venerdì 20 ottobre 2023

DIETA MEDITERRANEA


Dieta mediterranea, questa sconosciuta, si dovrebbe dire: gli italiani mangiano poca verdura e frutta, cereali e legumi; anche gli attuali consumi di carne restano elevati: tocchiamo i 79 kg annui a testa. Eppure, il 16 novembre del 2010 la Dieta mediterranea veniva proclamata dall’Unesco “Patrimonio immateriale dell’umanità”. Tante le contraddizioni. Se intervistati, ben il 93% degli italiani riconosce l’importanza di una dieta sana ed equilibrata, ma poi quando ci si mette a tavola appena il 56% delle persone segue i principi di una dieta corretta. Insomma, della Mediterranea se ne fa un gran parlare ma nei fatti è sempre meno presente nelle abitudini alimentari. Alla luce di ciò è doveroso introdurre un po’ di storia. Lo scopritore fu Ancel Benjamin Keys, biologo, fisiologo ed epidemiologo statunitense, che la realizzò a partire dai modelli alimentari di alcuni Paesi appunto del bacino mediterraneo, tra i quali l’Italia.

E non fu una ideazione campata in aria, visto che oltre 10mila ricerche sulla Dieta mediterranea, delle quali all’incirca 5mila in questi ultimi anni, hanno appurato che si tratta di un modello alimentare scientificamente valido e accettato proprio perché è in grado di favorire la salute umana, proteggendo dalle principali malattie croniche e infiammatorie. Le ricerche, poi, associano questo tipo di regime alimentare a un’alta aspettativa di vita negli adulti e a un minor rischio di gravi malattie croniche cardiocircolatorie e vascolari, diabete di tipo 2, cancro, asma e allergie. In più, lo stile alimentare mediterraneo è considerato ideale per stare alla larga dagli stati di sovrappeso e obesità. E che noi lo stiamo abbandonando è confermato da una serie di dati.

Vediamoli: sono 6 milioni le persone con obesità, circa il 12 per cento della popolazione adulta residente in Italia, e il numero è destinato a salire se non agiamo subito. È quanto emerge dai dati raccolti e presentati nel IV Italian Barometer Obesity Report, realizzato da IBDO Foundation in collaborazione con Istat, Coresearch e Bhave e con il contributo non condizionato di Novo Nordisk, nell’ambito del progetto Driving Change in Obesity. In Italia le persone in eccesso di peso sono più di 25 milioni, ovvero più del 46 per cento degli adulti (oltre 23 milioni di persone), e il 26,3 per cento tra bambini e adolescenti di 3-17 anni, (2 milioni e 200mila persone). Anche a livello territoriale emergono significative differenze a svantaggio del Sud e Isole, dove l’eccesso di peso risulta un problema più diffuso, e preoccupa soprattutto tra i minori, nonostante dovrebbe essere l’area geografica elettiva della Dieta mediterranea.

Quali potrebbero essere le ragioni di un abbandono che si sta rivelando così pericoloso per la salute? Molto probabilmente l’abbandono della Dieta mediterranea da parte degli italiani e di altre popolazioni mediterranee è da collegare in primis al loro stile di vita sempre più frenetico e a condizioni di tipo economico. Queste popolazioni, anche quando cresce il reddito, preferiscono impiegarlo per scopi diversi dall’alimentazione, inevitabile allora che vengano cassati dalla lista della spesa gli alimenti tipici della Dieta mediterranea. E non finisce qui. L’incremento dei prezzi degli alimenti tipici di questo regime alimentare, soprattutto frutta e verdura, si lega anche a un significativo risparmio di tempo e a una facilità di trasformazione e consumo dei prodotti più o meno industrializzati, che caratterizzano oggi le diete occidentali. 


 

 

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