Settembre
è ormai alle porte e con il suo arrivo ci lasciamo alle spalle un’altra torrida
estate “africana” come, purtroppo, da diversi anni siamo abituati a conoscere.
La caratteristica di quest’ultimo periodo estivo, per lo meno qui al nord ovest,
oltre al clima rovente è stata una discreta siccità per altro che si protraeva fin dagli albori di uno strano e particolare 2022. Calura e carestia d’acqua
hanno comportato, da una parte, una significativa riduzione del lavoro delle
nostre api e dall’altra un’esigua produzione di nettare da parte delle tante e variopinte
fioriture mellifere che colorano la tarda primavera e l’inizio estate
compromettendo così il nostro raccolto, anche questa un’altra situazione alla
quale, nostro malgrado, da ormai troppo tempo ci stiamo rassegnando.
Con
l’arrivo del mese di settembre attendiamo, assieme alle nostre benemerite
operaie, le prime pioggerelle foriere di un indispensabile raffrescamento capaci di stimolare la ricomparsa di nuove e preziose fioriture mellifere (inula
viscosa, inula montana, canapa acquatica, girasole del Canada, verbenacee,
asteracee settembrine, cicoria, nasturzio e altre leguminose) pronte a donare
nuova e importante linfa vitale dalla quale ricavare pregiato polline e eccellente
nettare da trasformare in miele, entrambi da stivare in cascina per passare
serenamente il nuovo inverno che con accademica precisione sta preparandosi a
fare il suo ingresso in campo.
Con l’avvento di questo periodo della stagione, oltre alle tanto attese
pioggerelle, alle prime gradevoli sensazioni di frescura e alla ripresa di
nuove preziose fioriture, fanno la loro ricomparsa anche le formiche: insetti
ammirevoli, quando li si osserva lavorare all’interno del loro habitat naturale,
ma che, a mio avviso, diventano estremamente detestabili quando tentano di
colonizzare territori che non gli appartengono come per esempio l’interno del
coprifavo! Ebbene sì con l’arrivo di settembre le formiche iniziano a far nuovamente
la loro ricomparsa nel tiepido spazio fra tetto e coprifavo deponendo innumerevoli
quantità di uova e predisponendosi a passare un nuovo inverno all’interno di un
confortevole e mite rifugio. Benché entrambi appartengano alla categoria degli
imenotteri penso, comunque, che api e formiche debbano avere dimore ben
distinte e separate per cui sul finire dell’estate, di fronte a tale
indisponente “occupazione abusiva” dei copri favi dei miei alveari, sono solito
ingaggiare battaglie interminabili per riuscire a sbarazzarmi di questi scomodi
intrusi.
Per giungere a questo scopo potrei metaforicamente dire, come disse
Renato Pozzetto in una delle sue celebri gag, che: “ho provato di tutto, anche
col gas” riuscendo raramente ad avere la meglio su questi tenaci insetti.
Inizialmente, da inesperto neofita, con una piccola paletta raccoglievo uova e
formiche depositandole a pochi metri dall’alveare ma, ahimè, nel giro di qualche
ora tutte le formiche con le loro uova erano ritornate a prender possesso del
tanto ambito spazio. In seguito, un anziano ed esperto apicoltore mi disse che
avrei dovuto mettere delle ortiche all’interno del coprifavo e devo riconoscere
che questa soluzione per una stagione funzionò egregiamente salvo poi, nel
successivo anno, rivelarsi del tutto inefficace. Provai quindi con menta e
cannella ma ben presto esse si abituarono anche a queste essenze. Cercai allora
consigli più audaci e mi fu suggerito di posizionare un batuffolo di cotone
imbevuto di petrolio nello spazio fra tetto e coprifavo e devo dire che anche
questo stratagemma funzionò egregiamente purtroppo gli odori del petrolio
evaporano velocemente e se ogni due o tre giorni non si procede alla
sostituzione del batuffolo di cotone le formiche tornano a riconquistare il
territorio perduto.
Mi
rivolsi anche ad un allevatore di formiche, il quale mi consigliò di inserire
nel coprifavo un minuscolo contenitore nel quale mettere dello zucchero sciolto
in acqua borica e con questo stratagemma notai che le formiche non avevano
scampo, ma l’idea di passare come il giustiziere di questi, per altro, preziosi
imenotteri non mi solleticava poi così tanto al di là del fatto che questa
tecnica lasciava sul campo di battaglia innumerevoli cadaveri di povere
formiche, cosa non molto igienica visto che comunque, tali cadaveri, rimanevano
in continuità con il nido delle mie predilette api. Provai infine a imbibire il
pianale del coprifavo con gocce di olio essenziale di lavanda e/o di alloro e
anche questa metodica nell’immediato funziona molto bene ma una volta svaniti i
profumi di questi oli il coprifavo torna ad essere terreno di conquista. Non
volendo comunque darmi per vinto con l’audacia di Giulio Cesare e con la sagacia
di Napoleone ho escogitato una semplice ma al tempo stesso molto efficace contromossa:
ho provato a profilare tutti i bordi interni del coprifavo con del nastro
biadesivo e per ora posso assicurarvi che i risultati sono più che ottimi e
credo che continueranno ad esserlo almeno fino a quando questi perspicaci
insetti non saranno in grado di inventarsi una nuova e vincente contro mossa!
Formiche a parte, settembre è il periodo in cui iniziare a preparare un
corretto invernamento delle nostre famiglie assicurandoci che riescano a
stoccare una giusta quantità di cibo nei favi laterali e che la popolazione
della colonia si mantenga sempre a una buona concentrazione, famiglie più
numerose svernano meglio rispetto a famiglie meno popolose e soprattutto
manifestano una migliore e più precoce ripresa primaverile consentendoci nella
stagione a venire sia di portarle prima a melario sia di formare nuovi nuclei
senza compromettere il vigore della famiglia donatrice. Se le fioriture e il
raccolto scarseggeranno per via di un clima poco favorevole sarà loro molto
gradita un’alimentazione di supporto che in questo periodo può essere ancora
sostenuta mediante la somministrazione di sciroppo uno a uno (1 kg di zucchero
per 1 l d’acqua) da somministrare possibilmente con l’utilizzo di nutritori a
depressione che sono in grado di simulare una condizione che riproduce un
regolare flusso nettarifero stimolando così la regina nella sua funzione di
ovideposizione. Non scordiamoci che il nettare non è una semplice soluzione
zuccherina ma che contiene anche sostanze di comprovato valore nutrizionale per
cui al nostro sciroppo aggiungiamo prodotti come “Beetamina” che con il suo
contenuto di amminoacidi e vitamine soddisfa il fabbisogno alimentare delle
nostre famiglie.
In
questo periodo è anche consigliabile l’aggiunta (una o due volte massimo) di
lisozima (Lisoplus Apiforte) allo sciroppo, questo prodotto garantisce alla
famiglia la possibilità di rafforzare la covata così da avere larve più
resistenti alle malattie che riescono a supportare con miglior vigoria la
salute della colonia.
In
laboratorio ci attende il dolce lavoro della smielatura e dell’invasettamento
del miele raccolto nella stagione per poi dedicarci allo stoccaggio dei melari
senza scordarsi di metterli al riparo dalla tarma della cera per non avere sgradite sorprese nella stagione a venire.
Un
vecchio e saggio proverbio narra che: “a settembre chi è esperto non viaggia
mai scoperto”, e io vi saluterei dicendo che a settembre l’esperto apicoltore
inizia ad invernare le sue api con grande passione e tanto amore!
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