Il miele rappresenta l'oggetto di un commercio globalizzato al quale sono riservati scarsi controlli. La Cina, primo esportatore e produttore mondiale, rappresenta in questo commercio, il principale attore e allo stesso tempo anche il più inquietante, essendo uno stato responsabile di una massiva adulterazione di tale prodotto e capace di contare, oltremodo, sull'appoggio di numerosi complici nel mondo intiero.
Prima della diffusione dello zucchero di canna, ai nostri giorni, il miele per molto tempo è stata l'unica sostanza edulcorante a disposizione delle genti. La sua vendita era garantita grazie all'apicoltura famigliare e alla commercializzazione regionale; entrando solamente lo scorso secolo nel circuito del commercio internazionale. Per molti anni i principali produttori di miele a livello mondiale sono stati l'Europa occidentale (Germania), 'Europa orientale (Ungheria, Ucraina e Russia) e gli Stati Uniti d'America.
Negli ultimi decenni si è assistito ad un graduale e progressivo aumento della produzione di miele anche in paesi asiatici quali (Cina, India, Vietnam), di paesi del centro America (Argentina e Messico) e del Medio Oriente (Turchia e Iran). Nel momento in cui la produzione di tale nettare nei paesi occidentali è andata progressivamente a diminuire si è assistito ad un aumento della produzione, sia per soddisfare la richiesta interna che per la commercializzazione globale, da parte dei produttori asiatici in modo particolare. Attualmente i tre paesi maggiori produttori di miele sono la Cina (esporta il 20% del fabbisogno globale di miele), l'Argentina e la Turchia, mentre i principali importatori di tale prodotto sono l'Unione Europea, la Gran Bretagna, gli Stati Uniti d'America e il Giappone. L'esagerato aumento di produzione di miele da parte della Cina, però, ci lascia perplessi e solleva non pochi dubbi, infatti, l'attività apistica Cinese è assai poco conosciuta e l'aumento della produzione di miele in questo paese sembra paradossalmente assai superiore rispetto al numero di alveari presenti su quel territorio. Questo fa sì che molti dubbi vengano espressi a riguardo della qualità del miele cinese perché la sua abbondante produzione non è scevra da sospette anomalie. A livello internazionale i controlli sulla qualità di questo miele sono, purtroppo, resi difficili dal fatto che Pechino è un membro presente all'interno della FAO e da qualche tempo ne ha pure assunto la direzione generale. Nel 2021 765.000 tonnellate di miele sono state commercializzate nel mondo e di queste ben 130.000 tonnellate sono state prodotte in Cina. Tali dati testimoniano che l'aumento della produzione di miele in questo paese è di gran lunga superiore e credibile rispetto a quanto avviene nelle altre parti del pianeta e questo sta a significare che buona parte di questa produzione è rappresentata da miele adulterato.
Queste contraffazioni avvengono attraverso l'aggiunta al mele di sciroppo, coloranti, aromi floreali etc.; attraverso una contraffazione totale ossia al posto del miele si ha solo sciroppo di glucosio, di riso, di mais senza che in esso vi sia alcuna traccia di miele, per aggiunta di sostanze farmaceutiche (alcuni mieli mediorientali propagandati come capaci di aumentare la potenza sessuale hanno rilevato al loro interno la presenza di Viagra), per false indicazioni (origine geografica e/o floreale non corrispondente al vero).
Nel
mercato del miele il prezzo all’esportazione varia in base alla quantità
prodotta, alle richieste del mercato stesso e al suo costo, mentre il prezzo
del miele esportato dalla Cina è comunque sempre stabile e non risente dei
fattori sopra elencati e ciò, commercialmente, rappresenta un fatto decisamente
anomalo. Per esempio, il prezzo di vendita del miele cinese al Giappone è molto
elevato, mentre quello riservato al Regno Unito è molto inferiore, queste
differenze non sono stabilite da leggi di mercato, ma da accordi commerciali
bilaterali fra stati.
Alcune
volte il miele segue perfino dei circuiti complessi per la presenza di paesi
all’interno dei quali viene unicamente fatto transitare. Certi paesi, grandi
produttori, importano comunque molto miele cinese che poi lo esportano nei
paesi della UE (come, per esempio, faceva l’Ucraina prima della guerra), Quest’ultima
importava grandi quantità di miele cinese che raggiungevano il territorio attraverso
il porto di Odessa e poi lo esportava in Ungheria (paese membro della UE) la
quale a sua volta lo commercializzava in tutta Europa. Ora, a causa della
guerra, questo commercio è stato dirottato sul porto di Costanza in Romania.
Alcune
altre nazioni producono decisamente poco miele, ma ne esportano quantità
ingenti come è il caso del Vietnam che rappresenta allo stesso modo di Ucraina
e Romania un paese di transito. Anche il Portogallo importa miele cinese che
rivende poi in Spagna, la quale (essendo un paese con grande produzione di
miele) a sua volta esporta il miele cinese commercializzandolo all’interno
della UE.
Capite
allora, da quanto detto, come il miele nel commercio mondiale segua a volte
delle vie veramente difficili da seguire, vie che hanno creato un’enorme
moltiplicazione di attori e di intermediari che si dedicano a questo mercato
opaco!
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