miele e birra
domenica 5 maggio 2024
giovedì 2 maggio 2024
API E APOIDEI PER SALVARE IL PIANETA
martedì 30 aprile 2024
LAVORI IN APIARIO NEL MESE DI MAGGIO
L’ideale,
infatti, in questo periodo è avere famiglie forti e ben popolate così che, con
il loro incessante lavoro, possano stoccare grandi quantità di nettare nei
primi melari che, con solerzia, ci appresteremo a posizionare. Aggiungere un
melario di questi tempi consente anche di allargare lo spazio a disposizione
delle colonie così che esse si sentano meno compresse all’interno del loro nido
e rimandino, anche se non di molto, la loro entrata in febbre sciamatoria.
Maggio
è, comunque, ancora tempo di sciamature per cui se, nel mese d’aprile non
avessimo attuato tutte le precauzioni necessarie per scongiurarle, è questo il
momento di intervenire tempestivamente per mettersi al riparo da questo tanto
affascinante quanto poco auspicabile evento, evitando che le nostre famiglie ci
piantino in asso proprio nel bel mezzo di un primo e importante periodo di grande
raccolto.
L’esordio
del mese di maggio ci offre ancora la possibilità di fare degli sciami e di
moltiplicare le nostre colonie cosa, questa, che ci garantirà di aumentare il
nostro capitale e la nostra forza lavoro, di produrre nuovi nuclei che, se
trattati con saggezza, ci consentiranno di avere in breve tempo nuove, vigorose
e giovani regine capaci di sviluppare velocemente famiglie che potranno dare un
grosso apporto nel successivo periodo di raccolto. Non scordiamo, inoltre, di
piazzare in apiario arnie esca nelle quali attirare eventuali sciami provenienti
da altri apiari.
A
maggio oltre che a dedicarsi al raccolto dei primi ottimi mieli di primavera è
anche possibile, se lo si desidera, raccogliere propoli e polline ed
eventualmente, qualora si volessero diversificare le pregiate essenze floreali
importate dalle nostre instancabili operaie volanti e/o si desiderasse seguire
le fioriture, questo è anche il periodo propizio per attuare la transumanza.
Un
buon lavoro d’invernamento fatto sul finire della stagione appena trascorsa, un
saggio livellamento delle nostre famiglie eseguito dopo la metà di marzo e nei
primi giorni di aprile associato all’applicazione di appropriate tecniche di
contrasto alla sciamatura, ci permetteranno di giungere all’esordio dei primi
grandi e importanti raccolti del mese di maggio, nelle condizioni ottimali così
che, ancora una volta, questo ottimo lavoro di squadra fra noi e le nostre
insostituibili compagne alate ci possa garantire un risultato di pregevole
riguardo anche in barba alle tante e troppe avversità che ormai da molto tempo
si abbattono rumorosamente su questa fantastica e affascinante disciplina qual
è l’apicoltura.
martedì 2 aprile 2024
LAVORI IN APIARIO AD APRILE
Con
l’arrivo del mese di aprile per noi apicoltori termina definitivamente il
periodo dell’osservazione ed inizia, a spron battuto, il momento dell’azione.
Aprile segna il vero debutto della stagione apistica e rappresenta allo stesso
tempo il periodo chiave della stessa poiché il nostro comportamento in questa
fase sarà in grado di influenzare nel bene e/o nel male tutto il proseguo della
stagione.
Allo
stesso tempo questa nuova cera fresca e vergine costituirà un rifugio ideale
nel quale potranno crescere le giovani larve. Inoltre, più daremo lavoro alle
giovani ceraiole più loro, rimanendo occupate, rimanderanno l’entrata della
famiglia in febbre sciamatoria. Quando lo sviluppo del nido sarà stato
completato e tutti i favi saranno presidiati, senza dubbio, è giunto il momento
di aggiungere il primo melario. La scelta di questo momento va però ponderata
con molta saggezza e sarà solo la nostra esperienza a guidare il nostro istinto
affinché questa operazione sia fatta nel periodo propizio. La posa del melario,
infatti, se eseguita in prossimità di un possibile ritorno di freddo potrebbe
determinare un raffreddamento della covata con successivo rallentamento dello
sviluppo della colonia nonché il rischio di comprometterne la sua stabilità. Un
piccolo trucco per ovviare a questo possibile e temibile inconveniente consiste
nel frapporre un foglio di giornale fra il nido e il melario così che saranno
le stesse api a stabilire quando è il momento ideale per salire a melario
facendosi strada attraverso l’eliminazione del foglio di giornale.
