martedì 26 novembre 2024

VARROA DESTRUCTOR - LE TANTE ARMI PER SCONFIGGERE UN NEMICO INVINCIBILE -

 

Con l’arrivo del mese di novembre, condizioni meteo permettendo, si va verso il fisiologico blocco di covata, presupposto questo che ci consente di ottimizzare il trattamento autunnale di contrasto all’infestazione da varroa, anche se le recenti guide tendono a superare la calendarizzazione di queste metodiche, prediligendo la scelta di intervenire quando l’infestazione parassitaria ha raggiunto pericolosi livelli di guardia piuttosto che eseguire i classici trattamenti solamente in estate e autunno. Avvalendomi, però, del fatto che nel mese di novembre si rende necessario sempre e comunque un trattamento di contrasto alla parassitosi vorrei approfittarne per valutare in questa “chiacchierata” i medicinali, le modalità del loro impiego, le diverse metodiche di tecnica apistica da associare al loro utilizzo e le varie tempistiche del loro impiego durante tutto l’arco della stagione.

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I farmaci a nostra disposizione, attualmente presenti in commercio, sono ormai molteplici, tuttavia, un loro uso corretto non può non prescindere da un’attenta valutazione di diversi fattori come, per esempio, l’età delle api che popolano l’alveare in quel determinato periodo stagionale nel quale noi abbiamo deciso di intervenire. Ad inizio primavera, per esempio, ci troveremo con un numero di api vecchie all’interno del nido che sono quelle nate nel precedente autunno e che hanno consentito alla famiglia di poter svernare. Questa popolazione d’api possiede delle caratteristiche di resistenza e di resilienza che permettono loro di reagire in maniera migliore ad eventuali danni indotti dai farmaci utilizzati rispetto alle api che troviamo all’interno dell’alveare in estate e/o in un altro periodo della stagione. Di conseguenza, possiamo dire che già solo quest’aspetto associato alla diversa popolosità di individui presenti all’interno dell’alveare rappresentano due elementi molto importanti, che ci devono guidare nella scelta e nella pianificazione dei trattamenti alla varroa; ciò anche in considerazione del fatto che alcuni tipi di trattamento sono molto aggressivi nei confronti delle api e portano a una mortalità delle stesse piuttosto elevata. Si comprende pertanto come effettuare un trattamento molto aggressivo in un periodo in cui le api stanno effettuando un cambio di popolazione, come avviene in primavera, potrebbe arrecare quasi sicuramente un danno a quella famiglia; cosa diversa è effettuare lo stesso trattamento durante un periodo in cui vi è un’alta densità di popolazione nell’alveare. In questo caso le scelte dell’utilizzo delle sostanze di contrasto alla varroa sono più ampie e ci consentono di poter impiegare più strategie. In base alla giusta valutazione dei fattori precedentemente elencati potremmo così scegliere la corretta tattica per contrastare la parassitosi, tattica che dovrà tener conto non solo della quantità di api e di covata presenti nel nido, ma anche della quantità di scorte stivate nello stesso nido perché alcuni trattamenti possono avere una durata molto lunga che può essere anche di 30 giorni, ed essi disturbano molto la famiglia inibendone la sua capacità di andare a raccogliere nettare; quindi, usare tali farmaci su colonie che possiedono scorte precarie potrebbe comprometterne la loro sopravvivenza.

Un altro fattore importante per attuare una corretta strategia di opposizione alla varroa consiste anche in una approfondita valutazione delle condizioni meteo. Vi sono, infatti, alcuni trattamenti che vanno bene in qualsiasi situazione come ve ne sono altri, in particolar modo quelli a base di timolo e/o di acidi organici, che hanno una tollerabilità da parte delle api che varia considerevolmente in base alle condizioni metereologiche e in particolar modo in base all’umidità. Infine, nella scelta della strategia da adottare per il contenimento della varroa occorre tenere in considerazione anche l’età della regina perché tanto maggiore sarà la sua età, tanto minore sarà la sua capacità di sopravvivere al trattamento. 
Per una corretta modalità di esecuzione dei trattamenti ricordo che è fondamentale impiegare i prodotti autorizzati presenti in commercio, somministrandoli nei modi e nei tempi previsti dalle indicazioni riportate nella confezione del prodotto. Un’altra buona pratica è quella di non ricorrere sempre gli stessi prodotti ma di ruotare ciclicamente i principi attivi, che noi impieghiamo per questo scopo e, infine, trattare tutti gli alveari presenti in apiario nello stesso momento. 

