domenica 6 marzo 2022

FONDO HAPPYKEEPER - fondo a tubi per arnia -

Fin dal mio debutto in apicoltura, risalente ormai a ben più di dieci anni fa, ho sempre guardato con sospetto e circospezione quel fondo usuale in dotazione alle arnie D.B. e a mio avviso presuntuosamente chiamato fondo antivarroa. In un periodo in cui la varroa è identificata come il principale e più temibile nemico per le api e per noi apicoltori, distogliendo così la vera attenzione dalle reali e ben più gravi responsabilità che rivestono sostanze come i neonicotinoidi e i diserbanti nel progressivo e devastante declino di questi meravigliosi imenotteri, avere a disposizione un fondo con un nome così altisonante come il: “ fondo antivarroa” ci fa erroneamente pensare di esserci dotati di un dispositivo miracoloso per il contrasto e la lotta al temibile acaro e di aver dato così importanti chance di crescita sana e vigorosa alle colonie che gelosamente custodiamo all’interno dei nostri alveari. In realtà, secondo il mio modesto parere, questa griglia posta al di sotto dell’alveare e aperta alle peggiori intemperie meteorologiche contrasta molto con quelle che sono le mie idee e le mie convinzioni su ciò che dovremmo offrire alle nostre laboriose operaie affinché possano godere delle migliori condizioni climatiche all’interno del proprio nido.

Le mie perplessità nei confronti della rete antivarroa trovarono conforto ad una fiera di Apimel, di qualche anno fa, quando incontrai in uno stand un buffo ma altrettanto simpatico omino, accompagnato da una moglie similmente buffa e ugualmente simpatica che vendevano delle strane strutture tubulari. Incuriosito mi fermai a chiedere informazioni su cosa fossero e a cosa servissero quegli strani oggetti che avevano in esposizione. Nel mio pessimo francese io, e nel suo stentato Italiano lui, ci imbarcammo in un improbabile quanto intenso dialogo durante il quale mi spiegò con maestria il perfetto funzionamento del fondo a tubi happykeeper. Mi raccontò di Marcel Lepris apicoltore Marsigliese che sviluppò questo innovativo e geniale dispositivo. Ne rimasi subito affascinato ed iniziai ad acquistarne un paio per sperimentarli. Il risultato che ebbi con l’utilizzo del fondo a tubi si mostrò, in quella stagione, veramente sorprendente tanto che il successivo anno una volta giunto ad Apimel corsi subito a cercarlo per acquistarne altri così da poter dotare tutte le mie arnie con quel meraviglioso fondo.

Cercherò di raccontare i vantaggi che una tale struttura può apportare ad un alveare partendo direttamente da ciò che accade all’interno dello stesso. Nel loro nido le api allevano covata la quale per potersi sviluppare ha necessità di avere temperatura costante intorno ai 35,5 gradi. Questa temperatura viene mantenuta attraverso contrazione muscolare se fa freddo o ventilazione con le ali se fa caldo, ciò richiede notevole dispendio energetico da parte delle api che ricavano l’energia necessaria consumando le riserve di miele; tutto questo genera un ciclo metabolico dal quale vengono prodotte, da una parte, energia sotto forma di calore, e dall’altra, vapore acqueo ed anidride carbonica come residui dello stesso processo metabolico.

Partendo da questo semplice e basilare concetto mi domando: ci siamo mai chiesti se con la nostra apicoltura razionale mettiamo a disposizione delle api che alleviamo strutture idonee che consentano loro di regolare l’omeostasi termica, flussi di ricambio d’aria, livelli di anidride carbonica e di umidità all’interno dell’alveare stesso?



Purtroppo, sembra esserci da parte nostra, “sapienti” apicoltori moderni, una certa indifferenza per non voler dire una certa ignoranza riguardo a questo pensiero.

Il dubbio che qualche cosa non quadrasse nel nostro modo di far allevamento avrebbe dovuto venirci in mente già verso la fine degli anni 80 inizio anni 90 quando si scoprì che colonie di api selvatiche prosperavano felicemente mentre le vicine colonie domestiche collassavano infestate dalla varroa. Questo qualcosa che non “quadra” probabilmente è da ricercare nella conformazione dell’arnia che con la sua struttura non è in grado di mettere le api nella condizione ottimale per poter garantire all’interno del loro spazio vitale quei presupposti di salubrità essenziali e necessari ad uno sviluppo sano e salutare di tutta la famiglia.

Fin dal mio inizio in questo affascinante mondo “apistico” ho nutrito da subito, come detto in precedenza, una certa avversità nei confronti del convenzionale fondo antivarroa dell’arnia non riuscendo proprio ad immaginarmelo come un fondo “amico” che grazie alla presenza di una griglia a rete consentisse la caduta delle varroe impedendo poi la loro risalita all’interno dell’alveare. Me lo sono sempre immaginato piuttosto come una grossa voragine attraverso la quale grandi e violenti flussi d’aria fredda, calda e umida potessero passare indisturbati determinando a loro piacimento il “cambiamento climatico” all’interno del nido in “barba” all’imponente fatica che, con implacabile impegno, le api fanno nel tentativo di mantenere la giusta situazione climatico - ambientale, la più favorevole ad un loro sano e corretto sviluppo.

Per superare questa “criticità” ormai da cinque anni a questa parte ho dotato tutte le mie arnie di un fondo a tubi, che come il fondo a rete così definito “presuntuosamente” antivarroa, lascia passare le varroe cadute e non permette loro di risalire nell’alveare; un po’ come accade in natura dove al di sotto degli alveari costruiti nei tronchi d'albero solitamente si trova un grande vuoto che rende impossibile la risalita ai parassiti caduti.

