miele e birra
mercoledì 13 novembre 2024
DISPENSATORE DI SCIROPPO PER APIARIO
lunedì 11 novembre 2024
SVERNAMENTO ALL'INTERNO DELL'ALVEARE
E’ inoltre necessario ridurre lo spazio della porticina di entrata dell’arnia. Durante l’inverno le api hanno bisogno solo di adeguate scorte alimentari da somministrare loro attraverso il posizionamento di panetti di candito. Il controllo delle scorte deve essere fatto periodicamente o con visite in apiario o mediante l'utilizzo di bilance elettroniche.
Infine, la postazione deve essere sempre raggiungibile comodamente così da poter garantire che visite ed interventi di nutrizione di soccorso possano esser sempre effettuati in maniera tempestiva.
MICROBIOTA INTESTINALE DELE API
La maggior parte di noi è a conoscenza del fatto che l'intestino umano è popolato da numerosi microorganismi, in particolare batteri per noi benefici. Infatti, senza questi batteri la nostra vita durerebbe poche settimane, ed è il motivo per cui molte persone integrano la propria dieta con prebiotici (fonte di nutrimento per alcuni batteri che vivono nell’intestino e aiutano ad aumentarne i livelli) e probiotici (speciali batteri “vivi” che, se assunti nella quantità e nella forma adeguate, forniscono benefici per la salute) al fine di migliorare la propria salute intestinale. Anche gli apicoltori negli ultimi anni hanno imparato che il microbiota intestinale delle api, ovvero l’insieme dei microorganismi sia salutari che nocivi che popolano il loro intestino, è un ecosistema complesso e altamente specializzato che svolge un ruolo fondamentale nella salute delle colonie. Nel corso degli ultimi anni, ricerche avanzate hanno rivelato che la composizione del microbiota delle api e la sua diversità non sono caratteristiche statiche, ma possono variare in base a fattori come l'età dell'ape, il suo status sociale (regina, operaia, fuco), la stagione e le risorse alimentari disponibili. Tuttavia, a differenza degli esseri umani che possiedono circa 1000 specie diverse di batteri intestinali, nelle api sono solo nove le specie principali, cinque delle quali -Snodgrassella alvi, Gilliamella apicola, due specie di Lactobacillus e una di Bifidobacterium - sembrano essere residenti in tutte le popolazioni di Apis mellifera nel mondo e sono fondamentali per le funzioni metaboliche di questo insetto. I batteri essenziali per la salute delle api, nel corso di milioni di anni, si sono evoluti nel loro intestino creando una dipendenza reciproca con questi insetti: infatti, i batteri, oltre a produrre nutrienti metabolizzando il miele e il polline raccolti dalle api, contribuiscono alla risposta immunitaria dell’ape contrastando soprattutto l’azione di microorganismi patogeni, tra cui tripanosomatidi (protozoi), funghi e virus che possono infettare questi insetti nel corso della loro vita. Inoltre, il microbiota dell’ape svolge un importante ruolo nella crescita e sviluppo delle api e in generale ne influenza sia la salute sia alcuni comportamenti sociali. Molti di questi batteri vengono trasmessi per via orale dalle api nutrici, soprattutto quando le larve appena nate iniziano a nutrirsi di pappa reale e pane d'api (una miscela di polline, pappa reale e secrezioni delle api nutrici), andando a colonizzare diversi tratti dell’apparato digestivo, che è composto da tre compartimenti principali: borsa melaria, intestino medio e retto. Ciascuno di questi tre compartimenti contiene batteri specializzati, che svolgono funzioni diverse. I batteri della borsa melaria provengono da fonti alimentari e dalla pulizia dell'alveare; quelli nell’intestino medio derivano sia da fonti alimentari che dalle altre api del nido; infine, i batteri presenti nel retto derivano dall’attività di rimozione delle feci nel nido, dalla trofallassi e dal consumo di polline e miele. Diversi studi hanno dimostrato che inizialmente l'intestino delle larve contiene un ridotto numero di batteri e che la composizione e la diversità del microbiota dipendono soprattutto dall’alimentazione e quindi dagli ingredienti del pane d'api che variano nel corso delle stagioni. Già dalle prime fasi di vita adulta, l'ape appena emersa accresce la varietà di microbi presenti nell’intestino a seguito delle diverse attività svolte nell’alveare (pulizia delle celle vuote, cura della covata, cura della regina). Questo processo si completa solitamente entro il nono giorno di vita e le cinque specie microbiche principali permangono nell’intestino per tutta la vita dell’ape. Successivamente, quando l'ape operaia diventa bottinatrice, raccoglierà dall’ambiente altri batteri, alcuni benefici, altri commensali e alcuni