La nostra scelta sul prodotto da utilizzare dovrà, inoltre, indirizzarsi su un farmaco che abbia un’efficacia dimostrata pari almeno al 90%, che non sia tossico per le api, che non debba esporre a rischi né l’apicoltore né tanto meno il consumatore e che sia di facile impiego avendo. altresì, un costo accessibile. È buona norma avvalersi di una strategia di “lotta” alla varroa che sia integrata e ciò equivale a dire di scegliere una tattica di contrasto che tenga in considerazione tutte le possibili strategie adottabili, senza fossilizzarsi su di un’unica tecnica, integrandole con tutte quelle azioni che siano in grado di limitare e ridurre le capacità di crescita dell’acaro; ciò ci permetterà di perseguire l’obiettivo che non è quello di eradicare la varroa perché, purtroppo, questo è impossibile ma quello di mantenere l’infestazione ben al di sotto del livello di danno, ossia a una concentrazione tale che non sia in grado di provocare un danneggiamento alle nostre famiglie, consentendo loro di non perdere la capacità produttiva. Una breve analisi sui principi attivi contenuti nei farmaci presenti in commercio ci permette di esaminarne le loro caratteristiche e di valutare il loro corretto periodo di impiego. Partiamo considerando il timolo.

Si tratta di un principio attivo che per poter funzionare ha bisogno di calore che gli consente di poter evaporare per saturare l’aria presente nell’alveare, questa sua caratteristica lo rende un farmaco che potrà essere utilizzato solo durante il periodo estivo al contrario dei farmaci di sintesi (fluvalinate, amitrazina e flumetrina), che possono essere impiegati durante tutto il periodo dell’anno. I farmaci a base di acido ossalico possiedono la caratteristica di agire solo e unicamente sulla varroa presente in fase foretica però, a differenza del timolo che ha le stesse caratteristiche, agiscono a prescindere dalle temperature esterne. Quindi, possono essere impiegati sia per i trattamenti estivi che per quelli autunnali e/o invernali (ossalico sublimato). Agendo unicamente sulla varroa in fase foretica sarà però indispensabile applicarli in associazione ad altre metodiche di tecnica apistica come, per esempio, l’ingabbiamento della regina e/o ad altri farmaci (aggiunta di strisce di amitraz contestualmente al trattamento con ossalico da lasciare per sei settimane). L’acido formico è un ottimo farmaco perché oltre che ad agire sulla varroa in fase foretica uccide anche la varroa in fase riproduttiva presente nelle celle di covata opercolate, esso però per esercitare al meglio la sua efficacia necessita di alte temperature e alta umidità ambientale. Dunque, potrà esser impiegato in tarda primavera e/o in estate. Per queste sue caratteristiche sembrerebbe un farmaco eccezionale soprattutto per il periodo estivo quando vi è molta covata, purtroppo non è così in quanto in base alle temperature e al grado di umidità presente in atmosfera può arrecare danni alla covata stessa e portare a morte la regina. Come già detto, oggi sarebbe opportuno uscire dall’ottica dei trattamenti per il contrasto alla varroa da eseguirsi secondo calendarizzazione e se dovessimo accorgerci che un trattamento non ha sortito gli effetti desiderati nulla ci vieta di eseguire un nuovo trattamento così detto “tampone”. Possiamo trattare in primavera nel caso del recupero di uno sciame: è un’ottima prassi dopo la messa a dimora nell’arnietta porta sciami fare un trattamento con ossalico, in questo caso la varroa presente è tutta allo stato foretico quindi l’acido ossalico ci permetterà di eliminarne almeno un buon 90%.

