Confronto fra un'arnia Dadant, una Langstroth e una Dadant costruita con più melari a 10 favi impilati fra loro. Questo tipo di arnia è molto utilizzata nei paesi dell'Est Europa.
Un discorso a parte meriterebbero le arnie orizzontali che sono quelle che hanno le minori caratteristiche di modularità e il più basso tasso di riutilizzo dei favi.
Qui a lato è possibile avere una comparazione fra arnie a sviluppo orizzontale e arnie a sviluppo verticale.
Le arnie verticali sono quelle attualmente più interessanti ed è per questo motivo che l'apicoltura moderna è prevalentemente orientata all'utilizzo di questo modello di alveare. Non è vero, fra l'altro che con una top bar si riesca a fare un'apicoltura più naturale rispetto alle altre arnie perché l'apicoltura naturale è caratterizzata da tecniche e pratiche messe in opera dall'apicoltore ciò sta a significare che l'apicoltura naturale la si può tranquillamente fare anche con arnie Dadant e/o Langstroth.
Si parla di favi a freddo quando l'orientamento di questi è parallelo all'ingresso dell'alveare, questo consente una miglior ventilazione all'interno del nido, al contrario, nel favo caldo (disposto trasversalmente all'ingresso dell'alveare) l'aira nell'alveare circola con maggior difficoltà però esso consente di mantenere il nido più caldo nei mesi invernali.
Nell'alveare noi possiamo creare due tipi di areazione differenti, un'areazione chiusa e un'areazione aperta.
Nel primo caso ci riferiamo ad un alveare in cui l'aria entra da una determinata apertura e deve necessariamente riuscire dalla stessa apertura. Al contrario possiamo creare una circolazione ad aria aperta, altrimenti detta a camino, praticando un foro nella parte superiore del nido così che l'aria entrerà dal basso per fuori uscire dall'alto dell'alveare. Nonostante questa circolazione d'aria, dal basso verso l'alto, faciliti la maturazione del miele quest'ultima modalità attualmente non trova, fra gli apicoltori, un grande seguito. Essa potrebbe venire utile nel caso si utilizzasse un'arnia Langstroth e si allevino due famiglie una in basso nel nido e l'altra in alto nel melario in questo caso è bene però orientare l'apertura del nido posto superiormente verso il lato opposto rispetto all'ingresso del nido inferiore.
L'arnia Dadant non ha una grande modularità particolarmente se il modello non prevede la possibilità di avere un fondo mobile. Originariamente la Dadant era a 12 favi e quindi aveva forma quadrata ciò permetteva durante l'inverno di staccare il fondo e di girare l'arnia trasformando l'alveare da favo freddo a favo caldo con un buon vantaggio per le api. Attualmente questi modelli a 12 favi sono andati persi per cui non abbiamo più questo possibilità. Anche la Langstroth quando ha il fondo non staccabile dal corpo perde di modularità. Un'altra negatività del modello Langstroth è data dal melario che può contenere fino a 25/28 kg di miele contro i 16/18 del melario Dadant risultando così decisamente più faticoso da trasportare. Dadant e Langstroth hanno esattamente le medesime dimensioni, l'unica differenza è nell'altezza la Langstroth è più bassa di 14 cm rispetto alla Dadant. La Langstroth ha il melario esattamente uguale al nido.
L'arnia Dadant creata impegnando più melari Dadant fra loro è un'arnia che possiede un'alta modularità pur non essendo scevra dall'avere alcuni difetti, uno di questi è dato soprattutto da una maggior difficoltà, ossia quella di vendere i nuclei prodotti in quel tipo di nido. Un grande vantaggio di questo tipo di alveare è dato da una decisa minor incidenza di furti che si possono verificare in apiario e questo, in parte, vale anche per la Langstroth essendo un modello poco in uso dalle nostre parti. Tutte queste arnie ci consentono di avere nidi piccoli es. un nido fatto da un solo melario Dadant e/o un solo corpo per la Langstroth, aggiungendo un melario o prendendo un'arnia Dadant ho dei nidi medi, mentre aggiungendo un melario alla Langstroth e un melario alla Dadant ottengo dei nidi grandi. Conviene lavorare con nido piccolo, medio e/o grande? In quale modo riesco a far maggior produzione di miele? Le risposte a questi quesiti variano a seconda del fatto che si faccia o meno nomadismo e soprattutto dalla posizione dell'apiario e dall'andamento delle fioriture e della stagione. Sicuramente nidi molto grandi sono poco adatti a postazioni situate nel Nord Italia perché non vi sono, in queste regioni, climi e fioriture adatte a poter permettere di lavorare con nidi grandi.
