenza di alcol.


Le Hazy IPA e le NEIPA sono due stili di birra talmente simili che per molti sono sovrapponibili. Alcuni ritengono le New England IPA un sottogruppo nato nel Nord Est degli Stati Uniti delle Hazy IPA. Tuttavia le NEIPA generalmente tengono ad avere un carattere più “juicy” dato da una più intensa cremosità in bocca e da note tropicali più marcate mentre le Hazy IPA hanno generalmente un corpo più leggero.




sabato 4 novembre 2023

L'IMPORTANZA DELLE API

 Le api, insetti pronubi e impollinatori per eccellenza, svolgono un ruolo fondamentale nel garantirci una corretta  sicurezza alimentare. Oggi, di fronte al loro drastico declino, ciascuno di noi, attraverso semplici gesti, può contribuire ad aiutarle.

Con molta tristezza e altrettanta fantasia potremmo, per esempio, provare ad immaginarci un mondo senza cioccolato. Nessun gustoso momento di piacere, non più sfiziose confezioni di praline da regalarsi nelle ricorrenze importanti, niente cioccolata calda nelle fredde giornate invernali, nessun uovo di Pasqua in questa importante ricorrenza religiosa, niente niente più di tutto ciò! Eppure, per quanto strano possa sembrare, senza le api un mondo in cui non vi sia cioccolato potrebbe essere realtà. I frutti della pianta del cacao (ingrediente base per la preparazione del cioccolato), come l'80% della frutta e della verdura normalmente presente sulle nostre tavole per potersi sviluppare rigogliosi necessitano, infatti, dell'attività degli insetti impollinatori, in modo particolare delle api, le quali, purtroppo, negli ultimi anni stanno conoscendo un drastico declino. Le api non forniscono all'uomo solo del buon miele, ma anche - e soprattutto - un "servizio" molto più importante: l'impollinazione. Volando di fiore in fiore alla ricerca di nettare, questi piccoli insetti impregnano le loro zampe del polline contenuto negli stami dei fiori che bottinano e lo trasportano di fiore in fiore andando a posandosi su di essi alla ricerca del prezioso nettare. Questo infaticabile e incessante lavoro che esse svolgono consente a moltissime specie vegetali di esistere e di riprodursi. Sulla base degli studi condotti dalla FAO, gli insetti pronubi, in maniera decisamente preponderante rispetto a tutti le api, impollinano gratuitamente oltre il 80% delle colture globali, producendo a livello mondiale un indotto nell'agro alimentare valutato intorno ai 500 miliardi di euro all'anno

 Senza il loro prezioso lavoro la produzione agricola diminuirebbe con una perdita economica per gli agricoltori e una possibile impennata dei prezzi di molti prodotti alimentari rendendo molto povera la varietà e la quantità di frutta e verdura che potremmo portare sulle nostre tavole. Il problema risiede nel fatto che molti degli insetti impollinatori sono oggi di fronte a un drastico declino. La loro scomparsa è dovuta a diverse minacce, tra cui, la principale, la perdita degli habitat. L'espansione delle zone agricole, degli insediamenti, delle infrastrutture sta infatti riducendo le aree in cui i piccoli animali possono vivere, costringendoli a percorrere sempre più chilometri in volo prima di poter trovare spazi verdi in cui nutrirsi e riprodursi. Anche l'uso di pesticidi e altri fitofarmaci è molto dannoso e spesso letale per moltissimi insetti, che muoiono a causa della tossicità di questi prodotti, prodotti poi che ritroviamo copiosamente anche sulle nostre tavole. Anche i cambiamenti climatici hanno la loro valenza in questa triste storia gli impollinatori il caldo anomalo e l'assenza di piogge provocano una sensibile riduzione delle fioriture e soprattutto del nettare che le piante riescono a produrre in tale situazione. Come detto, la loro presenza all'interno degli ecosistemi è indispensabile per la sicurezza alimentare del pianeta oltre che per contribuire a mantenere la biodiversità all'interno degli ecosistemi. Di fronte al loro declino, tutti noi dobbiamo impegnarci e cercare di fare qualcosa di utile.

Le api, come tuti gli altri impollinatori, hanno bisogno di spazi verdi e diversificati, a distanze ravvicinate, in cui possano trovare cibo e un luogo per nidificare per tale motivo diviene indispensabile cercare di aumentare l'eterogeneità dei paesaggi attraverso la creazione di una rete di aree naturali e semi-naturali, così da ricreare habitat adatti agli insetti pronubi anche in contesti dove sarebbero più sfavoriti, come i centri urbani. Nelle città tutti possono contribuire a creare questi corridoi ecologici, ad esempio creando delle piccole superfici verdi, mettendo diverse varietà di piante da fiore sulle terrazze e sui balconi e soprattutto gestendo il verde senza l'utilizzo di diserbanti e/o di insetticidi. E', inoltre, altrettanto importante che le piante siano diversificate e che fioriscano in diversi periodi della stagione al fine di garantire una continuità nella produzione di nettare dalla primavera al tardo autunno. Prediligiamo la messa a dimora di piante autoctone, che fioriscano in periodi diversi dell'anno. Le api hanno bisogno non solo di fiori ma anche di acqua per dissetare la famiglia, per sciogliere il miele cristallizzato e per rinfrescare il nido nei periodi di calura estiva, per cui non tralasciamo di lasciare sui nostri terrazzi e/o nei nostri giardini dei piccoli abbeveratoi.  Nei nostri giardini lasciamo spazi incolti dove possano germogliare erbe spontanee e selvatiche che ci guarderemo bene dallo sfalciare, infatti, è importante capire che il disordine o l'erba alta non sono segno di incuria, ma sono frutto di una scelta specifica per favorire la biodiversità. Cerchiamo di divulgare questa cultura raggiungendo più persone possibile attraverso azioni di comunicazione se possibile organizziamo eventi, coinvolgiamo le comunità provando ad aumentare la consapevolezza e quindi ottenere comportamenti virtuosi nei confronti dell'ambiente e delle specie che lo abitano da parte di un maggior numero possibile di persone.







CONTRASTO ALLA VARROA CON LA MESSA A SCIAME

Subito dopo la rimozione dei melari, entro la prima decade di luglio, si prelevano dalla famiglia da mettere a sciame tutti i favi contenent...