giovedì 14 settembre 2023

STORIA DELL'IDROMELE

 

L’idromele è la bevanda fermentata più antica che si conosca. La sua evocazione ci riporta a libagioni, rituali e tradizioni caratteristiche delle antiche leggende celtiche. Ciò nonostante, ai nostri giorni, questo prezioso fermentato del miele possiede ancora moltissimi estimatori in Italia come nel mondo e può vantare la presenza di sapienti produttori capaci di prepararlo in modo del tutto artigianale.

È abbastanza verosimile che la sperimentazione dei primi stati di ebrezza alcolica, indotti molti anni fa, nei nostri antenati siano proprio da ricondurre al consumo di questa preziosa bevanda. Con buona probabilità l’uomo preistorico venne a conoscenza dell’idromele assaggiando miele fermentato spontaneamente, magari perché bagnato da copiose piogge, trovato all’interno di tronchi d’albero che avevano ospitato alveari. 

. Da qui il passo breve fu quello di imparare a riprodurre e a gestire la preziosa miscela di acqua e miele dentro capienti contenitori come era in uso già nel IX secolo A.C. fra le popolazioni celtiche. Fu Columella il primo che mise per iscritto la preziosa ricetta per la produzione di questa splendida bevanda che riuscì a far inebriare Egizi, Greci e Romani. Nel tempo, poi, imparata la coltivazione della vite, i popoli mediterranei le preferirono il vino. Il consumo del nettare dorato rimase tuttavia in uso nelle popolazioni nordiche dove divenne indiscusso protagonista e nelle quali, per certi versi, il suo consumo era da riportare alla sfera legata alla sacralità. Si narra che agli sposi, il giorno del matrimonio, venisse regalato un quantitativo di idromele che potesse durare per un intero ciclo lunare, sia come porta fortuna sia come tonico che, come auspicio di fertilità, (luna di miele).

Nella produzione moderna di tale bevanda si utilizza il supporto di lieviti che vengono inoculati in modo controllato, inoltre, si interviene anche sul grado di acidità mediante l’utilizzo di correttori naturali. In base alla quantità di miele utilizzata e alla tipologia dello stesso (castagno piuttosto che erica, tiglio e/o altro ancora) si possono ottenere bevande con differenti gradazioni alcoliche, diverse sfumature di gusto, idromeli secchi, liquorosi e/o frizzanti se fatti rifermentare in bottiglia. Inoltre, alcune tipologie di idromele, se fatte invecchiare, sviluppano aromi complessi, gradevoli sentori di pane e note floreali. Per accentuare tali note gustative ad alcune bevande viene addirittura aggiunto del malto, del succo di mela, dei frutti rossi e/o delle spezie.

Attualmente nel nostro Paese il maggior numero di produttori di idromele si trova in Piemonte (Azienda di Caselette – TO) che produce sia idromele classico sia barricato in botti di rovere e/o di acacia. Nelle cantine di Trivea (Biella) dove si produce idromele partendo da miele di millefiori, melata e castagno; mentre nelle cantine di Cambiano (TO) si produce uno splendido idromele fatto a partire dal miele di edera. Altre distillerie le troviamo in Umbria (Chimere di Foligno), nelle Marche (Le Torri) e in toscana (Dràkon)



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