giovedì 19 ottobre 2023

APICOLTURA NATURALE

L’evoluzione per selezione naturale ha plasmato la biologia delle api mellifere portandole a sviluppare una genetica tale per cui sono diventate  “esperte” nel fare ciò che è meglio per loro. L’utilizzo di questo approccio in apicoltura  genera quella che comunemente potremmo chiamare “Apicoltura darwiniana e/o naturale” perché fu proprio Charles Darwin a descrivere per primo come sia grazie a un processo di selezione naturale che si riescono a produrre piante e animali decisamente abili nel prendersi cura di sé stessi.

Studiando cosa cercano in natura le api esploratrici di uno sciame dal sito di nidificazione. Thomas Seeley ha capito che esse cercavano una cavità relativamente piccola (circa 40 litri) con un ingresso alto da terra, basandoci sui risultati di questa ricerca risulta evidente come le arnie utilizzate attualmente nell’apicoltura moderna forniscono alle colonie di api ripari poco appetibili per loro perché sono state progettate per far vivere le colonie in modi che differiscono da ciò che realmente le api cercano in natura. L’apicoltura convenzionale, così definita moderna, ha come obiettivo quello di rendere le colonie di api mellifere molto brave nella produzione di miele ma, purtroppo, allo stesso tempo le rende più deboli nel resistere a malattie e altri problemi quali per esempio sapersi adattare a una inadeguata  alimentazione, all’esposizione a pesticidi e alla resistenza ai parassiti e/o a un ambiente avverso.

Per riuscire a uscire da questo impasse forse dovremmo iniziare a considerare il fatto che la tolleranza e la resistenza a una determinata malattia o minaccia è data da numerosi fattori sia interni, fra i quali un ruolo fondamentale lo riveste la genetica, sia esterni come, per esempio, la disponibilità di cibo, il clima, l’affollamento, e altro ancora. Noi non dobbiamo considerare solo il fatto che in natura le api resistono alla varroa, ma dobbiamo valutare la la globalità di tutti quei fattori esterni che portano le api a sviluppare una vera e propria resistenza nei confronti di questo parassita. Quindi dobbiamo chiederci in quale modo, senza l’intervento umano, una famiglia di api selvatiche riesce a sopravvivere alla parassitosi? Sopravvivono grazie al clima, all’alimentazione? Resistono grazie a una specifica componente genetica e/o grazie alle modalità attraverso le quali avviene la fecondazione della regina? La loro resilienza è dovuta a un’alta differenziazione cromosomica conferitagli da incroci fra diverse sottospecie? Quando saremo in grado di dare una corretta risposta a tutti questi quesiti, probabilmente riusciremo a svelare i segreti della resilienza manifestata dalle colonie di api selvatiche e solo ponendo particolare attenzione su ciò che avviene in natura potremo migliorare la gestione dei nostri alveari. 

Un altro fattore che influenza positivamente la forza delle famiglie è l’ambiente in cui esse vivono, per svolgere un’apicoltura naturale sarebbe opportuno dislocare i nostri apiari in territori ricchi di fonti di nutrimento così da avere api che non abbiano mai bisogno di un’alimentazione di sostegno. Come apicoltori siamo spesso, purtroppo, indirizzati più ad ottenere abbondanti raccolti piuttosto che a considerare il benessere animale e allora si predilige dislocare i nostri alveari in territori che diano importanti fioriture nettarifere capaci di farci ricavare un buon raccolto piuttosto che a valutare la globalità delle fioriture che quel luogo è in grado di fornire alle nostre famiglie perché esse riescano ad avere di che nutrirsi durante tutto l’arco della stagione. Quanto detto è avvalorato dal fatto che noi “guardiani delle api” siamo abituati a intervenire con alimentazione di supporto per aiutare le nostre famiglie, senza nemmeno chiederci il perché lo si debba fare e soprattutto senza neppure domandarci per quale motivo le nostre colonie si trovino in questa situazione.  La mancanza di cibo è legata al fatto che le alleviamo in un ambiente povero, oppure alla mancanza di fioriture e/o invece a una situazione climatica inadeguata? Queste domande dobbiamo imparare a porcele se vogliamo veramente praticare un’apicoltura naturale senza mai scordarci che le api sono un tutt’uno con la natura della quale ne riflettono l’immagine!


L’apicoltura naturale richiede un approccio diverso al modo di allevare le api e non tutti saranno favorevoli a condividerlo. Condurre un apiario in modo naturale vuole, infatti, dire avere troppe sciamature da gestire,  riscontrare difficoltà e importanti problematiche legate alla necessità di distanziare ampiamente gli alveari l’uno dagli altri e molto altro ancora, ma sicuramente molti di noi si sono resi conto che è giunto il momento di diventare degli apicoltori più gentili e forse sarà proprio questo che in futuro potrà far la differenza  regalando una migliore esistenza alle nostre api.

 



 

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