Da qualche tempo ci arrivano
notizie, dai più svariati canali d’informazione, relative al fatto che il
numero di apicoltori in Italia è in sensibile, costante e progressivo aumento
ma quanti di questi individui che decidono di dedicarsi ad allevare api sono in
realtà veri apicoltori/apicultori e quanti, invece, sono purtroppo degli
inutili e pericolosi domatori di api?
Navigando
in internet alla voce apicoltura riusciremo a trovare molti video dedicati
all’argomento, filmati, ahi me tendenzialmente postati, più che da veri e
propri apicoltori, da pericolosissimi domatori d’api! Si scoprono canali con nomi altisonanti come
per esempio il principe delle api, l’ape vagabonda, apicoltura spaziale (sono
ovviamente nomi di fantasia che però richiamano in un certo senso anche la
triste realtà presente sul web); canali che propongono filmati in cui spesso il
domatore d’api si presenta in maglietta a maniche corte, bermuda, privo di
qualsiasi benché minimo strumento di protezione e inizia ad autocelebrarsi. I
video postati hanno invece titoli un po’ meno altisonanti come per esempio: “Prima
ispezione delle mie arnie al 3 di marzo”, filmato in cui si vede il domatore
che apre l’alveare, in una giornata tiepida ma non sicuramente calda
abbastanza, inizia a estrarre i telai con covata, ne fa un bel primo piano
mentre commenta soddisfatto la bontà della covata. Gira e rigira, il telaio, lo
posa a terra, ne estrae un altro e via di seguito fino ad arrivare alle scorte
di miele. Inizia, quindi, ad
avventurarsi in un’improbabile ricerca della regina mentre l’alveare è inesorabilmente
aperto ormai da troppo tempo, la covata si è surgelata ma ciò che realmente importa
al domatore è proseguire nella sua autocelebrazione e guadagnarsi una buona
dose di notorietà. Finalmente, passati 22/24 minuti, dopo aver risistemato il
tutto, richiude l’alveare e con aria sorniona ammiccando un sorriso ti guarda,
strizza l’occhio e ti dice: “se il video ti è piaciuto lascia un bel like e non
dimenticarti d’iscriverti al mio canale”. A questo punto, avendo seguito con
sofferenza tutta la sua performance mi viene spontanea una considerazione: “perché
non prova a chiederlo alle sue api di mettergli un bel like”? Lo stesso
domatore alla fine di marzo si ripresenterà con un nuovo video dal titolo:
“presenza di covata calcifica nella mia famiglia ammalata di nosema, virosi e
peste americana” e via ad un nuovo documentario di autocelebrazione mediatica.
Ma cosa pensava di poter trovare nella sua colonia dopo averla fatta
raffreddare per ben 24 minuti e forse più in una fresca giornata d’inizio
marzo? Questo quesito purtroppo il domatore d’api non se lo porrà mai perché
quello che a lui realmente interessa è il suo piccolo spazio di notorietà. In
conclusione, la cosa che più preoccupa è costatare come spesso l’intelligenza
non sia compresa nel prezzo, perché in rete ci navigano anche apicoltori
debuttanti con buoni propositi, ma poiché ancora all’esordio della loro
attività non avendo esperienza e conseguentemente nemmeno capacità di analisi critica
potrebbero prendere a modello le folli gesta di uno dei tanti, forse troppi,
pericolosissimi domatori d’api!
Allevare
api deve essere una passione oltre che, come è ai giorni nostri, un’importante
missione perché, questa attività, consente di preservare la biodiversità contribuendo
a mantenere l’habitat e a salvaguardare l’ambiente; quindi, per favore, cerchiamo
di non trasformare questa nobile professione in una dimostrazione di puro e
semplice esibizionismo! Fatta questa breve ma fondamentale considerazione vorrei
congedarmi con una piccola e semplice battuta: ogni volta che raccogliamo un bel
melario carico di pregiato nettare, per riconoscenza alle nostre api, andiamo a
mettere un bel like sull’alveare la cui famiglia, con tanto lavoro e sacrificio,
ci ha permesso di ottenere questo prezioso bottino, perché noi, in fondo in
fondo, siamo apicoltori/apicultori e non domatori d’api!
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