dannosi, integrandoli nel suo microbiota intestinale. Quando le api bottinatrici tornano alla colonia con il nettare raccolto e conservato nella borsa melaria, gli enzimi prodotti dall'ape stessa e quelli dei microorganismi presenti nell'intestino avviano la conversione del nettare in miele. I principali enzimi apportati dal microbiota intestinale sono le invertasi, diastasi e glucosio-ossidasi che, scomponendo gli zuccheri più complessi in zuccheri semplici, rendono il miele più acido, creando così un ambiente in cui solo pochi batteri sono in grado di sopravvivere, evitando la proliferazione di eventuali microorganismi indesiderati. È stato dimostrato che i Lactobacilli sono i principali batteri residenti in modo permanente nella borsa melaria. Essi producono acido lattico, un sottoprodotto importante nella conversione del nettare in miele. Sebbene i Lactobacilli possano essere presenti nel miele fresco, non sopravvivono nel miele più vecchio, ma contribuiscono alla sua attività antimicrobica grazie all'acido lattico prodotto, che va a inibire la proliferazione di lieviti che potrebbero causare la fermentazione del nettare o del miele stoccato nell’alveare. Inoltre, i Lactobacilli sono importanti nella fermentazione del polline per la produzione del pane d'api. Durante l’attività di bottinatura, le api raccolgono il polline e lo immagazzinano in apposite strutture specializzate presenti sulle zampe posteriori dette corbicule o cestelle, dopo averlo amalgamato con saliva e miele rigurgitato affinché vi aderisca bene. I Lactobacilli e gli enzimi presenti nel miele rigurgitato avviano la conversione del polline in pane d'api e ne conferiscono proprietà antimicrobiche e quindi una conservazione prolungata, minimizzando così la possibilità di trasmettere infezioni batteriche alle altre api e alle larve. Mentre la borsa melaria è utilizzata dalle api bottinatrici esclusivamente per la conservazione del nettare fino al rientro nell'alveare, dove viene rigurgitato e stoccato nelle celle per la maturazione, l’intestino medio è l’organo più importante del sistema digestivo ed è deputato all’assorbimento dei nutrienti. L’alimento, composto da miele, pane d'api e acqua, è convogliato attraverso la valvola proventricolare nell’intestino medio, che contiene numerosi enzimi digestivi prodotti dall'ape e pochi batteri, come Frischella perrara, per lo più situati nella parte terminale, vicino alla valvola pilorica. L’intestino medio è anche il primo punto di contatto
giovedì 16 maggio 2024
CONTRASTO ALLA VARROA CON LA MESSA A SCIAME
Successivamente si può
poi decidere se far allevare la nuova regina direttamente al nucleo prodotto (N), se fra la covata asportata vi fosse stata la presenza di qualche celletta non ancora opercolata con uovo appena deposto, oppure introdurne una nuova al termine del trattamento con acido formico accertandosi
però, in questo caso, che non siano ancora state allevate dal nuovo nucleo delle celle reali, perché in questo caso la
regina che andremo ad introdurre non sarà sicuramente accettata. Entrambe le
famiglie (FAS e N) dovranno esser nutrite con sciroppo fino al raggiungimento di una loro
piena autonomia e fin tanto che introdurremo nuovi telai con foglio cereo per allargarle se necessario. Questa metodica è, per ovvi motivi, praticabile solo partendo
da colonie forti e permette di abbattere drasticamente l’infestazione di varroa riducendo al contempo anche le virosi da essa indotte consentendoci, altresì, di formare nuovi nuclei che andranno ad accrescere il numero delle nostre famiglie e che nell'anno seguente potranno esser venduti, messi in produzione e/o utilizzati come nuclei di rimonta.
lunedì 13 maggio 2024
APITERAPIA "CURARSI CON I PRODOTTI DELL'ALVEARE"
Sabato 18 maggio presso la sala conferenze dell'azienda Apistica: "Apicoltura Natale Sironi" a Mariano Comense (CO) Via San Martino, 125 alle ore 20,45 si terrà la conferenza sui prodotti dell'alveare e sulle loro importanti qualità nutrizionali e nutraceutiche. L'ingresso è libero.
domenica 5 maggio 2024
giovedì 2 maggio 2024
API E APOIDEI PER SALVARE IL PIANETA
martedì 30 aprile 2024
LAVORI IN APIARIO NEL MESE DI MAGGIO
L’ideale,
infatti, in questo periodo è avere famiglie forti e ben popolate così che, con
il loro incessante lavoro, possano stoccare grandi quantità di nettare nei
primi melari che, con solerzia, ci appresteremo a posizionare. Aggiungere un
melario di questi tempi consente anche di allargare lo spazio a disposizione
delle colonie così che esse si sentano meno compresse all’interno del loro nido
e rimandino, anche se non di molto, la loro entrata in febbre sciamatoria.