Se decidiamo di voler fare una produzione di miele anticipata è bene lavorare con nidi piccoli e privi di scorte. Qui a fianco vediamo un esempio per fare una produzione anticipata di miele. La regina è confinata nel nido giallo sito inferiormente, l'escludi regina la separa dal melario collocato subito sopra al di sopra del quale vi è un altro melario all'interno del quale avremo portato dei telaini contenenti covata. Man mano che si porta covata opercolata nel terzo melario, nel nido sotto si aggiungono telaini con fogli cerei che verranno lavorati dando alla regina nuovo spazio per poter deporre. Questo metodo si basa sul fatto che la regina ha come unico spazio per deporre, ossia nel nido giallo così le api non metteranno scorte all'interno di questo ma le porteranno superiormente. Le api tendono a stivare miele dal basso verso l'alto per cui riempiranno prima i melari sotto e nel frattempo la covata che abbiamo portato superiormente sarà sfarfallata liberando spazio per altra deposizione di miele. Il processo può continuare con l'aumento del miele raccolto aggiungendo un quarto melario. Produzione anticipata non vuol dire però produrre più miele ma semplicemente iniziare a produrlo prima.
Per una produzione anticipata con arnia Langstroth si passa in primavera da un nido a due nidi con una sola regina. In seguito si divide la famiglia mettendo i favi con la covata più bella nell'arnia azzurra e sopra gli si mette un melario, in questo modo la famiglia essendo forte andrà in produzione anticipata. Con la restante parte del nido si crea un nuovo nucleo al quale si darà una nuova regina così da mandarlo a melario per le successive fioritura. Gli svantaggi di questa pratica sono dati dal fatto che si lavora con un nido pressoché privo di scorte e ciò comporta un maggior aumento della nutrizione, l'altro grosso svantaggio è dato dal fatto che una volta posizionato il melario se si succedono molte giornate di mal tempo la famiglia, essendo priva di scorte, potrebbe morire di fame. Questa tecnica consente di produrre prima e forse dipiù ma rimane una tecnica molto poco naturale che non rispetta il benessere animale, perché normalmente nel nido si hanno covata e scorte anziché solo covata come si tende ad avere praticando questa metodica. Utilizzando l'arnia Langstroth e/o i melari della Dadant come nido si può consentire alle api di costruire da sole il loro favo senza aggiunta di foglio cereo cosa un po' più difficile da praticare su un telaio da nido Dadant.
Secondo Romano Nesler, autore di questo bellissimo studio, le differenze di produzione anticipata con nido Dadant piuttosto che Langstroth non sono poi così differenti fra loro.
La separazione della covata è quella tecnica che ci consente di passare da un nido a due nidi e si fa quando le api cominciano a costruire cera. In questo caso (a fianco) l'idea è di lasciare in basso una famiglia orfana con covata opercolata e lasciare nel modulo in alto la regina con covata fresca e man mano che la covata viene opercolata la si porta nel modulo inferiore. Insieme alla covata nel nido sotto vanno messi anche tutti i favi ricchi di scorte così che in seguito non servirà nutrire la nuova famiglia. Fra i due nuovi nidi si interpone un foglio di nailon che lascia un solo piccolo spiraglio per il passaggio delle api per far si che la popolazione sia sempre distribuita uniformemente fra sopra e sotto e anche perché la famiglia sotto non riesca a sentire l'odore della regina e percepisca l'orfanità, cosa questa che le darà lo stimolo ad allevare una nuova regina. Il nuovo nido sito superiormente va nutrito e pian piano completato con l'aggiunta di nuovi telai che andranno a sostituire quelli con covata opercolata che si portano sotto. Alla fine di questa operazione avrò una famiglia sopra ben sviluppata e un nuovo nucleo sotto che ha allevato la sua regina ma che essendo stato riempito di favi opercolati sarà già pronto per andare a melario. Questa tecnica va bene indistintamente sia per chi vuole produrre miele sia per chi vuole produrre nuclei. Tra i diversi vantaggi che consente l'utilizzo di tale tecnica vi è sicuramente anche quello di essere un ottimo strumento capace di prevenire la sciamatura.
Questo e molto altro ancora potrete trovare nel bellissimo libro di Romano Nesler: "Conoscere e allevare le api"
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