Purtroppo, sempre più di frequente
capita di sentire che alcuni apicoltori s’impossessano anche dei due o tre
telai laterali, con riserve di miele, stivati all’interno del nido per poi
tornare successivamente in apiario, nei giorni seguenti, a posizionare grandi
bidoni contenenti sciroppo pensando di compensare questa pratica irresponsabile,
scordandosi che il miele, non lo zucchero, è l’alimento migliore per consentire
alle api un corretto, sano e sereno invernamento.
La raccolta dei melari è consigliata non
più tardi della metà del mese di luglio in quanto più in là si andrà nel tempo
e più aggressive si mostreranno le api nei nostri confronti senza scordare che
una raccolta tardiva rischierebbe, inoltre, di scatenare deleteri saccheggi.
Per eseguire il lavoro di ritiro dei melari è consigliabile scegliere una
giornata soleggiata, preferendola a giorni di tempo instabile e forte vento e
limitando al massimo l’uso dell’affumicatore durante questa pratica, in quanto
il fumo potrebbe danneggiare gravemente il gusto e le qualità del miele che
stiamo per raccogliere.
La metà di luglio è anche una data
importante per iniziare i trattamenti di contenimento della varroa che in
questo periodo della stagione raggiunge le sue massime concentrazioni
all’interno dell’alveare. I trattamenti, ovviamente, vanno iniziati al più
presto: subito dopo aver ritirato i melari. Queste cure di contenimento della varroa
non vanno lasciate né al caso e nemmeno all’inventiva personale: è bene seguire
i dettami dell’associazione apistica di appartenenza utilizzando prodotti
comunemente disponibili in commercio.
In laboratorio ci aspetta l’importante
lavoro di smielatura: controlliamo il grado di umidità del miele e, nel caso
sia intorno al 16%, potremo iniziare a disopercolare i telaini e quindi a
centrifugarli per poi travasare il prezioso raccolto nel tino di decantazione
per 10/12 giorni prima di poterlo invasettare. Un miele che avesse percentuali
di umidità pari e/o superiori al 18% va, prima di essere trattato,
deumidificato per evitare che una volta invasettato possa andare incontro a
spiacevoli fenomeni di fermentazione.
Contestualmente alla fine della stagione
apistica inizia, paradossalmente, anche l’inizio della fase d’invernamento
durante la quale le nostre amiche inizieranno a stivare all’interno del nido le
provviste che serviranno loro per sopportare il lungo e freddo periodo di
carestia invernale.
In queste giornate di metà luglio le
fioriture della santoreggia, della piantaggine maggiore, del coriandolo, dell’angelica
selvatica, della palma, dell’evodia Danielli, qualora si abbia avuto la
precauzione di mettere a dimora in prossimità dell’apiario alcuni esemplari di
tale specie botanica, ed altre ancora forniranno, alle nostre laboriose
operaie, provviste utili da stivare in “cascina”.
Non dimentichiamoci di sorvegliare il
nostro apiario anche in questo momento della stagione e di tanto in tanto soffermiamoci
a valutare il peso dei nostri alveari e le provviste in essi contenute, nel
caso le ritenessimo scarse nessuno ci potrà vietare di somministrare, a quelle
famiglie con minori provviste, dell’ottimo sciroppo addizionato con vitamine,
proteine e sali minerali, per uso apistico, che si trovano comunemente in
commercio. Questa provvidenziale e inaspettata aggiunta di risorse non potrà
che fare piacere. L’aggiunta di sciroppo è comunque buona cosa praticarla
all’imbrunire per evitare di scatenare l’insorgenza di pericolosi saccheggi.
Alla fine del nostro lavoro in
laboratorio regaliamo qualche piccolo vasetto di ottimo miele ai nostri vicini
che hanno condiviso con noi, nell’arco della stagione, il nostro lavoro e
quello delle infaticabili operaie alate perché un buon miele è come la buona
musica: addolcisce l’anima, tempra lo spirito e rafforza l’amicizia.
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