Da più
tempo e da più parti del pianeta si continuano a diffondere allarmanti notizie
sul pericolo di estinzione sia delle api domestiche che selvatiche e sia degli
altri insetti pronubi. Di fronte a tali allarmanti e ripetute notizie penso che
l’obiettivo comune per tutti dovrebbe essere quello di valutare con esattezza
l’esistenza e l’effettiva reale presenza di un fenomeno di declino di tali
popolazioni, identificarne le cause ed eventualmente trovare le soluzioni per
contrastare questo preoccupante avvenimento.
In tale
specifico caso ricordiamoci che non ci stiamo riferendo ad un evento che
colpisce solo le api che alleviamo nei nostri alveari, ma parliamo del
pericoloso declino di centinaia di specie di api selvatiche.
Purtroppo,
ancora una volta, molti studi individuano le cause di questa preoccupante decimazione
in gesti riconducibili alla attività umana quali: intensificazione dell’agricoltura,
espansione di zone dedicate a monocultura, devastazione dell’habitat dovuta ad
un ampliamento incontrollato dell’urbanizzazione, utilizzo smodato di pesticidi
e diserbanti e infine un ruolo non trascurabile lo giocano anche gli eventi
legati al cambiamento climatico.
Il
bilancio, secondo una ricerca della biologa Belga Virginie Hess, è ancora più
pesante se parliamo di bombi; secondo la ricercatrice l’80% delle specie di
bombi sono andate perdute o comunque sono a rischio di essere perse. Questi
dati molto importanti, a mio avviso, non devono esser diffusi per infondere
paura piuttosto dovrebbero invece servire come stimolo utile per provare a
migliorare le comuni politiche di conservazione ambientale al fine di cercare
di proteggere l’importante biodiversità dei nostri territori. In tal senso,
infatti, dovrebbero essere proprio le persone che si occupano di politica i
primi soggetti deputati a muoversi in questa direzione per cercare di dare
avvio ad un importante cambiamento di rotta su larga scala, magari dando
indicazioni per:
incrementare
un nuovo modello di agricoltura sostenibile che sia più rispettosa
nei confronti dell’ambiente, che lasci spazio nel suo contesto ad ampie aree da
destinare a praterie fiorite;
ridurre
al minimo l’utilizzo e la diffusione di sostanze chimiche;
contrastare
con energia la cementificazione selvaggia nelle zone urbane e
periurbane;
arricchire
le nostre città con ampie superfici destinate ad aree verdi;
osteggiare
vigorosamente tutte le attività che contribuiscono ad aumentare l’immissione in
atmosfera di gas serra.
Purtroppo, per conquistarci un
futuro migliore non è sufficiente delegare tutto ai nostri politici, spesso
insensibili a queste tematiche o peggio ancora distratti da interessi
personali, nella speranza che possano dare avvio ad un sano e radicale
cambiamento. Per questo ritengo sia ormai giunto il tempo in cui, se vogliamo
arrivare ad una grande e importante svolta ambientalistica, ciascuno di noi
debba impegnarsi in prima persona, adottando nei gesti della propria quotidianità
tutta una serie di comportamenti “eco friendley” che inducano chi ci governa ad
affrontare con un ottica meno miope le politiche di natura ambientale.
Un
nostro piccolo contributo potremmo comunque darlo, fin da subito e senza sforzi
esagerati, per contrastare la progressiva e preoccupante sparizione degli
insetti impollinatori.
La
prima cosa che potremmo fare è quella di riuscire a far si che la gente possa
comprendere la minaccia che pesa attualmente sulle spalle dei nostri amici
pronubi, perché la maggior parte delle persone non è a conoscenza del pericolo
in cui, l’agricoltura e l’industrializzazione moderna, hanno relegato queste
nostre simpatiche “operaie del polline”. La gente deve essere consapevole della grave minaccia che
correrebbero l’agricoltura e la propria sopravvivenza alimentare in un futuro privo
di api e di insetti impollinatori. In effetti senza la loro preziosa attività
almeno 130 specie di vegetali e frutti sarebbero minacciati di scomparsa
per non parlare poi delle decine di
migliaia di piante selvatiche che rischierebbero l’estinzione.
