Credo che ormai ciascuno di noi sia
stato sensibilizzato a riguardo del ruolo essenziale che le api ricoprono
all’interno del nostro ecosistema. Esse, infatti, favoriscono la
pollinizzazione delle piante sia selvatiche sia coltivate. Da qualche anno,
purtroppo, la sorte delle nostre api è divenuta abbastanza inquietante fra di
esse si registra un tasso di sovra mortalità che arriva addirittura al 35% e si
spinge, in alcuni casi, fino al 50% se si considerano le perdite invernali. Tra
le cause principali responsabili di questa elevata mortalità riconosciamo
l’abbondante presenza di sostanze chimiche disperse nell’ambiente, la
diffusione di parassiti, gli effetti devastanti delle monocolture e la presenza
di predatori una volta a noi sconosciuti come per esempio la vespa velutina.
Le api con la loro attività
contribuiscono alla riproduzione di circa l’80% delle piante e dei fiori
presenti sul nostro pianeta svolgendo il compito di un alleato assolutamente
indispensabile per il mantenimento dell’equilibrio dei nostri ecosistemi. Negli
ultimi 10 anni si è assistito alla perdita di almeno il 30-40% delle famiglie
d’api presenti in Europa e la causa principale di questo devastante effetto
sembra esser dovuta alla diffusione e all’utilizzo di 5000 specie diverse di
pesticidi. A questo fenomeno va aggiunta una perdita considerabile della
biodiversità legata alla sempre più diffusa presenza sul territorio di monocolture
intensive, Altri fattori ancora minacciano la salute delle nostre api e tra
questi non possiamo non menzionare l’acaro della varroa vettore, fra l’altro,
della diffusione all’interno delle colonie di virus spesso letali per le
stesse. Non da meno è l’intossicazione causata, al fragile corpo delle nostre
compagne alate, che viene esercitata dal polline e dal nettare che esse suggono
e raccolgono da piante geneticamente modificate sempre più diffuse sui nostri
territori agricoli.
Non solo l’uso indiscriminato di
pesticidi causa danni alle nostre api, ma anche la concia dei semi di mais e
girasole fatta con diserbanti si rende responsabile di questa pericolosa
deriva. Quando un’ape bottina del nettare da un fiore contaminato spesso muore
prima ancora di poter far ritorno al proprio alveare. Un’altra probabile causa
della disparizione delle api potrebbe esser legata all’inquinamento
dell’ambiente da parte delle onde elettromagnetiche capaci di disorientare le
api durante i loro voli e di metterle nella condizione di non riuscir più a
trovare la via per il ritorno al loro nido. L’arrivo nel nostro continente
della vespa velutina, un calabrone proveniente dall’asia, rappresenta un
ulteriore causa della perdita delle colonie di api domestiche nei nostri territori.
La vespa velutina utilizza, infatti, una tecnica di caccia alla quale le nostre
api non sanno opporre resistenza per cui soccombono inesorabilmente agli
attacchi subiti da questa nuova specie di predatore introdottasi nel nostro
ambiente a causa della massiva globalizzazione. Come se non bastasse a tutto
questo dobbiamo aggiungere la presenza in diversi luoghi pubblici di piante
ornamentali, in particolar modo della specie dei tigli (tilia oliveri, tilia
euchlora, tilia tomentosa, tilia dasystila) che, in quanto tossici,
rappresentano un grande pericolo per una specie già seriamente compromessa.
Molti insetti pronubi vengono ritrovati morti dopo aver raccolto il nettare da
queste piante.
Per salvare le nostre api è urgente e
imperativo ricercare soluzioni che siano alternative all’utilizzo dei
pesticidi, ritornare ad un’agricoltura che sia in linea con il territorio in
cui si sviluppa, abbandonare la pratica ella monocoltura, passare ad un’apicoltura
che sia meno attenta al profitto e più rispettosa dell’animale ape e ritornare
a un’agricoltura più simbiotica nei confronti dell’ambiente. Forse
solo riuscendo a seguire questi dettami riusciremo a ridurre la drammatica
disparizione delle nostre api e di tutti gli insetti pronubi.
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