Maggio
è, comunque, ancora tempo di sciamature per cui se, nel mese d’aprile non
avessimo attuato tutte le precauzioni necessarie per scongiurarle, è questo il
momento di intervenire tempestivamente per mettersi al riparo da questo tanto
affascinante quanto poco auspicabile evento, evitando che le nostre famiglie ci
piantino in asso proprio nel bel mezzo di un primo e importante periodo di grande
raccolto.
L’esordio
del mese di maggio ci offre ancora la possibilità di fare degli sciami e di
moltiplicare le nostre colonie cosa, questa, che ci garantirà di aumentare il
nostro capitale e la nostra forza lavoro, di produrre nuovi nuclei che, se
trattati con saggezza, ci consentiranno di avere in breve tempo nuove, vigorose
e giovani regine capaci di sviluppare velocemente famiglie che potranno dare un
grosso apporto nel successivo periodo di raccolto. Non scordiamo, inoltre, di
piazzare in apiario arnie esca nelle quali attirare eventuali sciami provenienti
da altri apiari.
A
maggio oltre che a dedicarsi al raccolto dei primi ottimi mieli di primavera è
anche possibile, se lo si desidera, raccogliere propoli e polline ed
eventualmente, qualora si volessero diversificare le pregiate essenze floreali
importate dalle nostre instancabili operaie volanti e/o si desiderasse seguire
le fioriture, questo è anche il periodo propizio per attuare la transumanza.
Un
buon lavoro d’invernamento fatto sul finire della stagione appena trascorsa, un
saggio livellamento delle nostre famiglie eseguito dopo la metà di marzo e nei
primi giorni di aprile associato all’applicazione di appropriate tecniche di
contrasto alla sciamatura, ci permetteranno di giungere all’esordio dei primi
grandi e importanti raccolti del mese di maggio, nelle condizioni ottimali così
che, ancora una volta, questo ottimo lavoro di squadra fra noi e le nostre
insostituibili compagne alate ci possa garantire un risultato di pregevole
riguardo anche in barba alle tante e troppe avversità che ormai da molto tempo
si abbattono rumorosamente su questa fantastica e affascinante disciplina qual
è l’apicoltura.
martedì 2 aprile 2024
LAVORI IN APIARIO AD APRILE
Con
l’arrivo del mese di aprile per noi apicoltori termina definitivamente il
periodo dell’osservazione ed inizia, a spron battuto, il momento dell’azione.
Aprile segna il vero debutto della stagione apistica e rappresenta allo stesso
tempo il periodo chiave della stessa poiché il nostro comportamento in questa
fase sarà in grado di influenzare nel bene e/o nel male tutto il proseguo della
stagione.
Allo
stesso tempo questa nuova cera fresca e vergine costituirà un rifugio ideale
nel quale potranno crescere le giovani larve. Inoltre, più daremo lavoro alle
giovani ceraiole più loro, rimanendo occupate, rimanderanno l’entrata della
famiglia in febbre sciamatoria. Quando lo sviluppo del nido sarà stato
completato e tutti i favi saranno presidiati, senza dubbio, è giunto il momento
di aggiungere il primo melario. La scelta di questo momento va però ponderata
con molta saggezza e sarà solo la nostra esperienza a guidare il nostro istinto
affinché questa operazione sia fatta nel periodo propizio. La posa del melario,
infatti, se eseguita in prossimità di un possibile ritorno di freddo potrebbe
determinare un raffreddamento della covata con successivo rallentamento dello
sviluppo della colonia nonché il rischio di comprometterne la sua stabilità. Un
piccolo trucco per ovviare a questo possibile e temibile inconveniente consiste
nel frapporre un foglio di giornale fra il nido e il melario così che saranno
le stesse api a stabilire quando è il momento ideale per salire a melario
facendosi strada attraverso l’eliminazione del foglio di giornale.