Aprile
è anche il momento in cui le nostre api si preparano per dare avvio alle
sciamature e quindi, uno dei nostri compiti principali sarà proprio, in questo
periodo, quello di mettere in pratica tutte le manovre di contrasto per
impedire che ciò avvenga. Se si susseguono due o più giorni di pioggia spesso
alla ricomparsa del sole sarà possibile vedere lo sciame levarsi in volo se, in
precedenza, non avevamo messo in atto tutte le misure idonee a scongiurare
questa eventualità. Se per un qualsiasi motivo non disponessimo del tempo
necessario per riuscire a sorvegliare correttamente i nostri alveari al fine di
mettere in pratica tutte quelle tecniche di cui siamo in possesso utili per
contenere la sciamatura, allora potremmo posizionare arnie esca che attireranno
al loro interno non solo i nostri sciami ma con buona probabilità anche sciami
provenienti da altri apiari. Per rendere più attraenti le nostre arnie esca non
esitiamo a mettere al loro interno della propoli, della cera fusa alla fiamma e
dei pezzi di vecchi favi che hanno contenuto in passato della covata.
Se non
l’avessimo ancora fatto provvediamo con solerzia a riaprire a pieno volume le
porticine di volo che avevamo ristretto il precedente autunno così che le
bottinatrici possano entrare e uscire senza alcun ostacolo. Teniamo pulito il
terreno sottostante agli alveari per impedire che le sterpaglie in crescita
possano costituire un fastidioso ingombro e diminuire l’aereazione nel nido
creando umidità, acerrima nemica di un ambiente salubre all’interno
dell’alveare. Nel caso in cui avessimo l’apiario in prossimità di campi di
colza non dimentichiamoci di raccogliere il miele alla fine della fioritura per
non correre il rischio di ritrovarcelo cristallizzato all’interno dei favi.
Con il
meteo dalla nostra parte, con alle spalle un buon lavoro e con il prezioso
aiuto delle nostre operaie volanti possiamo finalmente sperare che alle nostre
porte bussi la stagione del grande riscatto.
martedì 5 marzo 2024
APITERAPIA
In questo libro l’autore, medico per vocazione e apicoltore per passione,
vuole condurvi alla ricerca dei benefici comprovati che generano i prodotti
dell’alveare i quali rivestono un ruolo importante nell’ambito della medicina
naturale e della nostra vita quotidiana. Il manoscritto ci indirizza verso una
corretta conoscenza di tali sostanze aiutandoci a distinguere il vero dal falso
così da poter utilizzare, in consapevole sicurezza, questi elementi capaci di
influire positivamente su tutti i campi del benessere: forma, salute fisica,
sanità mentale e bellezza.
È questo, per esempio, il caso del veleno d’api che grazie alle molecole
chimiche da cui è composto ha aperto delle prospettive inaspettate e molto
interessanti per la cura delle malattie reumatiche e neurologiche anche gravi.
L’apiterapia (scienza della cura attraverso l’utilizzo dei prodotti
dell’alveare) è attualmente oggetto di numerose pubblicazioni scientifiche, ma
allo stesso tempo anche di innumerevoli comunicazioni poco controllate che
potrebbero causare l’insorgenza di speranze disattese a carico di tutti quei
malati affetti da serie patologie cronico-evolutive. Questo è il motivo per il
quale il libro si propone di portare il lettore a una conoscenza ragionata e
ragionevole di questa branca della medicina alternativa, stimolandolo, nel
frattempo, a portare sulla
propria tavola i meravigliosi prodotti dell’alveare perché, comunque, un loro uso regolare e corretto integra
e armonizza la nostra dieta regalandoci un prezioso stato fisico e mentale
capace di garantire quel giusto grado di benessere necessario a una sana ed
equilibrata omeostasi corporea.
