venerdì 29 settembre 2023

IN APIARIO A OTTOBRE

 

L’apicoltore esperto può approfittare delle ultime tiepide giornate di sole del mese d’ottobre per completare con cura l’assistenza all’invernamento delle proprie famiglie.  Le bottinatrici durante questo periodo della stagione hanno ridotto di molto la loro attività è questo il periodo propizio per porsi la domanda: “ le nostre colonie avranno accumulato sufficienti provviste per resistere al lungo e freddo inverno”? Questa è il quesito fondamentale che l’apicoltore dovrebbe porsi proprio in codesto periodo dell’anno! Se la nostra risposta sarà no, allora non dovremo esitare a somministrare sciroppo ad alta concentrazione zuccherina, se il clima e le giornate lo consentono ancora, oppure se la temperatura si sarà già stabilizzata a valori medio bassi, vuoi perché abbiamo l’apiario localizzato in una località montana vuoi perché il freddo è arrivato in anticipo, dovremo sostituire del candito allo sciroppo.

Le poche bottinatrici che ancora potremo osservare in attività e che vanno e vengono dal predellino di volo, trasporteranno sicuramente dell’acqua, ma anche del polline e del nettare che esse sono riuscite a trovare nelle ultime fioriture di questo periodo della stagione, come per esempio il corbezzolo o la verga d’oro e probabilmente ancora dall’edera. Se la fortuna le assisterà potrebbero anche bottinare dell’ottimo succo di frutta raccolto, dai frutti molto maturi, rimasti a dimora sui propri alberi come per esempio il pero, il prugno, il lampone, la vite e il melo. Sappiamo bene che con le loro mandibole le nostre apette non sono in grado di perforare la buccia dei frutti, ma se saranno state fortunate potranno raccogliere il prezioso succo suggendo dai pertugi fatti in precedenza da vespe e calabroni che contrariamente a loro possiedono un apparato buccale con il quale sono in grado di trafiggere la buccia dei frutti.

Oltre a monitorare la quantità di provviste presenti all’interno dei propri alveari un buon “ custode” delle api in questo periodo deve sincerarsi che non vi siano condizioni che facilitino l’instaurarsi di umidità all’interno degli stessi. Le nostre compagne alate, infatti, mal sopportano l’umidità all’interno del proprio nido mentre sanno resistere, se non scarseggiano le riserve di cibo, perfettamente anche al freddo più pungente. Per questo motivo assicuriamoci che i tetti delle arnie siano ben sistemati e fissi così da non cedere ad eventuali e improvvisi colpi di vento, falciamo l’erba sotto e davanti all’entrata dei nostri alveari per consentire all’aria di circolare liberamente così da avere un fondo del nido più salubre e sano.

Per contrastare il freddo non perdiamo del tempo nell’attuare tutti quegli artifici che consento di ridurre al minimo la dispersione di calore, soprattutto nella parte alta del nido, per questo disponiamo fra il tetto e il coprifavo dei fogli di polistirene, della lana di vetro o semplicemente dei giornali così che l’ambiente interno rimanga più caldo e confortevole consentendo alle nostre api di consumare meno energia per tenere una corretta temperatura.

Se non l’avessimo ancora fatto provvediamo a ridurre la porticina d’ingresso sia per una diminuzione dei flussi di correnti fredde che da li possono penetrare all’interno del nido, sia anche per impedire a qualche topolino o a qualche lucertola di trovare riparo all’interno di un tiepido alveare. Un simpatico topolino che riuscisse a spingersi all’interno del nido, prima di venire eventualmente ucciso dalle guardiane, potrebbe riuscire a causare dei danni irreparabili, mangiando la cera e il miele e soprattutto spargendo ovunque le proprie deiezioni. Il terribile odore che si diffonderebbe, a causa di queste ultime, è assai poco tollerato dalle api e così porterebbe a un indebolimento della famiglia con conseguente possibile morte della stessa. Certamente potremo chiederci come sia possibile che le nostre apette consentano all’intruso di colonizzare il loro nido ma ciò purtroppo potrebbe avvenire poiché la famiglia e le guardiane sono molto intorpidite in questo periodo della stagione a causa delle temperature già abbastanza fredde.

Il vento, soprattutto il vento freddo, è un’altra variante climatica che le api mal sopportano, per questo motivo è bene che con largo anticipo si sia provveduto a sistemare sul lato nord, nord est e nord ovest dell’apiario una buona siepe con funzione di frangivento, in caso contrario non rimandiamo ora la possibilità d’inventarci una barriera da collocare alle spalle degli alveari che sia in grado di svolgere una funzione analoga a quella di una buona, fitta e robusta siepe.

Non facciamo mancare nulla alle nostre operose lavoratrici e provvediamo per tempo a porre in vicinanza dell’apiario arbusti e fiori nettariferi che diano nettare e polline in questo periodo e in quello subito successivo alle nostre famiglie. Il nocciolo per esempio è un arbusto da non sottovalutare esso riesce a prestare un buon soccorso alle bottinatrici quando non saranno in grado di trovare nient’altro.

Se pensiamo di ingrandire il nostro apiario nella prossima stagione ottobre è anche il periodo propizio per iniziare a scegliere il luogo in cui collocare i sostegni sui quali disporremo le nostre nuove arnie nella stagione a seguire. Se possediamo vecchie arnie con il legno degradato che sono arrivate ormai a “ fine corsa”  iniziamo a costruirne qualcuna, se abbiamo l’hobby del bricolage, o ad ordinarne di nuove cosi da poterle sostituire nella futura primavera. Così in questo periodo della stagione, il tempo lo permette, potremo pure iniziare a dipingere le nuove casse con olio di lino o pittura a base di alluminio, tali pitture avranno, in questo modo, a disposizione tutto il tempo a loro necessario per essere assorbite dal legno e per seccare, ma soprattutto per perdere quell’odore sgradevole così poco gradito alle nostre api.



 



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