L’apicoltore esperto
può approfittare delle ultime tiepide giornate di sole del mese d’ottobre per
completare con cura l’assistenza all’invernamento delle proprie famiglie. Le bottinatrici durante questo periodo della
stagione hanno ridotto di molto la loro attività è questo il periodo propizio
per porsi la domanda: “ le nostre colonie avranno accumulato sufficienti
provviste per resistere al lungo e freddo inverno”? Questa è il quesito fondamentale che l’apicoltore dovrebbe porsi proprio in codesto periodo
dell’anno! Se la nostra risposta sarà no, allora non dovremo esitare a somministrare
sciroppo ad alta concentrazione zuccherina, se il clima e le giornate lo
consentono ancora, oppure se la temperatura si sarà già stabilizzata a valori
medio bassi, vuoi perché abbiamo l’apiario localizzato in una località montana
vuoi perché il freddo è arrivato in anticipo, dovremo sostituire del candito
allo sciroppo.
Le
poche bottinatrici che ancora potremo osservare in attività e che vanno e
vengono dal predellino di volo, trasporteranno sicuramente dell’acqua, ma anche
del polline e del nettare che esse sono riuscite a trovare nelle ultime
fioriture di questo periodo della stagione, come per esempio il corbezzolo o la
verga d’oro e probabilmente ancora dall’edera. Se la fortuna le assisterà
potrebbero anche bottinare dell’ottimo succo di frutta raccolto, dai frutti
molto maturi, rimasti a dimora sui propri alberi come per esempio il pero, il
prugno, il lampone, la vite e il melo. Sappiamo bene che con le loro mandibole
le nostre apette non sono in grado di perforare la buccia dei frutti, ma se
saranno state fortunate potranno raccogliere il prezioso succo suggendo dai
pertugi fatti in precedenza da vespe e calabroni che contrariamente a loro
possiedono un apparato buccale con il quale sono in grado di trafiggere la
buccia dei frutti.
Oltre a monitorare la
quantità di provviste presenti all’interno dei propri alveari un buon “
custode” delle api in questo periodo deve sincerarsi che non vi siano
condizioni che facilitino l’instaurarsi di umidità all’interno degli stessi. Le
nostre compagne alate, infatti, mal sopportano l’umidità all’interno del
proprio nido mentre sanno resistere, se non scarseggiano le riserve di cibo,
perfettamente anche al freddo più pungente. Per questo motivo assicuriamoci che
i tetti delle arnie siano ben sistemati e fissi così da non cedere ad eventuali
e improvvisi colpi di vento, falciamo l’erba sotto e davanti all’entrata dei
nostri alveari per consentire all’aria di circolare liberamente così da avere
un fondo del nido più salubre e sano.
Per contrastare il freddo non perdiamo del tempo nell’attuare tutti quegli artifici che consento di ridurre al minimo la dispersione di calore, soprattutto nella parte alta del nido, per questo disponiamo fra il tetto e il coprifavo dei fogli di polistirene, della lana di vetro o semplicemente dei giornali così che l’ambiente interno rimanga più caldo e confortevole consentendo alle nostre api di consumare meno energia per tenere una corretta temperatura.
Se non l’avessimo
ancora fatto provvediamo a ridurre la porticina d’ingresso sia per una diminuzione
dei flussi di correnti fredde che da li possono penetrare all’interno del nido,
sia anche per impedire a qualche topolino o a qualche lucertola di trovare riparo
all’interno di un tiepido alveare. Un simpatico topolino che riuscisse a spingersi
all’interno del nido, prima di venire eventualmente ucciso dalle guardiane,
potrebbe riuscire a causare dei danni irreparabili, mangiando la cera e il
miele e soprattutto spargendo ovunque le proprie deiezioni. Il terribile odore
che si diffonderebbe, a causa di queste ultime, è assai poco tollerato dalle
api e così porterebbe a un indebolimento della famiglia con conseguente
possibile morte della stessa. Certamente potremo chiederci come sia possibile
che le nostre apette consentano all’intruso di colonizzare il loro nido ma ciò
purtroppo potrebbe avvenire poiché la famiglia e le guardiane sono molto
intorpidite in questo periodo della stagione a causa delle temperature già
abbastanza fredde.
Il vento, soprattutto
il vento freddo, è un’altra variante climatica che le api mal sopportano, per
questo motivo è bene che con largo anticipo si sia provveduto a sistemare sul
lato nord, nord est e nord ovest dell’apiario una buona siepe con funzione di
frangivento, in caso contrario non rimandiamo ora la possibilità d’inventarci
una barriera da collocare alle spalle degli alveari che sia in grado di
svolgere una funzione analoga a quella di una buona, fitta e robusta siepe.
Non facciamo mancare
nulla alle nostre operose lavoratrici e provvediamo per tempo a porre in
vicinanza dell’apiario arbusti e fiori nettariferi che diano nettare e polline
in questo periodo e in quello subito successivo alle nostre famiglie. Il
nocciolo per esempio è un arbusto da non sottovalutare esso riesce a prestare
un buon soccorso alle bottinatrici quando non saranno in grado di trovare
nient’altro.
Se pensiamo di
ingrandire il nostro apiario nella prossima stagione ottobre è anche il periodo
propizio per iniziare a scegliere il luogo in cui collocare i sostegni sui
quali disporremo le nostre nuove arnie nella stagione a seguire. Se possediamo
vecchie arnie con il legno degradato che sono arrivate ormai a “ fine corsa” iniziamo a costruirne qualcuna, se abbiamo
l’hobby del bricolage, o ad ordinarne di nuove cosi da poterle sostituire nella
futura primavera. Così in questo periodo della stagione, il tempo lo permette,
potremo pure iniziare a dipingere le nuove casse con olio di lino o pittura a
base di alluminio, tali pitture avranno, in questo modo, a disposizione tutto
il tempo a loro necessario per essere assorbite dal legno e per seccare, ma
soprattutto per perdere quell’odore sgradevole così poco gradito alle nostre api.
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