lunedì 9 gennaio 2023

IN APIARIO A GENNAIO/FEBBRAIO

Durante questo periodo di scarsa se non assente attività in apiario è comunque buona cosa mantenere un atteggiamento di vigile sorveglianza per cui non scordiamoci, di tanto in tanto, di passare a fare un giro fra i nostri alveari. Appoggiamo delicatamente il nostro orecchio alla parete dell’arnia per vedere se si riesce a percepire un rassicurante brusio:   sarà infatti indice che nel nido tutto sta procedendo come deve. Controlliamo il posizionamento dei tetti delle nostre arnie per assicurarci che siano tutti ben saldi ed evitare che un’improvvisa tormenta di vento, come frequentemente può accadere in questo periodo della stagione, ne sollevi qualcuno scoperchiando così l’alveare ed esponendo la colonia contenuta al suo interno a un pericoloso e grave rischio. Verifichiamo lo stato del legno delle pareti dei nidi: esse possono esser state danneggiate da una martora e/o da qualche faina, soprattutto non sottovalutiamo l’attività del picchio verde che con il suo potente becco riesce a scalfire l’integrità della parete di legno creando pertugi attraverso i quali le gelide correnti d’aria possono raffreddare il giusto tepore presente nel nido portando a morte le nostre preziose operaie. Nel caso riscontrassimo qualche danneggiamento alle pareti dell’alveare provvediamo immediatamente a porvi rimedio richiudendo il buco con un tassello in legno piuttosto che un francobollo in polistirene.


Il riposo vegetativo dei mesi invernali consente di effettuare le potature delle piante: approfittiamone per tagliare tutti quei rami che causano un eccessivo ombreggiamento dell’apiario favorendo insorgenza di umidità, possibile causa di sofferenza per le nostre famiglie.

Se quest’inverno è stato foriero di abbondanti nevicate provvediamo a rimuovere la neve che staziona davanti alle porticine di volo: la neve è permeabile ai gas e consente comunque uno scambio d’aria fra interno ed esterno del nido, ma qualora le gelide temperature la trasformassero in ghiaccio si creerebbe una condizione in cui la ventilazione all’interno del nido potrebbe venir compromessa. Posiamo sulla neve antistante all’alveare uno pannello in polistirene (fissandolo al suolo con una pietra) e/o un asse di legno per impedire che le api nelle brevi uscite possano appoggiarsi sulla fredda neve, la qual cosa le renderebbe incapaci di decollare condannandole a morte certa.

 Col finire di gennaio e con il proseguo di febbraio si avvicinerà alle porte l’esordio di una nuova stagione apistica. Nel lento trascorrere di questo periodo il guardiano delle api può permettersi giornate relativamente tranquille, senza però scordarsi di buttare un occhio all’apiario per evitare che questo periodo di relativa calma si trasformi in un periodo di pericolosa negligenza.


Verso l’inizio di febbraio le giornate iniziano progressivamente e costantemente ad allungarsi mentre fra gli arbusti inizia il debutto delle fioriture del nocciolo e le famiglie all’interno delle loro casette continuano, fortunatamente, a proteggersi dal freddo consumando pian piano le loro riserve alimentari. In questa ideale condizione il peso dell’alveare diminuisce in media di 500/1000 grammi al mese. Accertiamoci che le arnie non diventino troppo leggere, in caso contrario non esitiamo a somministrare del candito che sarà molto gradito alle nostre amichette e ci aiuterà a non lasciar morire di fame le preziose famiglie che custodiamo. E’questo, per noi apicoltori, anche il momento durante il quale possiamo goderci un piccolo ma meritato riposo; utilizziamo questo tempo per terminare di leggere quelle riviste e/o quei libri di apicoltura che avremo sicuramente trovato sotto l’albero il giorno di Natale.

Verso il finire di gennaio e l’inizio di febbraio, un pochino più tardi nelle zone maggiormente a nord e/o collinari, all’interno del nido riprenderà anche l’attività di cova da parte della regina. Le giornate più lunghe e la maggior intensità di luce che riuscirà a passare all’interno dell’alveare, introducendosi dalla porticina di volo, stimolano le api a consumare una più grande quantità di miele e di polline e a produrre più pappa reale per sostenere la regina nella sua attività di deposizione.