Aprile
è anche il momento in cui le nostre api si preparano per dare avvio alle
sciamature e quindi, uno dei nostri compiti principali sarà proprio, in questo
periodo, quello di mettere in pratica tutte le manovre di contrasto per
impedire che ciò avvenga. Se si susseguono due o più giorni di pioggia spesso
alla ricomparsa del sole sarà possibile vedere lo sciame levarsi in volo se, in
precedenza, non avevamo messo in atto tutte le misure idonee a scongiurare
questa eventualità. Se per un qualsiasi motivo non disponessimo del tempo
necessario per riuscire a sorvegliare correttamente i nostri alveari al fine di
mettere in pratica tutte quelle tecniche di cui siamo in possesso utili per
contenere la sciamatura, allora potremmo posizionare arnie esca che attireranno
al loro interno non solo i nostri sciami ma con buona probabilità anche sciami
provenienti da altri apiari. Per rendere più attraenti le nostre arnie esca non
esitiamo a mettere al loro interno della propoli, della cera fusa alla fiamma e
dei pezzi di vecchi favi che hanno contenuto in passato della covata.
Se non
l’avessimo ancora fatto provvediamo con solerzia a riaprire a pieno volume le
porticine di volo che avevamo ristretto il precedente autunno così che le
bottinatrici possano entrare e uscire senza alcun ostacolo. Teniamo pulito il
terreno sottostante agli alveari per impedire che le sterpaglie in crescita
possano costituire un fastidioso ingombro e diminuire l’aereazione nel nido
creando umidità, acerrima nemica di un ambiente salubre all’interno
dell’alveare. Nel caso in cui avessimo l’apiario in prossimità di campi di
colza non dimentichiamoci di raccogliere il miele alla fine della fioritura per
non correre il rischio di ritrovarcelo cristallizzato all’interno dei favi.
Con il
meteo dalla nostra parte, con alle spalle un buon lavoro e con il prezioso
aiuto delle nostre operaie volanti possiamo finalmente sperare che alle nostre
porte bussi la stagione del grande riscatto.
martedì 5 marzo 2024
APITERAPIA
In questo libro l’autore, medico per vocazione e apicoltore per passione,
vuole condurvi alla ricerca dei benefici comprovati che generano i prodotti
dell’alveare i quali rivestono un ruolo importante nell’ambito della medicina
naturale e della nostra vita quotidiana. Il manoscritto ci indirizza verso una
corretta conoscenza di tali sostanze aiutandoci a distinguere il vero dal falso
così da poter utilizzare, in consapevole sicurezza, questi elementi capaci di
influire positivamente su tutti i campi del benessere: forma, salute fisica,
sanità mentale e bellezza.
È questo, per esempio, il caso del veleno d’api che grazie alle molecole
chimiche da cui è composto ha aperto delle prospettive inaspettate e molto
interessanti per la cura delle malattie reumatiche e neurologiche anche gravi.
L’apiterapia (scienza della cura attraverso l’utilizzo dei prodotti
dell’alveare) è attualmente oggetto di numerose pubblicazioni scientifiche, ma
allo stesso tempo anche di innumerevoli comunicazioni poco controllate che
potrebbero causare l’insorgenza di speranze disattese a carico di tutti quei
malati affetti da serie patologie cronico-evolutive. Questo è il motivo per il
quale il libro si propone di portare il lettore a una conoscenza ragionata e
ragionevole di questa branca della medicina alternativa, stimolandolo, nel
frattempo, a portare sulla
propria tavola i meravigliosi prodotti dell’alveare perché, comunque, un loro uso regolare e corretto integra
e armonizza la nostra dieta regalandoci un prezioso stato fisico e mentale
capace di garantire quel giusto grado di benessere necessario a una sana ed
equilibrata omeostasi corporea.
DISPENSATORE DI SCIROPPO PER APIARIO
Sperimentare, nel suo stretto senso etimologico, vuol dire sottoporre qualcuno e/o qualcosa a prove e a verifiche per valutarne le qua...
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Ringrazio Romano Nesler che con il suo grande sapere e la sua immensa competenza in campo apistico è sempre pronto a mettere a disposizione ...
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In questo libro l’autore, medico per vocazione e apicoltore per passione, vuole condurvi alla ricerca dei benefici comprovati che generano i...
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Prima di parlare dell’arnia a basso consumo energetico è bene ricordare le modalità attraverso le quali si ha una dispersione di calore da...