La
prima persona ad accorgersi che le api, molto probabilmente, erano in grado di
comunicare fra loro fu il grande filosofo Aristotele, il quale si accorse che
le bottinatrici al rientro all’alveare, dopo aver trovato un’importante fonte
di cibo, eseguivano, sui favi, danze frenetiche che egli interpretò come frutto
di grande entusiasmo per aver scoperto una consistente fonte di cibo. Il
filosofo, andando oltre, si accorse che molte altre api a seguito di tale danza
lasciavano il loro nido per recarsi al campo fiorito dal quale avevano fatto
ritorno le danzatrici. Il filosofo interpretò tale fatto come se le api avendo
visto le danzatrici danzare gioiose per la scoperta del cibo, all’uscita dal
nido, le seguissero per farsi guidare alla fonte del prezioso e abbondante
nettare. Dopo Aristotele molti altri tentativi vennero fatti per cercare di
comprendere se e come le api potessero comunicare fra loro. Per decriptare tale
mistero fu necessario però attendere gli inizi degli anni 70 quando il geniale
zoologo austriaco Karl von Frisch, dopo aver dedicato un’intera vita allo
studio di questo affascinante imenottero, riuscì a risolvere il difficile enigma.
Il mondo delle api e quello di von Frisch si intersecarono mentre il ragazzo
frequentava l’università di Monaco di Baviera e fu un vero e proprio amore a
prima vista. A quei tempi lo zoologo riuscì ad elaborare un esperimento molto
semplice ma, allo stesso tempo, per certi versi anche geniale. Egli prese un
contenitore che riempì di soluzione zuccherina, molto appetibile per le api;
quindi, ne ricoprì la superficie con un coperchio, di colore blue, bucato al
centro così da consentire alle api di suggere lo sciroppo. Le api impararono a
nutrirsi da quella ciotola comunicandone la posizione alle sorelle. Quindi, von
Frisch dispose attorno alla prima ciotola altre ciotole contenenti solamente
acqua e protette da coperchi colorati con diverse tonalità di grigio (colore
cromaticamente simile a quello del primo contenitore dal quale le api
impararono a suggere). L’esperimento dimostrò che le api uscite dal nido si
dirigevano direttamente alla ciotola con il coperchio blue trascurando tutte le
altre. Sulla base dei risultati ottenuti da questo esperimento, che
dimostrarono anche come le api sapessero distinguere i colori, l’entomologo
proseguì le sue ricerche fino ad arrivare nel 1973 a dimostrare che le danze
compiute dalle api esploratrici al rientro all’alveare, dopo aver trovato una
fonte di cibo, non esprimevano affatto delle semplici emozioni, bensì
rappresentavano dei simboli capaci di esprimere veri e propri concetti. Von
Frisch notò che le esploratrici al rientro dai campi eseguivano due differenti tipi
di danze: una circolare in cui l’ape disegna, sulla superficie del favo, una
circonferenza e l’altra a otto ossia la danza eseguiva un percorso che
disegnava una figura a otto capovolto. Quest’ultima danza viene compiuta in una
zona di un favo in stretta prossimità con l’ingresso dell’alveare. L’ape
inizialmente percorre un tratto rettilineo sulla superficie del favo scuotendo
contestualmente il suo addome; quindi, gira a destra e disegna un semicerchio
che la riporterà al suo punto di partenza. Successivamente ripercorre il tratto
rettilineo per andare, al termine dello stesso, a girare a sinistra e a
disegnare un nuovo semicerchio che la riporterà sempre al punto di partenza. I
due percorsi nel loro insieme disegnano una figura simile a un otto.
La danza continua per diversi giri, durante i quali le sorelle toccano con le loro antenne a danzatrice per comprendere l’informazione che questa vuol trasmettere loro: allo stesso tempo, la danzatrice elargisce alle compagne goccioline di nettare perché esse possano anche imparare a riconoscere il sapore e il profumo del cibo travato. La scoperta non si esaurì qui, von Frisch si accorse anche che le danze eseguite dalle esploratrici provenienti dallo stesso luogo variavano al variare delle ore del giorno. Quello che cambiava era unicamente il tratto rettilineo che assumeva un’angolazione diversa rispetto all’asse verticale del favo a seconda della posizione in cui il sole si trovava al momento dell’esecuzione della danza. In questo modo, al variare dell’angolo formato da tratto rettilineo della danza e l’asse verticale del favo, la danzatrice riusciva a disegnare una traiettoria che indicava esattamente alle altre api la posizione della fonte di cibo rispetto a quella del sole, mentre il percorso dei semicerchi rimaneva comunque invariato. Il ricercatore austriaco riuscì anche a determinare che la velocità con cui l’ape esegue le vibrazioni dell’addome è direttamente proporzionale alla distanza a cui si trova la fonte di cibo: più la danza dell’addome è veloce più il cibo è vicino e viceversa. Inoltre, egli si accorse che se il tratto rettilineo della danza a otto era tracciato seguendo un percorso dal basso verso l’alto l’ape indicava che la fonte di cibo si trovava verso la direzione del sole, al contrario il cibo era localizzato a nord dalla parte opposta in cui si veniva a trovare il sole. Proseguendo le sue ricerche von Frisch riuscì anche a dimostrare le differenze fra le due danze, la circolare e quella a otto. Quando un’ape esploratrice al rientro dalla sua ricerca disegna una danza circolare comunica alle sorelle di uscire dal nido e guardarsi attorno perché la fonte di cibo è proprio lì nelle vicinanze, a una distanza inferiore ai 100 metri; al contrario quando una fonte nettare dista più di 100 metri dal nido verrà eseguita, dall’ape danzatrice, una danza a otto.
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