martedì 3 dicembre 2024

MIELE ARTIFICIALE


 E' di recente acquisizione la notizia che presto verrà immesso sul mercato un miele artificiale completamente prodotto in laboratorio. Allora iniziamo a chiamare le cose con il loro nome. Non si tratta di miele vegano o di qualche cosa d'altro. È un prodotto artificiale, ossia ottenuto in laboratorio con un artifizio. Così partiamo con il piede giusto e capiamo di cosa stiamo parlando. Cioè di un qualcosa che non è miele, né dal punto di vista normativo, né dal punto di vista sostanziale. È altro! Se siamo d’accordo su questo principio, allora possiamo anche affermare di non essere contro all'innovazione e/o alle nuove tecnologie. anzi, esse possono rappresentare una straordinaria opportunità. E quindi ben venga anche questa “cosa”. Ma, con due ma.

Accertato che non s tratti di miele diciamo che potrebbe essere un alimento zuccherino che andrà a competere con tutti gli altri prodotti, già presenti sul mercato, che possono essere utilizzati a seconda dei casi come dolcificanti o come energizzanti. Conseguentemente prima che inizi la sua commercializzazione andranno necessariamente risolti tutti i dubbi sulla sua eventuale potenziale tossicità, soprattutto in un periodo a medio e lungo termine, visto che si tratta di un prodotto che nasce in laboratorio e il cui percorso di assorbimento nel corpo umano, adattato in natura a digerire tutt’altro, non è chiaro per niente. Con questi due presupposti, non abbiamo difficoltà a considerare questo prodotto impropriamente chiamato miele, un prodotto legittimo che può rispondere a una certa domanda di mercato. Al contrario le perplessità si concentrano su quelle che sembrano le reali intenzioni di chi sta investendo in questo campo, ossia quelle di considerare questo prodotto, un’alternativa al miele e, soprattutto un prodotto che aiuta a mantenere sano ed equilibrato l’ambiente.

D’altra parte sembra una storia già vista. mi riferisco a quanto successo negli anni ’70, quando fu annunciata la rivoluzione verde, tanto spinta da multinazionali di dimensioni gigantesche. La loro ricetta era quella di risolvere la fame nel mondo e l’inquinamento agricolo con il ricorso alla chimica di sintesi e alle sementi OGM. Sappiamo tutti come è andata a finire (perdita di biodiversità, distruzione ecosistemi, concentrazione dell’offerta sementi nelle mani di pochissimi attori, eccetera). Ecco perché a queste condizioni tale scelta risulta essere insostenibile. Conosciamo tutti, purtroppo, la forza finanziaria che sostiene queste teorie; e sappiamo, altresì, che sono in grado di avviare campagne pubblicitarie che possono modificare i comportamenti dei consumatori, trasformando nell’ immaginario collettivo il miele artificiale in miele, riuscendo anche a cambiare le norme. Ma allo stesso modo sappiamo tutti che il miele è la straordinaria e irripetibile sintesi del rapporto tra api, apicoltori e ambiente. Un trilogo inscindibile. È un alimento salubre, estremamente nutriente, ma è anche molto di più. È la fotografia delle nostre campagne, delle nostre colline, delle nostre montagne. I suoi colori, aromi, sapori descrivono in modo irripetibile la biodiversità presente nel nostro paese e nel nostro territorio.

Per tanto il consumo di un vasetto di miele rappresenta, dunque, un gesto d’amore verso il proprio territorio, molto più prezioso di una semplice donazione a qualsiasi associazione ambientalista. Ecco perché acquistando il miele, infatti, si contribuisce a dare valore al lavoro quotidiano degli apicoltori, veri custodi dei nostri territori. Il problema sarà riuscire a trasferire questi concetti ai consumatori, evidenziando il carattere di distintività del nostro miele impresa magari difficile, ma sicuramente non impossibile. 
Tutto ciò risulterà essere sicuramente più facile se con trasparenza e onestà si sarà capaci di certificare quello che si dice. Ecco, quindi, come risulta essere importante l'impegno verso la certificazione del miele italiano prodotto da api e apicoltori italiani, miele che racconta e garantisce proprio il modello di apicoltura rigenerativa, resiliente, sostenibile e competitiva. Un modello di apicoltura che smonta sul nascere le perplessità dei vegani sullo “sfruttamento” delle api oppure degli pseudo ambientalisti sul ruolo ecosistemico dell’apicoltura, unico settore agricolo, in grado di produrre un  arricchimento dei nostri territori!






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