Un’altra stagione è passata lasciando sulle nostre spalle tutto il peso di un faticoso lavoro che, purtroppo, per molti di noi anche quest’anno, sarà stato povero di grandi soddisfazioni sia per le bizzarrie di un meteo sempre più prono alla volontà dei cambiamenti climatici, sia per l’avvelenamento dell’ambiente, legato all’irragionevole e smodato utilizzo di fitofarmaci in agricoltura, cosa quest’ultima che provoca un severo indebolimento delle nostre famiglie se non addirittura la loro morte. Piangerci addosso, a fine stagione è, ormai da qualche anno, un triste e ben consolidato rituale per noi che pratichiamo apicoltura, un rituale che però non ci aiuterà ad andare molto lontano. Cerchiamo di guardare il futuro con un pizzico di ottimismo in più, lo so è molto difficile ma credo ci aiuterà a rafforzare quella capacità di resilienza che già da diversi anni ci contraddistingue e che si è radicata con tenacia nel nostro DNA.( Foto a lato coibentazione interno coprifavo). Novembre bussa alle porte degli alveari e i vecchi proverbi ci raccontano che “se a novembre tuona l’annata sarà buona”, mentre “il vento d’ottobre e la pioggia di novembre segneranno l’arrivo di un ottimo dicembre”. Scrutiamo il cielo e, consapevoli della saggezza che caratterizza i detti dei nostri vecchi, cerchiamo quella variabilità metereologica capace di donarci quel pizzico di ottimismo che ci darà la forza e il coraggio per pensare positivo e per affrontare la prossima stagione con il miglior entusiasmo possibile.
(foto a lato trattamento acaricida con gocciolato con ossalico).In questo periodo con giornate che si fanno sempre più corte settimana dopo settimana la natura ci annuncia che sta per iniziare il suo periodo di meritato riposo. Le temperature iniziano a diminuire sia nei campi sia nell’alveare così che all’interno del suo nido la regina smette di deporre, mentre le operaie si accingono a stringersi in un “tiepido” glomere, anche se non sarà difficile osservare, nelle giornate soleggiate e un po’ più tiepide, qualche esploratrice temeraria spingersi al di fuori dell’alveare. Sotto i dieci gradi però le api si serrano in glomere proteggendo la loro regina e ben difficilmente oseranno avventurarsi all’esterno. Nelle prime giornate di novembre, quelle ben soleggiate e più tiepide, approfittiamo del blocco di covata fisiologico che si è venuto a creare per fare i trattamenti di contrasto alla varroa con ossalico gocciolato ed eventualmente l’inserimento di strisce di Apivar/Apitraz, premurandoci di svolgere queste operazioni nel più breve tempo possibile. Per il resto, in codesto periodo della stagione, non dovremo inventarci alcun altra motivazione che ci porti ad aprire l’alveare. Raffreddare le colonie in questo momento avrà sicuramente un risultato nefasto sulla salute e sulla sopravvivenza delle famiglie.
(Foto a lato ultimo trattamento antivarroa: gocciolato di ossalico e posizionamento due strisce di Apitraz che verranno rimosse ai primi tepori di febbraio).Le colonie da qui alla
prossima primavera dovranno sostentarsi unicamente con le provviste che hanno
stivato nei loro nidi, per tale motivo è opportuno soppesare di tanto in tanto
gli alveari (non dovranno avere peso inferiore ai 25 kg) e qualora ne trovassimo
qualcuno piuttosto leggero sarà appropriato provvedere ad un’alimentazione di
sostegno, utilizzando del candito, per evitare di ritrovare alla prossima
primavera una famiglia morta per fame o, peggio ancora, anche per la nostra
negligenza!
Non
avendo più grandi impegni che ci spingono in apiario, il mese di novembre è
propizio per svolgere la riparazione di tutto quel materiale che si è
deteriorato e consumato nel tempo, disinfettiamo anche le arnie che utilizzeremo la prossima
primavera. Questo importante lavoro di manutenzione e disinfezione ci consente
di attuare una valida profilassi contro eventuali patologie infettive che
potrebbero altrimenti verificarsi nella stagione a venire. Se non lo avessimo
ancora fatto, ricoveriamo i melari mettendoli al riparo dalla tarma della cera impiegando
la modalità a noi più congeniale.
Disinfettiamo
leve e pinze metalliche con una bella fiammata: questa buona pratica, in
realtà, dovremmo adoperarla anche nel passaggio fra un’ispezione di un alveare
e l’altro, soprattutto nel caso si sospettasse la presenza di qualche
patologia. La loro regolare disinfezione è una precauzione che si rivela sempre
molto utile, aiuta a ridurre sensibilmente il rischio di diffusione di
patologie infettive fra una famiglia e l’altra.
Laviamo
tute e guanti e riponiamoli nell’armadio lasciandoli riposare fino all’arrivo
del prossimo anno, il loro lavoro per il momento è terminato.
Com’è
facile comprendere i carichi di lavoro a novembre non sono poi così tanti per
cui, sicuramente, del tempo a disposizione ne rimarrà abbastanza. Non
sprechiamolo, utilizziamolo per partecipare ai convegni e ai corsi organizzati
dalle nostre associazioni apistiche, incontriamoci con i tanti soci e colleghi
di lavoro creando simpatici momenti di socializzazione che al tempo stesso
potranno trasformarsi in positivi confronti durante i quali lo scambio d’idee di
opinioni e di esperienze porterà un sicuro beneficio al nostro sapere e alla
nostra conoscenza apistica consentendoci di migliorare la pratica apicola e di
sviluppare e architettare nuovi progetti e nuove strategie da utilizzare nella
stagione che verrà.
Vorrei
salutarvi augurando a tutti voi apicoltori hobbisti, professionisti e a tutti
gli amanti delle nostre bottinatrici un giusto e meritato riposo nella speranza
che la stagione a venire sia finalmente ricca di gioia e soddisfazioni da poter
condividere con le nostre preziose e laboriose operaie.
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