Un’altra pratica di tecnica apistica per abbassare la concentrazione di acari che si può fare in primavera è la divisione delle famiglie. In questo periodo della stagione abbiamo molta covata e una buona parte di varroa si trova proprio qui, perciò dividendo la famiglia, e conseguentemente la covata, dimezziamo anche il carico di infestazione della stessa. Ancora, sempre in primavera, si può eseguire l’asportazione della covata da fuco. Ricordiamo però che il dover ricorrere a trattamenti in primavera solitamente dipende dal fatto che o quelli eseguiti nel periodo invernale non hanno sortito l’effetto sperato, oppure che vi è stata una forte re-infestazione. Tuttavia, nel caso di riscontro di una preoccupante infestazione parassitaria in primavera, l’eseguire tali trattamenti ci permette di arrivare all’estate con un tasso di infestazione ancora accettabile e di potere così prolungare il periodo di raccolta posticipando i trattamenti estivi. In estate abbiamo bisogno di un trattamento ad alta efficacia che può essere un trattamento flash, eseguito con prodotti che agiscono in breve tempo; oppure un trattamento lento (3/4 settimane) da eseguirsi con sostanze che vengono rilasciate nel tempo che andranno a colpire anche le varroe che fuoriescono dagli alveoli al termine della loro fase riproduttiva. La scelta fra queste due metodologie deve esser fatta in base alla percentuale di infestazione delle famiglie che si debbono trattare: con un alto tasso di infestazione sarà indicato un trattamento flash più dannoso per le api ma in grado di abbassare la carica parassitaria in breve tempo, di contro con un’infestazione non elevata potremo avvalerci di un trattamento lento.

 È consigliabile, in estate, associare al trattamento con ossalico gocciolato anche il blocco di covata mediante ingabbiamento della regina, così da portare tutta la varroa presente alla fase foretica, potenziando l’azione dell’acido ossalico. Recenti studi, inoltre, hanno dimostrato che il solo ingabbiamento della regina è in grado di arrecare un danno alle varroe, abbassando il tasso di infestazione addirittura del 40%; si è visto, infatti, che dopo la liberazione della regina alla ripresa della covata le varroe hanno perso la loro capacità di riprodursi, deponendo uova che danno vita a elementi di sesso maschile che rimangono sterili a femmine che nascono malformate e non più in grado di riprodursi. I trattamenti estivi prevedono principalmente il blocco di covata con ingabbiamento della regina e utilizzo di ossalico gocciolato e/o timolo oppure la messa a sciame della famiglia con l’eliminazione di tutta la covata più ossalico gocciolato. Il trattamento con prodotti a base di timolo funziona attraverso l’evaporazione del principio attivo che, avviene lentamente giorno dopo giorno ma che da subito inizia a uccidere le varroe in maniera lenta, costante e progressiva. L’uso di questo medicinale è consigliato in presenza di forte infestazione da acari e va associato all’ingabbiamento della regina. L’impiego contemporaneo di fluvalinate, associato a timolo e/o ad amitraz, consente di ottenere un buon controllo dell’infestazione anche senza praticare il blocco di covata. 

Recenti ricerche hanno invece dimostrato che l’utilizzo di strisce contenenti acido formico, adoperate da sole, non danno un risultato efficace sulla caduta di varroe (circa il 50%); al contrario se si associano a un trattamento con acido ossalico gocciolato fatto all’inizio del posizionamento delle strisce contenenti formico e ripetuto dopo 7 giorni aumentano decisamente la loro efficacia, permettendoci di ottenere buoni risultati anche senza aver praticato il blocco di covata. Questo trattamento in 7 giorni ci permette di “pulire” le famiglie abbattendo la concentrazione delle varroe ma, essendo un trattamento molto forte, va riservato solo a colonie assai forti che siano almeno su 9/10 telai, proprio perché la sua grande efficacia riduce la popolosità delle stesse. Un discorso analogo vale per le soluzioni a base di acido formico che vengono impiegate mediante l’utilizzo di un diffusore.

Da questa veloce panoramica sui molteplici principi attivi utilizzabili per il contrasto alla varroa si comprende come la scelta del loro impiego debba essere ben ponderata e non possa prescindere da un’attenta valutazione dello stato delle famiglie e dei fattori ambientali concomitanti affinché non venga vanificata la loro potenzialità. Esperienza, buona conoscenza delle pratiche apistiche e continui aggiornamenti saranno gli “assi” nella manica che ci consentiranno di combattere con migliore tenacia questa infinita battaglia che, purtroppo, spesso e volentieri rischia di sfociare in un combattimento eseguito ad armi impari. 
Maurizio Ghezzi 







 
 
 

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