venerdì 1 settembre 2023

IN APIARIO A SETTEMBRE

Settembre è ormai alle porte e con il suo arrivo ci lasciamo alle spalle un’altra torrida estate “africana” come, purtroppo, da diversi anni siamo abituati a conoscere. La caratteristica di quest’ultimo periodo estivo, per lo meno qui al nord ovest, oltre al clima rovente è stata una discreta siccità per altro che si protraeva fin dagli albori di uno strano e particolare 2022. Calura e carestia d’acqua hanno comportato, da una parte, una significativa riduzione del lavoro delle nostre api e dall’altra un’esigua produzione di nettare da parte delle tante e variopinte fioriture mellifere che colorano la tarda primavera e l’inizio estate compromettendo così il nostro raccolto, anche questa un’altra situazione alla quale, nostro malgrado, da ormai troppo tempo ci stiamo rassegnando.

Con l’arrivo del mese di settembre attendiamo, assieme alle nostre benemerite operaie, le prime pioggerelle foriere di un indispensabile raffrescamento capaci di stimolare la ricomparsa di nuove e preziose fioriture mellifere (inula viscosa, inula montana, canapa acquatica, girasole del Canada, verbenacee, asteracee settembrine, cicoria, nasturzio e altre leguminose) pronte a donare nuova e importante linfa vitale dalla quale ricavare pregiato polline e eccellente nettare da trasformare in miele, entrambi da stivare in cascina per passare serenamente il nuovo inverno che con accademica precisione sta preparandosi a fare il suo ingresso in campo.

Con l’avvento di questo periodo della stagione, oltre alle tanto attese pioggerelle, alle prime gradevoli sensazioni di frescura e alla ripresa di nuove preziose fioriture, fanno la loro ricomparsa anche le formiche: insetti ammirevoli, quando li si osserva lavorare all’interno del loro habitat naturale, ma che, a mio avviso, diventano estremamente detestabili quando tentano di colonizzare territori che non gli appartengono come per esempio l’interno del coprifavo! Ebbene sì con l’arrivo di settembre le formiche iniziano a far nuovamente la loro ricomparsa nel tiepido spazio fra tetto e coprifavo deponendo innumerevoli quantità di uova e predisponendosi a passare un nuovo inverno all’interno di un confortevole e mite rifugio. Benché entrambi appartengano alla categoria degli imenotteri penso, comunque, che api e formiche debbano avere dimore ben distinte e separate per cui sul finire dell’estate, di fronte a tale indisponente “occupazione abusiva” dei copri favi dei miei alveari, sono solito ingaggiare battaglie interminabili per riuscire a sbarazzarmi di questi scomodi intrusi.

Per giungere a questo scopo potrei metaforicamente dire, come disse Renato Pozzetto in una delle sue celebri gag, che: “ho provato di tutto, anche col gas” riuscendo raramente ad avere la meglio su questi tenaci insetti. Inizialmente, da inesperto neofita, con una piccola paletta raccoglievo uova e formiche depositandole a pochi metri dall’alveare ma, ahimè, nel giro di qualche ora tutte le formiche con le loro uova erano ritornate a prender possesso del tanto ambito spazio. In seguito, un anziano ed esperto apicoltore mi disse che avrei dovuto mettere delle ortiche all’interno del coprifavo e devo riconoscere che questa soluzione per una stagione funzionò egregiamente salvo poi, nel successivo anno, rivelarsi del tutto inefficace. Provai quindi con menta e cannella ma ben presto esse si abituarono anche a queste essenze. Cercai allora consigli più audaci e mi fu suggerito di posizionare un batuffolo di cotone imbevuto di petrolio nello spazio fra tetto e coprifavo e devo dire che anche questo stratagemma funzionò egregiamente purtroppo gli odori del petrolio evaporano velocemente e se ogni due o tre giorni non si procede alla sostituzione del batuffolo di cotone le formiche tornano a riconquistare il territorio perduto.

