Sulle allegre
note di un dolce samba qualche anno fa Toquinho cantava: “è la pioggia di marzo
è quello che è, la speranza di vita che porti con te. E’ folata di vento prima
della bufera, un mistero profondo una piccola pena, tramontana dai monti la
domenica sera, è il contro è il pro è voglia di primavera”. Negli splendidi
versi e nella melodia di questa musicata poesia è possibile percepire
l’emozione di un marzo che spalanca le porte ad una nuova primavera, così come
nei sentori, nei profumi e negli odori trasportati dalla prima tenera brezza di
marzo è possibile “assaporare” la magia di una nuova stagione che con
prepotenza sta per irrompere lasciandosi
alle spalle un lungo, freddo e tormentato inverno. Le api all’interno
del loro alveare sciolgono il glomere e cominciano a “sambare” e anche
l’apicoltore, se non vuole esser da meno, si deve far trovar pronto per questa
nuova danza: è una stagione che ricomincia! All’arrivo dei primi tepori di marzo, nelle
ore centrali della giornata, con una temperatura che riuscirà a mantenersi non
inferiore ai 16° giunge il momento propizio per effettuare le prime e tanto
attese visite primaverili ai nostri
alveari. Dopo aver riattivato l’affumicatore, fermo ormai da troppo tempo, con
energici sbuffi di fumo segnaliamo il nostro arrivo all’alveare e diamo il via
alla prima visita di controllo che cercheremo di eseguire nel più breve tempo
possibile per non raffreddare troppo la covata. A questo proposito accertiamoci
che ve ne sia, che sia buona, ampia, ordinata e compatta, alla vista di una
covata con queste caratteristiche saremo sicuri della presenza nella famiglia
di una regina sana, forte, bella e prolifica e potremmo anche non perdere tempo
prezioso per cercare di trovarla. In simili condizioni siamo autorizzati a rimanere
tranquilli perché sicuramente tutto sta procedendo per il meglio e questa
famiglia nell’arco della stagione ci regalerà grandi soddisfazioni procurandoci
un ottimo raccolto. Non dimentichiamo di dare un “occhio” alle scorte
sincerandoci che siano più che abbondanti e sufficienti per mantenere una
covata pronta a crescere in maniera esponenziale, in caso contrario non
esitiamo ad aggiungere del candito le api sicuramente ringrazieranno.
Particolarmente sapranno esserci grate di questo supplemento di scorte
alimentari in caso di un possibile susseguirsi di giornate fredde, umide,
ventose e piovose in cui diviene problematico anche per loro uscire in volo alla
ricerca di cibo. Purtroppo se l’ispezione ci rivelerà la presenza di scarsa
covata e magari disordinata dovremo accettare il fatto che in quella
famiglia “regna” una regina
probabilmente vecchia e magari anche debole e/o malata. Questa colonia
difficilmente sarà in grado di avere un buono sviluppo e di regalarci un buon
raccolto nell’arco della stagione, per cui non dobbiamo esitare, anche seppur
con un po’ di dispiacere, prepariamoci a sostituire, il prima possibile, la
vecchia regina con una nuova più forte e vigorosa oltre al nostro raccolto ne
gioverà anche la famiglia stessa. Nel caso più triste e disperato nel quale,
durante l’ispezione all’alveare, non dovessimo riscontrare presenza di covata
non ci resterà che arrenderci alla sopraggiunta orfanità del nucleo. In una
poco auspicabile situazione, quale quella descritta, due sono le possibilità
che a malincuore dovremo accettare: la prima, dopo esserci assicurati che la
famiglia orfana sia sana, è quella di prelevare i favi e le api e di inserirli
in colonie meno sviluppate, presenti in apiario, per iniziare a pareggiare un
po’ le forze; la seconda è quella di “affumicare” abbondantemente l’alveare
orfano in maniera tale che tutte le api si gettino nelle scorte di miele
riempiendosi la sacca melaria, a questo punto libereremo l’arnia da tutte le
api rimaste all’interno ( anche scuotendo i favi all’esterno ) e poi la
porteremo lontano. Dopo poco potremo osservare tutte le api girovagare
disorientate alla ricerca del loro alveare in prossimità di dove lo stesso era
ubicato, ma poi piano piano, non trovandolo inizieranno ad involarsi verso gli
alveari più vicini sapendo comunque di essere le ben accette perché consapevoli
di non presentarsi a “mani vuote”. In quest’ultimo caso potremo in seguito
ricavare dalla fusione dei favi un ottima cera sempre preziosa ed utile per noi
apicoltori. Le prime visite ispettive di inizio marzo, se fatte con cura ed
attenzione, ci permettono di arrivare a conoscere l’effettiva forza delle
famiglie presenti in apiario e di prevedere con una presumibile certezza quale
sarà l’evoluzione di una nuova stagione apistica che si appresta a cominciare.
Io
personalmente ho dotato tutte le mie arnie di fondo happy keeper che non
richiede particolari manutenzioni, ma nel caso in cui qualcuno possedesse arnie
con fondo mobile, marzo è anche il mese in cui si potrebbe approfittare per
ripulire lo stesso fondo evitando che in esso ristagnino residui di cibo,
cadaveri di api, granuli di polline ed altri rifiuti ancora che potrebbero
altrimenti rivelarsi un ottimo terreno di coltura per germi e miceti potenziali
pericolosi nemici della salute delle nostre apette.
La pioggia di marzo ci deve far ricordare che
oltre al cibo anche l’acqua è un elemento molto prezioso per lo sviluppo
dell’alveare, per cui se non disponiamo di fonti di abbeveraggio in prossimità
degli alveari prepariamone di artificiali senza esitare. Un vecchio mastello
riempito di acqua sulla cui superficie avremo posizionato legnetti galleggianti
sarà più che sufficiente per renderle felici e a loro modo sicuramente sapranno
ringraziarci anche per questo, ricompensandoci con i preziosi alimenti frutto
del loro incessante lavoro.
Se altro tempo ci rimane utilizziamolo per
completare quei lavori di “magazzino” che magari non siamo ancora riusciti ad
ultimare durante la stagione invernale.
Mi piace sperare che le prime giornate di marzo
siano tiepide, ridenti e soleggiate perché questo mi lascia presagire un ottimo
sviluppo di stagione in quanto marzo è come un “grande amore” che finisce sempre
con la stessa forte e irruenta passione con cui è cominciato.
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