giovedì 10 febbraio 2022

L'UOMO E L'APE

Scoperta la passione per l’apicoltura me ne sono innamorato perdutamente e, non senza qualche difficoltà, ho provato a trasmettere questa nuova e grande suggestione a Stefania, moglie per scelta e mamma per vocazione, e a Giorgia e Greta le due piccole “pargole” a quel tempo rispettivamente di dieci e sette anni. Dopo l’impianto del primo apiario costituito da “ben” due alveari stanziati in quel di Limontasca, felice località rurale che guarda il sole sorridere alla Grigna al primo albeggiare, nella famiglia, apicoltore debuttante compreso, insorge un iniziale periodo di “sano” scetticismo e ridondante circospezione: cosa potrà mai accadere ora che quelle due piccole casette così densamente popolate sono state posizionate nel giardino a pochi metri dai muri perimetrali dell’abitazione?

La curiosità è tanta ed il timore di essere “aggrediti selvaggiamente” da questi nuovi vicini è comunque imbarazzante.  Da ragguardevole distanza a turno si spia, via via che passano i giorni, il comportamento di queste “terribili” api.

Con il trascorrere del tempo Stefania, Maurizio, Giorgia e Greta si accorgono però che queste “terribili” api sono in realtà degli “animaletti” del tutto affabili, laboriosi, discreti nel loro interfacciarsi a noi e perfino docili se li si rispetta; ed è così che nasce e cresce una simpatica e profonda empatia fra noi e le nostre nuove vicine di casa.

Osservandole nel loro frenetico andirivieni fra alveare e campi ci accorgiamo di fioriture a noi fino ad allora rimaste sconosciute, della molteplicità di splendidi colori pastello con cui queste fioriture si animano disegnando sontuosi “arcobaleni” fra le verdi distese dei campi d’erba da foraggio.

 La loro presenza è palpabile ci accompagna quando passeggiamo lungo i sentieri, quando camminiamo nei prati e persino quando attraversiamo i boschi di faggi, querce, tigli e castani che dipingono questa splendida località Lariana che guarda dall’alto “quel ramo del lago di Como”.

Progressivamente inizia a crescere in noi una profonda passione per questo nuovo ed entusiasmante mondo, passione da cui nasce un sincero sentimento d’amore capace di legarci sempre più alle nostre “tenere apette” e di farci vivere in perfetta simbiosi con loro.

Così osservandole nello scorrere dei giorni abbiamo riscoperto, quasi senza rendercene conto, l'emozione di assaporare il tempo che passa scandito da un inesorabile susseguirsi di stagioni che cambiano.

E’ un lieto ritrovarsi, verso la metà di febbraio, con le prime api che fan capolino sulla porticina di volo e guardandole volteggiare armoniche nel “morbido” tepore di un aria che si carica di primavera salutiamo il lungo e triste inverno che sta per abbandonarci. Alla metà di marzo senti la famiglia crescere all'interno dell'alveare, le fioriture sono già più abbondanti i voli fuori dal nido si fanno sempre più intensi la primavera sta per irrompere e loro, creando disegni con eleganti “fraseggi di volo”, son felici di renderti partecipe a questo splendido e forse fin troppo a lungo aspettato momento. Arriva maggio e già a pochi passi dall’arnia si avverte, come un senso di intenso magnetismo, la forza delle nuove famiglie che si preparano alla riproduzione e così in tutto il suo maestoso splendore la sciamatura prepotentemente arriverà. Giugno e luglio sono i mesi del grande raccolto frenetiche ed instancabili continuano a portare miele ai melari consapevoli e quasi incuranti di dover poi condividere il frutto del loro lavoro anche con noi. Agosto, i primi temporali, le fioriture che scarseggiano, si percepisce il sentore di un’estate che volgerà alla fine, obbligate ad un ozio quasi forzato le nostre amichette ci inviano inequivocabili segnali di profonda irrequietezza e di palpabile nervosismo: meglio tenersi a distanza dagli alveari!

Settembre ed ottobre si presentano nella loro “coreografica” bellezza, ricchi di caldi ed emozionanti colori pastello con cui, irriverenti, si divertono a dipingere la natura che li circonda. Immerse in un autunno che con disinvoltura sancisce la fine dell’estate le laboriose apette rimettendosi al lavoro fanno tesoro delle ultime fioriture che la stagione regala. Presto ritornerà l’inverno, un sole stanco e sornione sorridendo saluta mentre si nasconde dietro al monte San Primo quando non sono neppure arrivate le tre. Le giornate velocemente si accorciano, i venti montivi che scendono da nord avvolgono tutto in un gelido abbraccio, i verdi prati di foraggio si colorano di marrone presentandosi imbiancati di brina alle prime ore del mattino; la neve poi penserà al resto. In queste corte e fredde giornate guardo, non senza un velo di malinconia, i nostri alveari: sembrano oggetti inanimati abbandonati a se stessi che non lasciano trasparire nemmeno un movimento, neanche un piccolo e flebile sospiro di vita; non voglio pensare che possa esser finita così.

Con il timore di chi teme di aver perso tutto mi avvicino a loro, avvicino le mani alle pareti delle arnie e impercettibilmente avverto quel senso di “profondo magnetismo” attraverso il quale le famiglie da sempre comunicano con noi; lo stupore è tanto nel riscoprire che li dentro c’è ancora una vita forte, intensa e pulsante e questo mi regala un’immensa emozione. Felice mi allontano facendo ritorno verso casa, consapevole di quel forte legame che mi unisce alle mie splendide amiche api e che mi regala un sentimento di gioia profonda; sono fiero di sapere che un sentimento così possa appartenere solo a noi: noi che abbiamo “le api dentro”.

 







 

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