lunedì 4 marzo 2024
LAVORI IN APIARIO NEL MESE DI MARZO
L’arrivo
di marzo segna la fine del lungo inverno e per l’apicoltore è giunto il momento
di valutare con esattezza le condizioni delle famiglie ospitate in apiario. È
quindi giunto, finalmente, il momento della tanto attesa prima visita di
primavera. Prima di effettuarla sinceriamoci che vi sia una temperatura
gradevole, non inferiore ai 16°C. e che non si sia in presenza di una giornata
ventosa. È ormai da diverso tempo che il nostro affumicatore è a riposo,
diamogli una rapida ripulita e apprestiamoci a rimetterlo in funzione,
rifornendolo, possibilmente, con erbe aromatiche secche, come per esempio,
della lavanda, del timo, della ruta e/o altro ancora materiale che avremmo
dovuto diligentemente preparare lo scorso agosto.
Quando finalmente tutto è pronto e possiamo iniziare in sicurezza la nostra ispezione rimuoviamo velocemente il copri favo e iniziamo a valutare lo stato della covata, cercando di tenere aperto l’alveare per il minor tempo possibile. Se siamo in presenza di una bella covata compatta è segno che tutto, in quell’alveare, sta procedendo nel migliore dei modi e ottimisticamente avremo il diritto di pensare che quella famiglia nel proseguo della stagione sarà in grado di regalarci un buon raccolto.
.
Contestualmente assicuriamoci che vi siano scorte alimentari sufficienti per il
sostentamento della colonia e della covata, in caso contrario, non esitiamo ad
aggiungere un panetto di candito, esso risulterà fondamentale soprattutto nel
caso di ritorno di giornate fredde e piovose. Se, invece, ci dovessimo trovare
in presenza di una covata disomogenea disseminata disordinatamente lungo il
favo dovremmo pensare alla presenza, in quella famiglia, di una regina non più
giovane. Queta colonia avrà sicuramente problemi a svilupparsi correttamente
nel corso della stagione e non ci consentirà di ottenere un discreto raccolto.
In una situazione come questa il consiglio è quello di eliminare la vecchia
regina e sostituirla con una giovane non appena le condizioni lo consentiranno.
Quando,
invece, l’ispezione, sfortunatamente, ci farà rilevare la presenza di assenza
di covata dovremo sicuramente pensare di trovarci di fronte a una famiglia
orfana. La cosa più semplice che ci rimane da fare in presenza di questa
situazione è quella di affumicare abbondantemente l’alveare così che le api in
esso contenute si riempiano di miele, quindi, spazzolare tutte le api dai favi
e rimuovere l’alveare. Le api, dopo un breve volo, faranno ritorno al loro nido
ma non troveranno più la loro casa così un po' per volta cercheranno di entrare
negli alveari adiacenti, dove saranno le ben accette visto che non si
presenteranno a “mani vuote”.
Alla
fine di queste prime visite di primavera che avremo sicuramente svolto nel modo
più veloce possibile, noi dovremo certamente essere in grado di conoscere tutto
il potenziale di ciascuna delle nostre famiglie presenti in apiario.
Un
altro compito che ci aspetta in questo periodo della stagione è quello di
provvedere alla pulizia dei fondi delle nostre arnie. La cosa migliore sarebbe,
nel caso in cui essi siano fondi rimovibili com’è auspicabile che sia, avere un
fondo già pulito con il quale andremo a rimpiazzare quello di un primo alveare,
quindi, pulire quello appena rimosso e sostituirlo a quello del secondo alveare
procedendo con ordine fino al termine dell’operazione. Questa manovra si rende
necessaria poiché dopo un anno di lavoro i fondi si presentano terribilmente
sporchi con presenza di residui di cera, impurità di diverso genere, cadaveri
d’api, granelli di polline tutte sostanze che accumunate fra loro formano una
sorta di terreno di coltura umido nel quale virus, batteri e funghi trovano le
condizioni ideali per potersi sviluppare. Qualora, invece, dovessimo avere
delle arnie con plancia fissa bisognerà, per eseguire tale lavoro, trasportare,
con tutti i telai, la famiglia in una nuova arnia, oppure, in una vecchia a
patto di averla prima accuratamente disinfettata con la fiamma.
