Da
queste secrezioni ne risulta una sostanza zuccherina scura e appiccicosa che si
stratifica sulle foglie della pianta, sui rami e/o sul suolo sottostante. Una
volta secreta questa sostanza divine un alimento per diverse categorie di
insetti come i ditteri, i sirfidi e, per l’appunto, gli imenotteri ai quali
appartiene il genere dell’apis mellifera.
Il
miele di melata è un miele molto scuro, a volte addirittura tendente al nero,
con una bassa percentuale di acqua solitamente non superiore al 18%. Ha inoltre
una bassa acidità sempre compresa fra 4,5 e 5, mentre il ph di un miele di
nettare è solitamente compreso fra 3,5 e 4. Possiede, inoltre, un basso
contenuto in monosaccaridi al contrario del miele di nettare che solitamente è
caratterizzato all’avere un alto contenuto in oligosaccaridi (melizitosio,
isomaltosio, raffinosio, maltoriosio etc.). Questa tipologia di miele ha,
rispetto a quelli di nettare, che non siano acacia e castagno, una tendenza più
rallentata al processo di cristallizzazione perché in esso anche la presenza di
saccarosio (zucchero che innesca il procedimento di cristallizzazione) è presente
in bassa percentuale. Una peculiarità del miele di melata è rappresentata dalla
presenza in esso di un alto contenuto di enzimi, invertasi, diastasi,
glucosidasi, che supera di gran lunga la percentuale di tali sostanze presente
nei mieli di nettare. Anche il contenuto in sali minerali è decisamente più
elevato rispetto a quello di tutti gli altri mieli. Aromaticamente (benché vi
sia differenza fra melata e melata) esso possiede un caratteristico sapore
acidulo, un gusto di caramello e/o di frutta cotta.
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