In una bella e tiepida giornata, passata la prima metà di febbraio, potremmo provare a rimuovere il tetto dell’arnia e a posare la nostra mano sul coprifavo e se avvertissimo un piacevole tepore, cosa sicuramente molto auspicabile, sarà il segno che ci troviamo alla presenza di una famiglia forte e vigorosa.


Se altro tempo ce ne rimane, non sprechiamolo, utilizziamolo per far pulizia intorno ai nostri alveari rimuovendo rovi e sterpaglie che impediscono alle api di aver un buon ricambio d’aria all’interno del nido e a noi di avere un comodo passaggio da utilizzare per posare e rimuovere i melari quando sarà giunta l’ora. Come sostiene un vecchio e saggio detto: “là dove la carriola non passerà certamente la schiena dell’apicoltore  soffrirà”, permettetemi, a questo proposito, un consiglio da vecchio e consumato ortopedico: lavoriamo sempre utilizzando un corsetto semirigido, quando si è giovani le fatiche ci scivolano addosso, ma con il passare delle primavere arriverà il giorno in cui la nostra colonna vertebrale non smetterà di rinfacciarci tutte le strenue fatiche alle quali l’abbiamo sottoposta nei tanti anni di duro lavoro!

Verso la fine di gennaio e l’inizio di febbraio, anche se le arnie sono ancora discretamente pesanti, segno che in esse sono presenti delle buone riserve di cibo, io preferisco comunque somministrare del candito sarà sicuramente cosa gradita che permetterà alle mie apette di risparmiare consumo del miele e del  polline immagazzinato nella precedente stagione, così che esse, eventualmente, potranno utilizzare questa preziosa riserva alimentare sul finire di marzo e a inizio aprile in eventuali periodi di giornate perturbate caratterizzate da costante presenza di lunghe e abbondanti piogge.

Non trascuriamo le attività di magazzino: ripariamo le vecchie arnie, puliamole, riverniciamole con impregnante a base di olio di lino cotto e/o secondo le nostre personali abitudini e preferenze. Approfittiamo anche di queste giornate non solo per ridipingere le vecchie arnie, ma anche per disinfettarle e, a mio avviso, una più che soddisfacente disinfezione la possiamo ottenere con un vigoroso passaggio di fiamma all’interno della cassa grazie all’impiego di un chalumeau. Occorrerà “flambare” bene fino a che non vedremo il legno divenire di colore bruno così avremo la certezza di aver eliminato la quasi totalità dei germi che in esso si annidano ricordiamo, infatti, che le spore della peste resistono fino alla temperatura di 140°C. Se invece possediamo delle arnie di plastica, occorrerà lavarle all’interno con della soda caustica, non prima di aver indossato tutte le protezioni necessarie al fine di proteggere i nostri occhi e il nostro corpo.


Gennaio e febbraio sono anche i mesi in cui si organizzano, covid permettendo, molti corsi di apicoltura, se avete partecipato ad uno di questi e la vostra intenzione è quella di debuttare in tale meravigliosa disciplina, qual è l’apicoltura, ora è il periodo opportuno per acquistare il materiale necessario cominciando proprio dalle arnie ricordando che le api nel bene e nel male si adattano a qualsiasi tipo di spazio per cui saremo noi a dover scegliere il tipo di arnia più consono al modello d’apicoltura che abbiamo deciso d’intraprendere.

Sul finire di febbraio noi, così come le nostre apette, inizieremo a intravvedere l’avvicinarsi di una prossima primavera che presto verrà a bussare alle porte, è giunto il momento di sintonizzarci al meglio sulle frequenze dei nostri alveari per sostenere nel migliore dei modi le nostre guerriere rombanti nel momento della piena ripresa della loro attività.

Vi saluto augurandovi che la prossima stagione sia davvero, per tutti noi e per le nostre stupende operaie, una stagione piena di gioia e di grande soddisfazione!

 



 


 

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