A
marzo la colonia è in piena espansione e per sostenere il frenetico ritmo di questo
accentuato sviluppo le api hanno bisogno anche di acqua, se non abbiamo
predisposto un abbeveratoio in prossimità dell’apiario apprestiamoci a farlo,
non lasciamo che le nostre api debbano percorrere lunghi tragitti unicamente
per andare a far provviste di acqua. Un vecchio catino riempito con acqua e nel
quale avremo messo cottili fogli di polistirolo a galleggiare in superficie
andrà più che bene per assolvere a questa funzione.
Se
nell’alveare trovassimo uno o due favi vuoti con vecchia cera non esitiamo a
sostituirli con dei nuovi telai con foglio cereo da sistemare ai lati del nido,
la cera vetusta è spesso un ricettacolo di germi.
Concluderei,
nel salutarvi, ricordandovi l’appuntamento più festoso e affascinante che marzo
riserva a noi apicoltori, ovvero, la fiera di Apimel, a Piacenza, un grande
momento di gioia, uno splendido luogo d’incontro, di festa, di confronto per
noi apicoltori, ma soprattutto l’annuncio che una nuova stagione apistica sta
per cominciare; prego signori: salite in carrozza, si parte per una nuova ed
entusiasmante avventura!
giovedì 22 febbraio 2024
NUOVA CARTELLONISTICA
L'Anagrafe apistica nazionale ha iniziato a generare i nuovi cartelli a norma del decreto legislativo n. 134 del 5 agosto 2022 sul sistema I&R nazionale che stabilisce le nuove norme per l'identificazione degli operatori, degli stabilimenti e degli animali zootecnici.
Il decreto risale al maggio del 2023 ed era stato pubblicato dal ministero della Salute assieme al manuale operativo che indicava come applicare nel dettaglio le nuove norme.
Il manuale, fra l'altro, riportava anche le indicazioni sulle carateristiche che doveva presentare la nuova cartellonistica indispensabile per l'identificazione degli apiario. Essa deve essere costituita:
- da materiale resistente agli agenti atmosferici e non deteriorabile nel tempo;
- deve possedere dimensioni minime equivalenti al formato A4;
- deve essere stampata su supporto di colore bianco riportante in caratteri di colore nero indelebile e di altezza di almeno quattro centimetri "SISTEMA I&R NAZIONALE – DECRETO LEGISLATIVO 5 AGOSTO 2022, n. 134", oltre al codice aziendale ed al numero progressivo dell’apiario.
- Secondo il manuale operativo il nuovo cartello è obbligatorio per gli apiari registrati dopo l’entrata in vigore del presente manuale stesso, cioè dopo il 16 maggio 2023. Il cartello stampato secondo le nuove indicazioni lo si può richiedere all'associazione o al professionista che è stato delegato per la gestione dell'anagrafe apistica, o lo si può scaricare autonomamente accedendo al proprio account della BDN. Per eseguire in autonomia la procedura basta:
- andare sulla pagina web www.vetinfo.it;
- accedere all'area riservata;
- cliccare su apicoltura e accedere come proprietario;
- andare su reportistica;
- scegliere cartello identificativo dal menù a tendina;
- cliccare sul pulsante stampa cartello;
Fatto questo il sito genererà il cartello in pdf in formato A4, che dovrà essere stampato su un materiale non deperibile, o stampato su carta e plastificato e poi messo in apiario.
I cartelli "fai da te" anche se riportano tutte le informazioni richieste e corrette, non sono in regola e possono far incorrere in sanzioni.
