In un
avvolgente scorcio di una tiepida giornata di fine novembre, seduto sulla riva
della spiaggetta di San Michele di Pagana, accogliente località del levante
ligure, osservo le onde frangersi orgogliosamente sulla battigia per poi dissolversi,
con fare furtivo, su un complice bagnasciuga. Assorto in questo dirompente
turbinio di movimento d’acqua scorgo in lontananza un mercantile che con il suo
lento incedere sembra quasi voler tratteggiare la sottile linea di confine di
un orizzonte lontano dove l’azzurro del mare trafigge indisturbato il blu del
cielo. Penso all’equipaggio che dopo giorni e giorni di impetuoso navigare
finalmente riscopre la gioia di avvistare la terra mentre, dalla prua del cargo,
già si riesce a riconoscere, là oltre l’ultimo promontorio, Genova con il suo così
tanto atteso porto d’attracco che finalmente ha dato segno di sé. Mi sto già
immaginando il nostromo che, dalla più alta postazione della nave, avvisa
l’equipaggio al grido di: “terra, terra” quando improvvisamente questo mio
dolce fantasticare viene interrotto dal ronzio di un’ape che con saggia
disinvoltura, sfrecciandomi intorno, si va a posare proprio là, dove qualche
schizzo d’acqua marina è riuscito ad inumidire il suolo, per poter suggere
quella preziosa linfa ricca di sali minerali e così tanto utile al benessere
dell’alveare. Ritorno, allora, giudiziosamente al presente ricordandomi che fra
non molto sarà dicembre con un nuovo freddo e lungo inverno pronto a far
capolino sui nostri alveari costringendo le laboriose apette a stringersi
serrate in un tiepido glomere che consentirà loro di affrontare, in un dolce
navigare, forti venti di tempesta e gelide nevicate per riuscire a traghettare
la famiglia alla nuova primavera che, si spera, non tarderà ad arrivare.
Dicembre:
un sospirato periodo di dolce far niente per le nostre colonie e di vigile
riposo per noi apicoltori. Impieghiamo il molto tempo libero di cui possiamo
godere in questo momento della stagione per seguire le riunioni organizzate
dalle associazioni apistiche a cui siamo iscritti, partecipiamo a incontri con
chi svolge la nostra professione saranno la giusta occasione per stringere
nuove amicizie e per un salutare e sano confronto che altro non potrà fare se
non che accrescere le nostre conoscenze. Non dimentichiamo nell’immancabile
letterina di rito, da inviare a Babbo Natale, di richiedere in dono libri e
riviste di apicoltura perché la nostra mente ha sempre fame di nuove notizie, novità
che aiuteranno a coltivare il nostro sapere per cercare così di riuscire a
sfatare quel vecchio e indecoroso detto secondo il quale la conoscenza non è
mai abbastanza mentre l’ignoranza è sempre troppa!
Dedichiamoci a lavori di magazzino riparando vecchie arnie che potrebbero trovare nuovi inquilini nella stagione a venire, armiamo qualche telaino perché potrebbe esserci d’aiuto all’occorrenza quando sarà giunto il momento di formare nuovi nuclei, rimuoviamo dai telai da nido vecchi favi ormai inutilizzabili e sostituiamoli con fogli cerei, per chi amasse il bricolage questo è anche il momento migliore per dedicarsi alla costruzione di nuove arnie utilizzando legname di buona qualità.
Passiamo
di tanto in tanto fra le casette della nostra postazione e osserviamole con
attenzione perché, anche in assenza di attività, grazie a quell’indissolubile e
consolidato pizzico di empatia fra noi e le nostre meravigliose operaie, saremo
in grado di saper cogliere il profondo respiro dell’alveare. Non scordiamoci
mai di coibentare (meglio farlo prima dell’arrivo del freddo) l’interno del
coprifavo con lana di roccia, polietilene, cartone e/o tessuto non tessuto e
soprattutto ricordiamoci di lasciare sempre a disposizione delle nostre
compagne un panetto di ottimo candito, meglio se addizionato con polifenoli e/o
vitamine, sapranno gustarlo in caso di necessità oppure esso diventerà un
ottimo jolly sul finire di febbraio quando le prime tiepide giornate segneranno
la ripresa delle attività.
Lasciamo
tranquille le nostre api che, assopite nel dolce tepore di un tiepido glomere,
si sono attrezzate per superare il lungo periodo invernale; non disturbiamole,
non creiamo frastuoni molesti attorno ai loro nidi perché qualsiasi rumore che
dovesse disturbare la loro quiete le indurrà ad un maggior consumo di cibo
cosa, quest’ultima, sicuramente poco auspicabile.
Così,
come un ammiraglio di lungo corso, osservo in religioso silenzio la flotta dei
miei amati alveari navigare impetuosa attraverso una nuova, lunga e fredda
stagione con nel cuore la speranza che, avendo seguito la giusta rotta,
l’intero equipaggio, all’arrivo della prossima primavera, come un porto sicuro
anch’esso riuscirà a dare segno di sé.
Auguro
a tutti voi un felice Natale con l’auspicio che il nuovo anno sia all’insegna
della pace e che si lasci alle spalle una guerra ingiusta che finora ha causato
solo vittime disarmate e innocenti, vittime a cui questa guerra non appartiene
e che sicuramente non l’avrebbero mai voluta!




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