martedì 29 marzo 2022

IN APIARIO AD APRILE

 

Finalmente aprile, il mese che ci regala gemme e germogli capaci di protendersi con maestosa imponenza verso un più che tiepido e “fortificante” sole nell’accattivante desiderio di liberare verso il suo bagliore un “ ciuffo” di foglie o un bocciolo di fiore. Aprile è anche il simbolo di una forza talmente potente capace di catturare la mente e l’occhio umano come mai nessun altro mese dell’anno sarebbe in grado di saper fare. Segna, per antonomasia, il tempo della rinascita e del risveglio della natura dopo il lungo letargo invernale, il periodo durante il quale la terra si predispone al meglio per essere arata, seminata e "fecondata".

Con l’arrivo d’aprile per l’apicoltore è passato il tempo dell’osservazione ed inizia il momento dell’azione! L’esuberante inizio di primavera è un momento cardine per la stagione intera la cui evoluzione dipenderà anche da come ci siamo saputi muovere in questo particolare periodo.

Aprile, spesso e volentieri, fa “rima” con sciamatura, per cui monitoriamo attentamente lo sviluppo delle nostre colonie per intervenire tempestivamente con le tecniche a noi più congeniali volte a prevenire il verificarsi di questa “fisiologica” manifestazione.
Con le precedenti visite ispettive, eseguite nel mese di marzo, siamo riusciti ad individuare la forza delle famiglie presenti in apiario imparando a riconoscere le più forti, ora se le belle giornate persistono e se in autunno le avevamo ristrette, è arrivato il momento propizio per iniziare ad allargare il nido per aumentare lo spazio di covata a disposizione della regina. Basterà aggiungere un nuovo telaio con foglio cereo all’interno dell’alveare e non appena la sua costruzione sarà stata quasi ultimata procederemo ad aggiungerne un altro fino ad aver riportato il numero di telai pari a nove. Questa tecnica, oltre a consentirci di rinnovare i favi, permetterà alle giovani “ceraiole”, tanto volonterose di produrre nuova cera, di rimanere impiegate attivamente nello svolgimento del loro compito primario ciò permetterà anche di distrarre la famiglia allontanando momentaneamente il periodo di insorgenza della febbre sciamatoria. 
L’inizio d’aprile è inoltre il momento propizio, per chi amasse praticare questa tecnica, di pareggiare la forza delle famiglie presenti in apiario prelevando telai di covata dalle più forti per andarli ad inserire in quelle un pochino più deboli. Io personalmente non amo molto questa metodica preferisco stimolare abbondantemente, iniziando già sul finire di marzo, con sciroppo quelle famiglie che mi sembrano essere un pochino in ritardo rispetto alla media in modo tale che riescano a rinforzarsi da sole.

Una volta che tutti i favi sono stati costruiti e presidiati dalle api possiamo pensare di posizionare il primo melario e, se tutto va come deve, l’aver posizionato il primo melario si rivelerà esser stata cosa utile sia per raccogliere il primo importante miele della stagione che per aver aumentato lo spazio a disposizione della famiglia allontanando così ancora per un po’ la temibile insorgenza di istinti sciamatori.

Attenzione però, seguiamo con accuratezza le previsioni meteo e lo sviluppo del clima per non correre il rischio di anticipare il momento in cui andremo a posare il primo melario, un suo posizionamento troppo precoce con condizioni meteo non proprio favorevoli e con famiglie non ancora ben sviluppate potrebbe esporci al rischio di avere una colonia non più in grado di riuscire a mantenere la giusta temperatura all’interno del nido con conseguente raffreddamento della covata ed involuzione della crescita. Solo con la pratica e con l’esperienza diventeremo capaci di “percepire” quando è arrivato il momento giusto per la posa del primo melario. Se avessimo qualche dubbio o qualche incertezza potremmo, come artifizio, utilizzare questo stratagemma: posizioniamo fra il nido ed il melario un bel foglio di carta da giornale che farà sia da divisorio fra le due unità oltre che da “ isolante termico” e quando la famiglia sarà  così sviluppata da poter gestire uno spazio di dimensioni maggiori provvederà essa stessa ad eliminare il foglio di giornale e ad iniziare a salire a melario.

Purtroppo, nonostante tutte le accortezze e gli “stratagemmi” che abbiamo messo in atto, 
aprile è il periodo in cui le api decidono di “regalarci” un’affascinante sciamatura eludendo la bontà del nostro duro lavoro volto ad impedirne la sua comparsa.  Spesso la sciamatura avviene nelle ore centrali di una giornata calda e soleggiata che fa il suo esordio a seguito di un periodo più o meno lungo di giornate brutte e piovose. Non dimentichiamoci di sorvegliare le arnie in apiario, verso quelle ore, per cercare di individuare quelle famiglie, che nonostante i nostri tentativi di contenere la sciamatura, abbiano comunque deciso di andarsene così da cercare di seguire lo sciame per provare a recuperarlo.  Se i nostri impegni non ci consentono di poter sorvegliare l’apiario, potremo come ripiego posizionare nella sua prossimità delle vecchie arnie alle quali avremo accuratamente “flambato” le pareti interne per far si che da esse si diffonda profumo di cera oppure sulle cui pareti avremo spalmato un po’ di melassa alla quale avremo aggiunto sostanze attira sciami. Un altro “stratagemma”, per cercare di attirare uno sciame, potrebbe essere quello di mettere all’interno di un arnia “trappola” lateralmente qualche vecchio favo di cera nera ed al centro qualche favo con cera nuova ciò potrebbe invogliare lo sciame a scegliere questo riparo come sua nuova dimora. Orientiamo rigorosamente tutti questi “rifugi” per il nuovo “inquilino” verso est o sud est e posizioniamoli ad una distanza di circa due trecento metri dalla postazione. Queste sono tutte accortezze che potrebbero eventualmente indirizzare il gruppo di api sciamate verso la nostra arnia invitandolo ad andare ad abitarla, ma non illudiamoci più di tanto.

 

 

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