Vista l’esiguità dei compiti
che ci aspettano in questo freddo mese, ne approfitterei per parlavi piuttosto
delle bontà dell’alveare, quella cosa che i cugini Francesi chiamano con
coinvolgente enfasi: “le boneur de la ruche”. Spesso ci danniamo, nel lungo e
gelido periodo invernale, per cercare i più disparati integratori che aiutino
il nostro corpo a contrastare con maggior vigore le malattie da raffreddamento,
sempre in agguato in questa stagione, malattie che potrebbero colpirci
regalandoci così indesiderati periodi d’incerto malessere. Pellegriniamo da una
farmacia all’altra alla smodata ricerca di molecole, reclamizzate con vigore
dai media, che promettono di potenziare il nostro sistema immunitario e di
sconfiggere i virus influenzali, covid a parte. Così, felici, ce ne ritorniamo
a casa con le tasche piene d’integratori senza pensare che in quelle tasche c’è
solo della pericolosa chimica che daremo pericolosamente in pasto al nostro
corpo. Signori ma quali integratori migliori potremmo mai trovare se non quelli
prodotti in quel prezioso opificio qual è l’alveare? Integratori naturali al
cento per cento, nati dalla certosina attività di operaie gioiose che lavorano
instancabilmente per produrre alchemiche sostanze in grado di prendersi
amorevolmente cura del nostro benessere e della nostra persona. Comincerei
questo simpatico viaggio fra i preziosi prodotti dell’alveare parlandovi delle
potenzialità del miele e non solo quale alimento.
Il miele potrebbe, inoltre,
essere impiegato anche come strumento diagnostico in grado di aiutarci a porre
diagnosi precoce di malattia di Alzheimer esso, infatti, con i suoi profumi e
il suo intenso aroma è capace di stimolare profondamente il nostro gusto e il
nostro olfatto. Poiché il primo segno clinico d’insorgenza della malattia
d’Alzheimer è dato proprio dalla perdita del gusto e dell’olfatto, se noi
facessimo odorare e gustare del miele a una persona e questi non fosse in grado
di percepirne l’aroma e il profumo, escludendo altri danni fisici e/o malattie
che provocano perdita dell’olfatto, con buona probabilità potremmo presumere
che questo soggetto nel giro di qualche anno potrebbe sviluppare in forma
conclamata la grave malattia. L’ippocampo è un segmento importante del nostro
sistema nervoso centrale, talmente importante che è situato proprio nel centro
del nostro cervello per rimanere più protetto, esso è un po’ come la nostra
scatola nera perché in lui è racchiusa tutta la nostra memoria, anche quella
olfattiva. Sicuramente a ognuno di noi sarà capitato di sentire un odore e
immediatamente ricordarsi di un determinato luogo piuttosto che di una certa
persona, ebbene questo ricordo è proprio racchiuso nella memoria olfattiva. Nella
malattia di Alzheimer, caratterizzata dalla perdita di memoria, con buona
probabilità la prima parte di memoria che va perduta è proprio quella olfattiva
così che il primo sintomo della malattia è rappresentato da perdita di gusto e
olfatto. Il malato sente degli odori che non ha più impressi nella sua memoria
per cui non è più in grado di decodificarli mostrando così, apparentemente, una
perdita di gusto e olfatto. La stessa anosmia (perdita della capacità di
percepire odori e profumi) è per contro anche il sintomo d’esordio della
malattia di Parkinson, per questo motivo il miele può rivelarsi un utile
strumento anche per porre diagnosi precoce di quest’altra malattia.
Pensiamo ora al miele come
alimento, come a un prezioso integratore naturale ricco di vitamine. In esso
troviamo la Vitamina C, tutte le vitamine del gruppo B che svolgono un ruolo
essenziale nel sostenere il nostro sistema nervoso centrale stimolando
l’attività cerebrale e perfezionando la nostra capacità e manualità lavorativa.
Nel miele, inoltre, troviamo preziosi oligoelementi, minerali quali il potassio
capace di fortificare l’attività cardiaca, il fosforo che potenzia l’attività
cerebrale e sostanze in grado di regolare il nostro ritmo sonno veglia rendendo
così, nei casi meno gravi, superfluo il consumo di sostanze farmacologiche per
il trattamento di tale disturbo. E’ in questo caso indispensabile che il miele
sia lasciato decantare sulla lingua, luogo in cui deve avvenire l’assorbimento
degli oligoelementi che intervengono nella regolazione sonno veglia, perché
questi possano svolgere correttamente la loro funzione regolatrice.
Dall’alveare esce un altro prodotto preziosissimo per la nostra salute: la propoli. Una resina che le api raccolgono dalle gemme di alcune piante e che elaborano prima di utilizzarla quale sostanza per disinfettare il loro alveare. Con essa le api chiudono anche tutte le fessure presenti nel nido rendendolo un ambiente pressoché sterile. Sono conosciute da tempo, infatti, le indiscusse proprietà antibiotiche, antibatteriche, antivirali ed antinfiammatorie possedute dalla propoli. Queste sue peculiarità la rendono ottima per il trattamento dei bruciori esofagei, specialmente quelli indotti da reflusso gastro esofageo; per la cura della gastrite provocata dall’elicobacter. Anche in questo caso, come già detto in precedenza per il miele, è opportuno tenere in bocca la propoli e farla sciogliere gradualmente così che essa possa discendere lentamente nell’esofago riuscendo a contrastare l’infiammazione responsabile dell’esofagite e/o della gastrite. La propoli è ottima anche per il trattamento delle piccole piaghe, particolarmente le perionichie (quelle piccole ulcerazioni sulla cute che contorna le unghie delle dita), ne basteranno poche gocce associate a una piccola quantità di miele sulla cute ulcerata, si lascia la medicazione per 4 giorni, senza bagnarla, e alla rimozione la piaga sarà perfettamente cicatrizzata.
Cosa dire poi della gelatina
reale un altro fantastico prodotto elaborato nell’alveare però assolutamente
controindicato in caso di malattie neoplastiche in quanto contiene fattori in
grado di stimolare la crescita cellulare. Essa oltre a fattori di crescita
contiene della serotonina, dei neurotrasmettitori e delle sostanze in grado di
stimolare l’emopoiesi (produzione di globuli rossi). La gelatina reale
possiede, inoltre, la capacità di stimolare l’ippocampo centro della memoria e
delle emozioni, come si era detto in precedenza, questa sua capacità viene
ulteriormente accentuata se ad essa associamo l’assunzione di omega 3 che,
badate bene, non troviamo in farmacia ma nel pesce, particolarmente nel pesce
azzurro, nei frutti di mare, nella frutta secca e nel cioccolato.
Senza dimenticare la cera
anch’essa un ottimo prodotto ricavato dall’alveare, vorrei concludere
ricordando le molteplici virtù possedute dal polline, sostanza ricca in
aminoacidi, e fondamentale per il trattamento e la prevenzione della
maculopatia degenerativa retinica al semplice dosaggio di un cucchiaio da
minestra mattina e sera.
Credo che le informazioni che
ho voluto trasmettere in questo articolo siano relative a notizie che abbiamo
il diritto di conoscere e che ci aiutino ad assumere un corretto atteggiamento
nutrizionale utile al fine di proteggere e di rafforzare la nostra salute,
senza passare obbligatoriamente dalla chimica delle potenti aziende
farmaceutiche. Del resto, come già molti anni prima di Cristo, diceva
Ippocrate: “per curarsi bisogna alimentarsi bene perché ogni alimento è un
medicamento”.
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