mercoledì 1 giugno 2022

IN APIARIO A GIUGNO

 

Il mese di giugno per noi apicoltori e per le nostre api è sinonimo di grandi e abbondanti fioriture mellifere, di conseguenza esso diviene un mese di grande attività in apiario sia per noi sia per le nostre operaie alate. Cerchiamo così di individuare quali sono i compiti che ci aspettano in questo mese affinché si riesca a ottenere una buona raccolta di miele garantendo allo stesso tempo anche il benessere delle nostre api.

Nel mese di giugno l'operosità degli abitanti dei nostri alveari è caratterizzata da un’attività a dir poco “effervescente” e all’interno del nido la popolazione di api ha ormai raggiunto il suo massimo sviluppo. I primi melari li avremo sicuramente già collocati nel mese di maggio questo momento della stagione, però, è di certo il periodo ideale per posizionarne un secondo. Non aspettiamo l’ultimo istante utile per aggiungere un secondo melario agli alveari, quando il primo sarà stato riempito al 70% è senz'altro giunto il tempo di inserire il successivo. Detto così sembrerebbe una cosa abbastanza semplice da farsi, in realtà questa manovra deve esser compiuta quando vi siano previsioni meteo favorevoli e in presenza di abbondanti fioriture nettarifere. Saranno, perciò, il nostro buon senso e la consultazione di un sito di previsioni meteo attendibile, oltre che alla nostra esperienza, che ci dovranno aiutare a comprendere quando sia giunto il momento più opportuno per compiere tale manovra. Stabilito con esattezza l’attimo propizio per l’aggiunta di un secondo melario un altro dubbio potrebbe cominciare ad assillare i nostri pensieri: il secondo melario dovremo collocarlo al di sopra o al di sotto del primo? Personalmente preferisco metterlo al di sotto di quello già abbondantemente riempito, ma se ciò dovesse richiedere un grosso sforzo, per l’eccessivo peso del melario da sollevare, credo che non vi siano grossi problemi se anche lo collocassimo al di sopra.

Cerchiamo di seguire le fioriture nel caso volessimo produrre dei mieli monoflora e, in questo caso, sarà necessario raccogliere il melario alla fine di una determinata fioritura fornendone uno nuovo che si riempirà di nettare proveniente da quella successiva. Ricordiamo però che adottando questa tecnica raccoglieremo del miele che, con buona probabilità, avrà bisogno di esser deumidificato in laboratorio prima di poter esser centrifugato e successivamente invasettato.

Le condizioni ideali per ritirare i melari sono rappresentate dalla presenza di favi opercolati almeno all’80/90%, con un’umidità del miele inferiore al 18% (da misurarsi mediante l’utilizzo di un refrattometro), da condizioni di buon tempo in assenza di piogge e con scarsa percentuale di umidità nell’aria. Per rimuovere il melario è bene inserire la sera, fra il nido e il melario, un apiscampo e la mattina del giorno seguente, di buon’ora, rimuovere il melario spazzolando le poche api eventualmente ancora presenti sui favi.

Fino al solstizio d’estate l’attività di ovideposizione da parte della regina sarà ottimale e abbondante con il prosieguo della stagione, però, le fioriture nettarifere si faranno, purtroppo, via via sempre meno abbondanti e ciò comporta una progressiva riduzione dell’attività della regina che si traduce con una diminuzione della covata così che nel giro di 21 giorni, da quella data, all’interno del nido si avrà una situazione che vedrà una maggior nascita di operaie rispetto alle uova deposte dalla regina. Questo diverso equilibrio comporterà anche un cambiamento dell’attività all’interno della colonia legata al fatto che fino a circa la metà del mese di luglio all’interno dell’alveare si avrà una prevalenza di giovani api ceraiole che contribuiranno con il loro prezioso lavoro alla costruzione di nuovi favi in cui stivare le raccolte di miele e di polline che serviranno come provviste nei successivi periodi di carestia. Il solstizio d’estate segna così un vero e proprio cambiamento dell’attività lavorativa delle nostre famiglie.


Oltre alla raccolta di miele il buon apicoltore dovrà sempre dare uno sguardo attento allo stato di salute delle proprie colonie buttando un occhio alla covata, al grado d’infestazione da varroa e allo stato di salute dell’alveare, per agire di conseguenza qualora la situazione dovesse richiederlo.

Per molti apicoltori giugno è anche il mese in cui praticare la transumanza spostando gli alveari per seguire l’evolversi delle fioriture, come quelle del tiglio, della lavanda e del castagno che garantiscono il raccolto di mieli monoflora di ottima qualità.

Per ottenere un buon raccolto dobbiamo comunque sempre tener presente che l’apicoltura, sebbene abbia delle regole di base fondamentali, non è una “scienza” esatta e per questo motivo essa si gioverà molto delle scelte personalizzate messe in pratica dal buon apicoltore le quali si baseranno sulle informazioni ricavate dalla attenta osservazione dell’alveare, dalla sapiente conoscenza dell’ambiente in cui sono collocate le proprie famiglie e da una seria interpretazione delle condizioni metereologiche oltre che dalla propria esperienza personale.

Nel mese di giugno le più importanti fioriture nettarifere, come già detto, sono rappresentate soprattutto da quella del tiglio: pianta maestosa che fiorisce verso la prima decade del mese. Esso inoltre nei primi giorni di luglio fornirà ulteriori risorse alle api le quali potranno raccogliere sulle sue foglie la melata utile per la produzione di un ottimo miele di fine stagione. I campi di lavanda e di lavandino in fiore, dopo la prima metà del mese, ispirano oltre ai pittori anche le nostre infaticabili operaie che produrranno così, in questo periodo, un ottimo e delicato miele monoflora. La lavanda oltre che essere utile per le api è una buona risorsa anche per l’apicoltore, infatti, terminato il periodo della fioritura, se si raccoglieranno le sue cime e si faranno seccare esse diventeranno un ottimo combustibile per il nostro affumicatore. Va comunque ricordato che sia la lavanda sia il lavandino non sono in grado di fornire polline alle nostre api. Sul finire del mese ecco arrivare puntuale la fioritura del castagno, un albero in grado di fornire alle bottinatrici sia abbondante polline sia dell’ottimo nettare, con il quale le api producono un miele leggermente amaro e dal sentore di bosco.

Questo miele è particolarmente ricco in oligoelementi: potassio, magnesio, manganese e bario, e possiede ottime capacità cicatrizzanti.

Per concludere: questo periodo della stagione apistica è il momento ideale per sincronizzare tutte le energie di cui disponiamo sulle frequenze dei nostri alveari, così da riuscire a rimanere sempre vigili e pronti a risolvere i molti imprevisti che potrebbero capitarci in questo mese di intenso lavoro, perché, come dice un vecchio detto “non dobbiamo mai dimenticare che sia nel bene che nel male giugno porta sempre un temporale”.

Buon raccolto a tutti.

 



 

 

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