L'APE IL BOMBO E LA FARFALLA
È
ormai da diverso tempo che sentiamo raccontare dai media, dal web e persino da
alcune riviste di settore delle storie che hanno dell’inverosimile ma alle
quali ci stiamo, purtroppo, pian piano abituando, correndo altresì,
l’inconsapevole rischio di venirne alla fine assuefatti. Storie
che sono una via di mezzo fra una fiaba, ossia un racconto che rimanda alle
tradizioni popolari, in cui la presenza del magico e del fantastico rappresentano
l’elemento in grado di colpire e di stupirci, e una favola ovvero un genere
letterario dalla cui narrazione si estrae l’essenza di una morale più o meno
profonda. In tutte queste storie che, per le caratteristiche di cui sopra,
non esiterei a chiamare “fiavole” l’elemento a sorpresa magico e in grado di
stupire è comunque e sempre rappresentato dal “Covid”. Ed è proprio leggendo
una rivista di settore che mi sono imbattuto in una di queste “fiavole” la
quale racconta di come le api possano essere utilizzate per monitorare la
diffusione del virus Sars Cov-2 nell’ambiente. Gli “scienziati sperimentatori”
hanno posizionato dei comuni tamponi all’ingresso degli alveari e una volta che
le bottinatrici vi sono passate sopra, facendo ritorno al nido dopo la raccolta
di nettare e polline dai campi, i tamponi sono stati prelevati e analizzati.
Ebbene signori, non ci crederete ma le analisi eseguite su quei tamponi hanno
dimostrato in essi la presenza del virus del covid lasciato sopra di questi dal
passaggio delle api, virus che però stranamente non è stato rilevato
all’interno dell’alveare! Così vi dirò che l’elemento magico e fantastico di
questa “fiavola” è, senza ombra di dubbio, il virus Sars Cov-2 divenuto ormai
una star presente in quasi tutte le narrazioni contemporanee, mentre la morale
ve la spiegherò in queste poche righe seguenti. Da medico quale sono credo
fermamente che il virus del covid (come qualsiasi altro virus) non sia in grado
di vivere, per più di pochi secondi, disperso nell’ambiente esterno ma che
possa sopravvivere solo all’interno del suo ospite, in questo caso l’uomo, il
quale, più o meno consapevolmente, diventa il vettore della sua diffusione
infettando altre persone, che si trovano in sua vicinanza, attraverso le
proprie secrezioni disperse nell’aria con colpi di tosse e/o starnuti. Quindi
come sia stato possibile trovare il covid sui tamponi posizionati all’ingresso
dell’alveare rimane, a mio modestissimo parere, un mistero un po' difficile da svelare;
forse la sua presenza potrebbe esser
dovuta ad un apicoltore infetto, un po' distratto, che non rispettando la
quarantena si è recato in apiario e ha tossito proprio sulle porticine di volo
dove erano stati posizionati i tamponi, oppure questa strana positività potrebbe
esser dovuta alle api, le quali rientravano al nido dopo aver svolto
un’attività di bottinatura, anziché sui campi fioriti, all’interno di un
reparto covid di un nosocomio in prossimità dell’apiario. Inoltre, non mi
avventuro volutamente nel discorso relativo ai falsi positivi per non rischiare
di dovermi imbattere in un trattato di microbiologia. La morale di questa
“fiavola” è quindi, a mio avviso, rappresentata dal fatto che non si possono
cambiare 300 anni di scienza e di storia della medicina per un virus che in due
anni (2020/2021) ha provocato meno della metà delle vittime rispetto a quelle
causate dall’influenza (da noi considerata ingiustamente un’infezione banale)
del 2018 (dati OMS), così come tanti anni di storia della medicina e di scienza
medica non sono stati cambiati a seguito della comparsa di agenti patogeni che hanno
determinato ben più gravi e importanti pandemie quali per esempio la peste, la
spagnola, l’ebola, l’aviaria e tante altre ancora!
A questo punto, un po' per presunzione un po' per invidia anch’io vorrei raccontarvi una mia “fiavola”, la quale comincia nel più classico dei modi: “c’era una volta”! C’era una volta un bel girasole che dall’alto della sua magnificenza attirò sulla sua risplendente inflorescenza un’ape, un bombo e una farfalla. I tre si posarono sui petali dei fiori del disco del girasole ed iniziarono a suggere dell’ottimo nettare. La farfalla che suggeva a intermittenza fra un goccio di nettare e un battito d’ali, rivolgendosi agli altri due, esclamò con piena soddisfazione: “Questo nettare è veramente molto buono”! Il bombo guardandosi attorno con circospezione per assicurarsi che nessuno potesse rubargli la postazione annuì:” Hai ragione farfalla, di questi tempi trovare un nettare di qualità è veramente cosa rara”. Mentre i due continuavano a parlottare, l’ape imperterrita non smetteva di suggere il nettare: la sua sacca melaria non era ancora stata riempita a dovere. A quel punto il bombo un po' indispettito esclamò:” E tu ape, non hai niente da dire”? L’ape estrasse finalmente la sua ligula dalla ghiandola nettarina in cui l’aveva affondata e rispose:” Avete ragione entrambi, con questo nettare produrrò del miele meraviglioso!” Proprio in quel preciso istante il girasole un po' stizzito, sentendosi come un fiore oggetto, enfatizzò: “Ehi voi tre! Non vi siete accorti che qui attorno è tutto bio? Il mio contadino non concia il mio seme con diserbanti e pesticidi e fra una coltura e l’altra intervalla delle strisce fiorite con della splendida facelia e altre ancora con dell’accattivante lupinella. Qui voi siete nel cuore di una grande azienda agricola votata al biologico!” I tre un po' increduli, un po' stupiti come se non avessero inteso di cosa si stesse parlando ringraziarono e salutarono il girasole e, volandosene via, ciascuno fece ritorno al proprio nido. Così come ogni storia che si rispetti anche questa, come tutte le altre, si conclude con il classico finale:” e vissero tutti felici e contenti”.
Alla fine di questa bella storiella, vorrei salutarvi rivelandovi l’elemento fantastico
della “fiaba” dell’ape, il bombo e la farfalla ossia questo mondo
bucolico in cui predomina il biologico: una cosa molto rara da poter osservare
ai giorni nostri e che per questo deve essere in grado suscitare in noi stupore
e meraviglia. E vorrei al tempo stesso indirizzarvi anche verso la morale della
“favola” del girasole e dei tre pronubi ovvero: è ormai arrivato il
momento che da parte di tutti noi si raggiunga la piena consapevolezza che non
è più pensabile praticare un’apicoltura e un’agricoltura che non siano
profondamente ecosostenibili ed ecocompatibili e che solo attuando una
repentina e brusca inversione di rotta che ci porti ad un comportamento molto
più riguardoso e rispettoso dell’ambiente in cui viviamo potremo finalmente
riscrivere il finale della nostra personale storia, vale a dire: “…e vissero
tutti felici e contenti!”
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