Mi rivolsi anche ad un allevatore di formiche, il quale mi consigliò di inserire nel coprifavo un minuscolo contenitore nel quale mettere dello zucchero sciolto in acqua borica e con questo stratagemma notai che le formiche non avevano scampo, ma l’idea di passare come il giustiziere di questi, per altro, preziosi imenotteri non mi solleticava poi così tanto al di là del fatto che questa tecnica lasciava sul campo di battaglia innumerevoli cadaveri di povere formiche, cosa non molto igienica visto che comunque, tali cadaveri, rimanevano in continuità con il nido delle mie predilette api. Provai infine a imbibire il pianale del coprifavo con gocce di olio essenziale di lavanda e/o di alloro e anche questa metodica nell’immediato funziona molto bene ma una volta svaniti i profumi di questi oli il coprifavo torna ad essere terreno di conquista. Non volendo comunque darmi per vinto con l’audacia di Giulio Cesare e con la sagacia di Napoleone ho escogitato una semplice ma al tempo stesso molto efficace contromossa: ho provato a profilare tutti i bordi interni del coprifavo con del nastro biadesivo e per ora posso assicurarvi che i risultati sono più che ottimi e credo che continueranno ad esserlo almeno fino a quando questi perspicaci insetti non saranno in grado di inventarsi una nuova e vincente contro mossa!

Formiche a parte, settembre è il periodo in cui iniziare a preparare un corretto invernamento delle nostre famiglie assicurandoci che riescano a stoccare una giusta quantità di cibo nei favi laterali e che la popolazione della colonia si mantenga sempre a una buona concentrazione, famiglie più numerose svernano meglio rispetto a famiglie meno popolose e soprattutto manifestano una migliore e più precoce ripresa primaverile consentendoci nella stagione a venire sia di portarle prima a melario sia di formare nuovi nuclei senza compromettere il vigore della famiglia donatrice. Se le fioriture e il raccolto scarseggeranno per via di un clima poco favorevole sarà loro molto gradita un’alimentazione di supporto che in questo periodo può essere ancora sostenuta mediante la somministrazione di sciroppo uno a uno (1 kg di zucchero per 1 l d’acqua) da somministrare possibilmente con l’utilizzo di nutritori a depressione che sono in grado di simulare una condizione che riproduce un regolare flusso nettarifero stimolando così la regina nella sua funzione di ovideposizione. Non scordiamoci che il nettare non è una semplice soluzione zuccherina ma che contiene anche sostanze di comprovato valore nutrizionale per cui al nostro sciroppo aggiungiamo prodotti come “Beetamina” che con il suo contenuto di amminoacidi e vitamine soddisfa il fabbisogno alimentare delle nostre famiglie. 

In questo periodo è anche consigliabile l’aggiunta (una o due volte massimo) di lisozima (Lisoplus Apiforte) allo sciroppo, questo prodotto garantisce alla famiglia la possibilità di rafforzare la covata così da avere larve più resistenti alle malattie che riescono a supportare con miglior vigoria la salute della colonia.

In laboratorio ci attende il dolce lavoro della smielatura e dell’invasettamento del miele raccolto nella stagione per poi dedicarci allo stoccaggio dei melari senza scordarsi di metterli al riparo dalla tarma della cera per non avere sgradite sorprese nella stagione a venire.

Un vecchio e saggio proverbio narra che: “a settembre chi è esperto non viaggia mai scoperto”, e io vi saluterei dicendo che a settembre l’esperto apicoltore inizia ad invernare le sue api con grande passione e tanto amore!



 
 


 

Nessun commento:

Posta un commento

CONTRASTO ALLA VARROA CON LA MESSA A SCIAME

Subito dopo la rimozione dei melari, entro la prima decade di luglio, si prelevano dalla famiglia da mettere a sciame tutti i favi contenent...