E' di recente acquisizione la notizia che presto verrà immesso sul mercato un miele artificiale completamente prodotto in laboratorio. Allora iniziamo a chiamare le
cose con il loro nome.
Non si tratta di miele
vegano o di qualche cosa d'altro. È un prodotto artificiale,
ossia ottenuto in laboratorio con
un artifizio. Così partiamo con il
piede giusto e capiamo di cosa
stiamo parlando. Cioè di un qualcosa che non è miele, né dal punto
di vista normativo, né dal punto di
vista sostanziale. È altro! Se siamo d’accordo su questo principio, allora possiamo anche affermare di non essere contro all'innovazione e/o alle nuove tecnologie. anzi, esse possono rappresentare una straordinaria opportunità. E quindi ben venga anche
questa “cosa”. Ma, con due ma.
Accertato che non s tratti di miele diciamo che potrebbe essere un alimento
zuccherino che andrà a competere
con tutti gli altri prodotti, già
presenti sul mercato, che possono
essere utilizzati a seconda dei casi
come dolcificanti o come energizzanti. Conseguentemente prima che inizi la sua commercializzazione andranno necessariamente risolti tutti i dubbi sulla sua eventuale potenziale tossicità, soprattutto in un periodo a medio e lungo termine, visto che si tratta di un prodotto che nasce in laboratorio e il
cui percorso di assorbimento nel
corpo umano, adattato in natura a
digerire tutt’altro, non è chiaro per
niente. Con questi due presupposti, non
abbiamo difficoltà a considerare
questo prodotto impropriamente
chiamato miele, un prodotto legittimo che può rispondere a una
certa domanda di mercato. Al contrario le perplessità si concentrano su quelle che sembrano le reali intenzioni di chi sta
investendo in questo campo, ossia quelle di considerare questo prodotto, un’alternativa al miele e,
soprattutto un prodotto che aiuta
a mantenere sano ed equilibrato
l’ambiente.
D’altra parte sembra una storia già
vista. mi riferisco a quanto
successo negli anni ’70, quando fu
annunciata la rivoluzione verde,
tanto spinta da multinazionali di
dimensioni gigantesche. La loro
ricetta era quella di risolvere la
fame nel mondo e l’inquinamento
agricolo con il ricorso alla chimica
di sintesi e alle sementi OGM.
Sappiamo tutti come è andata a
finire (perdita di biodiversità, distruzione ecosistemi, concentrazione dell’offerta sementi nelle mani di pochissimi attori, eccetera).
Ecco perché a queste condizioni tale scelta risulta essere insostenibile. Conosciamo tutti, purtroppo, la forza finanziaria che sostiene queste teorie; e sappiamo, altresì, che sono in grado di avviare
campagne pubblicitarie che possono modificare i comportamenti dei
consumatori, trasformando nell’
immaginario collettivo il miele artificiale in miele, riuscendo anche a
cambiare le norme. Ma allo stesso modo sappiamo tutti che il miele è la straordinaria e irripetibile sintesi del rapporto tra api,
apicoltori e ambiente. Un trilogo
inscindibile. È un alimento salubre,
estremamente nutriente, ma è anche molto di più. È la fotografia
delle nostre campagne, delle nostre colline, delle nostre montagne. I suoi colori, aromi, sapori descrivono in modo irripetibile la biodiversità presente nel nostro paese e nel nostro territorio.
Per tanto il consumo di un vasetto di miele
rappresenta, dunque, un gesto
d’amore verso il proprio territorio,
molto più prezioso di una semplice
donazione a qualsiasi associazione
ambientalista. Ecco perché acquistando il miele, infatti, si contribuisce a dare valore al lavoro
quotidiano degli apicoltori, veri custodi dei nostri territori. Il problema sarà riuscire a trasferire questi concetti ai consumatori,
evidenziando il carattere di distintività del nostro miele impresa magari difficile, ma sicuramente non impossibile.
Tutto ciò risulterà essere sicuramente più facile se con trasparenza e onestà si sarà capaci di certificare quello che si
dice. Ecco, quindi, come risulta essere importante l'impegno verso la certificazione del miele italiano prodotto da api e apicoltori italiani, miele che racconta e garantisce proprio il modello di apicoltura rigenerativa,
resiliente, sostenibile e competitiva. Un modello di apicoltura che
smonta sul nascere le perplessità
dei vegani sullo “sfruttamento”
delle api oppure degli pseudo ambientalisti sul ruolo ecosistemico
dell’apicoltura, unico settore agricolo, in grado di produrre un arricchimento dei nostri territori!
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