Non va
trascurato nemmeno il forte impatto economico che l’attività di
pollinizzazione di questi insetti
determina sul comparto agro alimentare mondiale garantendo allo stesso un
fatturato di circa 150 miliardi di dollari all’anno.
Un
altro gesto utile alla causa di questi insetti è quello di mantenere i nostri
balconi, i terrazzi o i nostri giardini sempre ricchi di fiori, privilegiamo
piante e arbusti perenni e ad alto potenziale nettarifero, possibilmente che appartengano
alla flora locale, non mescoliamo necessariamente molte varietà floreali perché
le api sono fedeli al proprio territorio e sanno dove ritrovare ogni anno e in
ogni stagione le stesse fioriture.
Nei
nostri giardini eseguiamo il taglio del manto erboso il più tardi possibile
senza tagliare l’erba troppo bassa per lasciare modo a piccoli fiorellini di
poter prosperare. Cerchiamo di lasciare delle zone più “selvagge” con erba e
fioriture incolte in cui possano svilupparsi piante selvatiche, come per
esempio quelle del tarassaco o del trifoglio, in grado di garantire un buon
pascolo agli insetti e alle nostre api ad inizio primavera quando ce n’è per
loro più bisogno. Questi spazi selvaggi, nel nostro giardino, presto diverranno
importanti aree di biodiversità molto apprezzate dai preziosi ricercatori di
polline e nettare. Tentiamo di trovare la soluzione più semplice per far
coabitare flora e fauna nei nostri giardini ed otterremo un risultato
sorprendente sia sulla bellezza degli stessi sia sulla biodiversità dei
territori che ci appartengono.
Lasciamo
sempre a disposizione una fonte d’acqua che servirà ai nostri insetti per
dissetarsi, per rinfrescare il nido nelle calde giornate estive o per
sciogliere il miele cristallizzato con il quale poi nutrire se stessi e le proprie larve.
Anche
le api domestiche hanno bisogno del nostro aiuto per cui non esitiamo a
consumare più miele, possibilmente acquistandolo da apicoltori locali in modo
tale da sostenerli ed al tempo stesso essere garantiti nell’acquisto di un
prodotto di eccellente qualità.
Un
altro semplice, ma fondamentale gesto per aiutare i nostri amici impollinatori
è quello di fornir loro dei luoghi di riparo all’interno dei quali possano
trovar protezione in modo particolare durante i mesi freddi invernali.
Partecipiamo
alla “sponsorizzazione” di alveari una
pratica, quest’ultima, che si sta diffondendo anche in Italia dopo aver fatto
il suo esordio nei paesi Francofoni. Questo è un gesto che permette di ottenere
una moltiplicazione degli alveari e quindi delle famiglie di api nelle diverse aziende apistiche sparse sul
territorio. Partecipando alla adozione di più alveari, o di un solo alveare se
non addirittura semplicemente ad una parte di questo, riceveremo in cambio ogni
anno una quantità di miele prodotto dallo stesso, miele che potremo poi
consumare noi stessi o regalare ad amici rendendoli partecipi di questa
simpatica iniziativa che contribuisce a mantenere numerosa la popolazione d’api.
Non
spaventiamoci di fronte a queste allarmanti notizie, non sottovalutiamole, non
rassegnamoci ma, soprattutto ricordiamo che i primi veri artefici di un reale
cambiamento che ci permetta di credere in un futuro più sostenibile siamo solo
ed esclusivamente noi. Per cui prendiamone coscienza ed iniziamo a cambiare la
nostra quotidianità mettendo in pratica gesti
e atteggiamenti eco solidali che ci consentano di garantirci un futuro più
sostenibile. Mi piace infatti pensare che questo mondo non l’abbiamo ereditato
dai nostri genitori, ma lo abbiamo avuto in prestito dai nostri figli ed è per tale
motivo che abbiamo il dovere di riconsegnarlo a loro in condizioni migliori
rispetto a quelle in cui lo abbiamo trovato!
Nessun commento:
Posta un commento