venerdì 25 febbraio 2022

COVATA CALCIFICATA

La covata calcificata è una patologia, di origine micotica, che colpisce, per l'appunto, la covata. L'agente responsabile è un fungo noto come ascosphaera apis un ascomicete eterotallico che causa la morte delle larve due giorni dopo che è stata opercolata la cella. Il fungo è un patogeno le cui spore sono diffuse ubiquitariamente e che riesce a sviluppare la malattia colpendo prevalentemente famiglie deboli e in stress alimentare e/o famiglie la cui covata sia stata raffreddata a (28°C-25°C) per più tempo o da manovra sconsiderata dell'apicoltore o da una famiglia debole non in grado di riscaldare adeguatamente la covata. L'infezione avviene attraverso l'ingestione, da parte della larva, delle ascospore e ciò può succedere secondo due modalità. La prima è che le spore siano somministrate alla larva direttamente dalle api nutrici che non sono sensibili a questo patogeno e che involontariamente ne diventano il loro vettore di trasmissione, mentre la seconda, che è la più comune, è da imputare direttamente all'apicoltore che maneggia gli alveari con strumenti non accuratamente disinfettati. Anche fogli cerei ricavati da cera di famiglie infette, se non adeguatamente sterilizzati durante la loro preparazione possono divenire strumento di diffusione della infezione. La spora una volta introdotta nell'intestino della larva, se non troverà in  tale ambiente un microbioma efficiente, sarà in grado di perforare la barriera intestinale e diffondersi nel corpo della stessa larva, all'interno del quale crescerà e si svilupperà per poi fuoriuscire dalla sua estremità posteriore.
La larva infettata smetterà di mangiare andando incontro a morte e verrà ricoperta da peluria bianca (ife aeree) che le donerà un aspetto a gessetto. Le larve mummificate possono assumere due tipi di colorazione: bianca, oppure grigio scuro in quest'ulimo caso conterrà le spore fungine le quali riescono a sopravvivere nell'ambiente anche per un periodo di 15 anni.
Il microbioma intestinale della larva rappresenta un'immunità individuale, specifica della larva, che sarà in grado di dare una prima risposta nel contrastare l'infezione. Accanto a questa immunità individuale si riscontra anche una immunità sociale che è quella esercitata dalle api pulitrici, le quali quanto più precocemente e velocemente riusciranno a rimuovere dal nido le larve infette tanto più efficacemente riusciranno a contrastare il diffondersi della malattia all'interno della famiglia. L'immunità sociale interviene anche tramite l'innalzamento della temperatura all'interno dell'alveare (febbre dell'alveare) esercitata dalla contrazione della muscolatura delle operaie, pare che tale meccanismo riesca a diminuire il diffondersi dell'infezione; durante tale periodo si incrementa, inoltre, all'interno del nido la raccolta della propoli ce, come è noto, ha un forte potere antimicotico. Si è, infine, potuto constatare che quanto più è ampia la diversità genetica all'interno di una famiglia (ossia quanto maggiore è il numero di fuchi he hanno fecondato la regina) tanto più forte, in quella famiglia, sarà l'immunità sociale e la resistenza alle malattie. La covata in caso d'infezione si presenta irregolare con presenza di larve calcificate, bianche e/o grigie, di aspetto duro e compatto (tipo gesso) e presentano un caratteristico puntino nero sopra la testa.
Prima di pensare ad un eventuale trattamento terapeutico è bene ricordare che, come sempre, la miglior cura è la prevenzione. Essa consiste nel cercare di mantenere sempre le colonie in grande forza, non lasciare colonie in stress alimentare, facilitare l'aereazione intorno e dentro l'alveare per evitare ristagni di umidità, evitare di esporre la covata a inutili e prolungati raffreddamenti, rimuovere precocemente i favi contaminati e le larve mummificate, restringere la covata così che possa esser riscaldata più facilmente e sostituire la regina.
Come terapia pare abbia una buona azione nel contrasto e nella cura di questa patologia la somministrazione di lisozima (Beevital, Beestrong, Beefeed) da somministrarsi attraverso sciroppo

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