Ciò che però ho trovato veramente innovativo nell’utilizzo dei fondi a tubo è il sistema di ventilazione che si viene a creare all’interno dell’alveare; un fattore a cui purtroppo non si è mai data grande importanza facendo prevalere i nostri indirizzi di ricerca verso le dimensione dei telai, la loro forma, il loro numero per arrivare ad avere il massimo rendimento e la massima produttività. Produrre, produrre e produrre questo è l’imperativo dell’apicoltore moderno, produrre ad ogni costo senza mai pensare al benessere animale senza nemmeno pensare che magari alle api non sarebbe “dispiaciuto” avere la possibilità di rinnovare a loro piacimento l'atmosfera all’interno del proprio ambiente di vita. 

Il fondo a tubi inoltre non agisce positivamente solo sui meccanismi di ricambio dell’aria interna all’alveare, ma contribuisce anche attivamente nel controllo e nella gestione dell’umidità interna, infatti in un alveare con fondo a “griglia” l’aria riscaldata carica di umidità e di CO2 tende a salire verso l’alto fino a raggiungere il coprifavo a contatto del quale condensa depositandosi, in forma di goccioline, lungo le pareti e scendendo poi verso il basso, arrivata nelle parti più basse dell’alveare la sua densità tornerà ad avere valori sovrapponibili a quelli dell’aria esterna così che nel ricambio  parte di quest’aria, per così dire “viziata”, si mischierà ad aria nuova non venendosi in questo modo a creare le condizioni per un completo e salutare ricambio.

In un arnia dotata di fondo a tubi l’aria “sporca” viene ventilata dal glomere verso il basso ( e ciò è possibile anche in condizioni climatiche fredde in quanto il fondo a tubi permette anche un miglior mantenimento dell’omeostasi termica all’interno del nido) ed una volta giunta a contatto con i tubi condensa parzialmente disperdendosi completamente nell’atmosfera esterna consentendo ad un eguale volume d’aria nuova di entrare all’interno del nido attraverso un automatismo che riproduce in maniera abbastanza similare ciò che avviene nel nostro meccanismo di “espirazione” “inspirazione”.  Essendo inoltre il flusso d’aria che passa attraverso lo spazio intertubo un flusso lento, laminare e contrapposto si creano le condizioni per cui l’aria in ingresso, attraverso il poliuretano riscaldato dall’aria in uscita, riesca ad acquisire calore evitando così il crearsi di forti sbalzi e squilibri termici (anche nei periodi più freddi dell’anno), al contrario di quanto avviene in un’arnia dotata di un comune fondo a griglia dove si generano vortici e turbolenze che costringono ad un “certosino” lavoro le api nel tentativo di mantenere la condizione climatica a loro più congeniale nell’interno della propria casa.

Ho inoltre potuto osservare, e credo sia esperienza comune in tutti coloro che hanno sostituito il normale fondo a rete con il fondo happykeeper, che poco dopo la sostituzione del fondo si veniva a verificare un significativo ed immediato aumento della caduta delle varroe; questo è probabilmente da ricondurre al fatto che un risanamento dell’ambiente interno dell’alveare con una miglior salubrità dello stesso possa portare nel giro di breve tempo ad un invigorimento della famiglia con api più forti e robuste in grado di sbarazzarsi più energicamente delle varroe.

Questo maggior aumento di caduta delle varroe consente di mantenere l’infestazione da parte di tali parassiti a livelli più accettabili e quindi consente di ridurre il numero di interventi con trattamenti farmaceutici, ricordiamo che i parassiti e gli insetti spesso hanno caratteristiche similari per cui ciò che è veleno per uno spesso lo è anche per l’altro per non voler poi parlare degli effetti nocivi che alcune sostanze possono avere anche sul nostro organismo.

Perché un fondo a tubi possa funzionare correttamente e consentire un ottimale ricambio d’aria è necessario che venga posizionato almeno ad un’altezza di almeno 20 cm dal suolo e che non vi siano superfici al di sotto di esso se non il terreno stesso.

Un altro vantaggio che regala il fondo tipo Happykeeper è legato al fatto che una volta installato ci si può anche scordare di lui. Questo fondo infatti rimane pulito per parecchi anni, in esso non troveremo mai rifiuti solidi mescolati ad acqua di condensa che danno origine ad un ottimo terreno di coltura nel quale possono proliferare insidiosi agenti patogeni pericolosissimi per la salute delle nostre famiglie. Al massimo potremo trovare sui tubi goccioline di propoli che nonostante diano un’impressione di sporco non rappresentano alcun pericolo per la salubrità dell’alveare.

Se poi qualcuno avesse dei dubbi sulla componente chimica con la quale sono costituiti i tubi del fondo ricordo che il polietilene (materiali di cui son fatti) è una plastica largamente impiegata nell’industria alimentare e rappresenta assieme al polipropilene la plastica alimentare per eccellenza. Essa, infatti, contiene unicamente carbonio ed idrogeno e non è in grado di emettere gas tossici.

Concludendo penso che molti siano i vantaggi che ho potuto riscontrare grazie al’utilizzo di questo particolare tipo di fondo, vantaggi che hanno portato ad una migliore salubrità all’interno dell’ambiente alveare, conseguentemente ad un migliore benessere animale che si è tradotto con famiglie più forti, più resistenti alle malattie e, particolare non trascurabile, famiglie in grado di garantire una migliore produttività.

Continuerò ad utilizzare il fondo happykeeper? Penso proprio di si; perché? Perché me lo chiedono le mie api!

Mi raccomando se mai vi capiterà di passare ad Apimel non scordatevi di andare a cercare quel buffo e simpatico omino francese accompagnato da un’altrettanto buffa e simpatica moglie, vi stanno aspettando per convincervi a regalare un po’ più di benessere alle vostre api!

 





 

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