venerdì 2 febbraio 2024
LAVOR IN APIARIO A FEBBRAIO
A questo punto, un po' per presunzione un po' per invidia anch’io vorrei raccontarvi una mia “fiavola”, la quale comincia nel più classico dei modi: “c’era una volta”! C’era una volta un bel girasole che dall’alto della sua magnificenza attirò sulla sua risplendente inflorescenza un’ape, un bombo e una farfalla. I tre si posarono sui petali dei fiori del disco del girasole ed iniziarono a suggere dell’ottimo nettare. La farfalla che suggeva a intermittenza fra un goccio di nettare e un battito d’ali, rivolgendosi agli altri due, esclamò con piena soddisfazione: “Questo nettare è veramente molto buono”! Il bombo guardandosi attorno con circospezione per assicurarsi che nessuno potesse rubargli la postazione annuì: ”Hai ragione farfalla, di questi tempi trovare un nettare di qualità è veramente cosa rara”. Mentre i due continuavano a parlottare, l’ape imperterrita non smetteva di suggere il nettare: la sua sacca melaria non era ancora stata riempita a dovere. A quel punto il bombo un po' indispettito esclamò: ”E tu ape, non hai niente da dire”? L’ape estrasse finalmente la sua ligula dalla ghiandola nettarina in cui l’aveva affondata e rispose: ”Avete ragione entrambi, con questo nettare produrrò del miele meraviglioso!” Proprio in quel preciso istante il girasole un po' stizzito, sentendosi come un fiore oggetto, enfatizzò: “Ehi voi tre! Non vi siete accorti che qui attorno è tutto bio? Il mio contadino non concia il mio seme con diserbanti e pesticidi e fra una coltura e l’altra intervalla delle strisce fiorite con della splendida facelia e altre ancora con dell’accattivante lupinella. Qui voi siete nel cuore di una grande azienda agricola votata al biologico!” I tre un po' increduli, un po' stupiti come se non avessero inteso di cosa si stesse parlando ringraziarono e salutarono il girasole e, volandosene via, ciascuno fece ritorno al proprio nido. Così come ogni storia che si rispetti anche questa, come tutte le altre, si conclude con il classico finale:” e vissero tutti felici e contenti”.
Lo
so avete ragione, mi sono dilungato oltre il dovuto e febbraio è ormai alle
porte per cui vedrò di dedicarmi ad elencare i compiti che questo mese riserva
a noi apicoltori. Febbraio è il mese più corto, ma spesso potrebbe anche e
ancora essere foriero di giornate di freddo molto intenso. La neve caduta nel
mese di gennaio nasconde gli alveari al di sotto di uno spesso mantello bianco
e le temperature ancora fredde costringono le api ad un maggior consumo di cibo
indispensabile per il mantenimento della corretta omeostasi termica all’interno
del proprio nido. Queste condizioni climatiche ci costringono ad un continuo
controllo delle scorte “alimentari” presenti negli alveari e nel caso ne
trovassimo alcuni con un peso “sospetto” sarà cosa saggia fornire a quelle
famiglie del supporto con ottimo candito. Dopo la prima metà del mese le
giornate iniziano ad allungarsi ed il maggior periodo d’insolazione riscalda
l’ambiente così che intorno agli alveari potremo osservare i primi timidi
movimenti delle famiglie al loro risveglio primaverile. Verso il finire di
febbraio gli iniziali tepori delle giornate ben soleggiate ci permetteranno,
solo qual ora ne esista la necessità e in presenza di un valido motivo, di
eseguire rapide ispezioni facendo molta attenzione a tenere aperto il nido per
il minor tempo possibile. È questo anche il momento in cui ben presto
nasceranno le api della nuova generazione che andranno a sostituire le vecchie
operaie ormai “usurate” dalla grande fatica compiuta per traghettare la colonia
dall’inverno alla nuova primavera. Un altro compito che ci riserva questo
periodo della stagione è quello di eseguire una corretta pulizia intorno
all’apiario, soprattutto lungo il passaggio che dovremo utilizzare per muoverci
nella postazione. In questo momento dell’anno è consigliabile, inoltre,
preparare i supporti per le nuove arnie che abbiamo intenzione di aggiungere
alle esistenti. Lasciare crescere delle erbe ad alto fusto a protezione delle
porticine di volo degli alveari potrebbe, invece, essere un valido stratagemma
utile a disorientare la vespa cabro e/o altri calabroni e a far sì che essi
abbandonino il territorio di caccia trovandosi di fronte un alveare ben
organizzato nella difesa dei suoi confini.
In
magazzino questo è il momento ideale per completare tutte quelle operazioni che
non siamo riusciti ad ultimare nei mesi precedenti come: armare e applicare
fogli cerei a nuovi telai, recuperare vecchi favi e fondere la cera, preparare
nuove arnie porta sciami, riattare le vecchie arnie usurate e disinfettarle a
fiamma.
Ora
che siamo giunti alla fine, vorrei salutarvi rivelandovi l’elemento fantastico
della “fiaba” dell’ape, il bombo e la farfalla ossia questo mondo
bucolico in cui predomina il biologico: una cosa molto rara da poter osservare
ai giorni nostri e che per questo deve essere in grado suscitare in noi stupore
e meraviglia. E vorrei al tempo stesso indirizzarvi anche verso la morale della
“favola” del girasole e dei tre pronubi ovvero: è ormai arrivato il
momento che da parte di tutti noi si raggiunga la piena consapevolezza che non
è più pensabile praticare un’apicoltura e un’agricoltura che non siano
profondamente ecosostenibili ed ecocompatibili e che solo attuando una
repentina e brusca inversione di rotta che ci porti ad un comportamento molto
più riguardoso e rispettoso dell’ambiente in cui viviamo potremo finalmente
riscrivere il finale della nostra personale storia, vale a dire: “…e vissero
tutti felici e contenti!”
giovedì 25 gennaio 2024
CONTROLLO DELLA SCIAMATURA
mercoledì 17 gennaio 2024
APITERAPIA CON APITOSSINA
Il
veleno d’api sull’uomo ha effetti che
variano in funzione della quantità di veleno inoculato, della qualità
del veleno (essa dipende dall’ape, dalla sua età, dalla specie e dalla sua
alimentazione), dalla zona corporea nella quale viene iniettato il
veleno e dalla sensibilità dell’individuo a cui il veleno stesso viene
inoculato.
Se un
individuo viene punto da un ape può presentare a seguito di tale evento due
diversi tipi di reazione: normale e anormale (reazione allergica fino a shock
anafilattico).
Il
veleno d’api grazie alla sua composizione chimica possiede diverse attività
come un azione battericida, batteriostatica, antinfiammatoria, allergizzante
etc.
Proprio
grazie alla sua specifica azione antinfiammatoria esso viene utilizzato in
medicina per la cura dei dolori reumatici, artrosici e da tendinite.
Una
volta iniettata a livello intradermico, attraverso una puntura d’ape e/o per
iniezione tramite siringa, l’apitossina genera una reazione dolorosa causata
dalla sua attività emolitica e neurotossica, tale reazione è dose dipendente.
La dose di veleno letale per un individuo umano corrisponde a circa 20 punture
per kg di peso corporeo ciò equivale a dire che, tale dose, per un soggetto del
peso di 65 kg corrisponde a circa 1300 punture (consideriamo che in un alveare
in piena stagione vi sono dalle 50.000 alle 90.000 api). Il dolore insorge
immediatamente dopo la puntura e a esso segue la comparsa di arrossamento cutaneo,
senso di calore, impotenza funzionale del segmento interessato ed edema della zona colpita in un tempo
successivo, alla puntura, variabile fra i 2 min. e le 6 ore, l’edema può
persistere per 24/48 ore a volte anche per una settimana. Nell’1% dei casi la
reazione può essere sistemica (orticaria generalizzata) ma rimane comunque
benigna.
L’utilizzo
di apipuntura è controindicato in soggetti diabetici, ipertesi, in trattamento con beta
bloccanti e in persone con insufficienza cardio-circolatoria.
L’apitossina
può essere somministrata per puntura d’ape, iniezione con siringa, per
inalazione (sottoforma spray), in crema, in lozione, in compresse e in gocce.
Il suo utilizzo è possibile solo sotto precisa indicazione e prescrizione
medica, sotto rigorosa sorveglianza medica, in un ambiente provvisto di
strutture e farmaci di rianimazione e solo dopo aver valutato le possibili
contro indicazioni che tale trattamento comporta.
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Forse vi chiederete cosa centri un post dedicato a un collettore solare ad aria calda in un blog in cui si parla prevalentemente di api e ...
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Ringrazio Romano Nesler che con il suo grande sapere e la sua immensa competenza in campo apistico è sempre pronto a mettere a disposizione ...