Quest'anno nel mese di luglio, come tutti gli anni, abbiamo
passato le nostre vacanze estive a Rapallo, una ridente località marittima
situata nel levante ligure. Mai come in questa estate ho sentito il bisogno e
la necessità di respirare aria di mare, infatti, dopo una brutta polmonite
interstiziale, regalatami dall’infezione da covid 19, l'esigenza e il desiderio di rigenerarsi la fanno
da padrona. Così cercando di recuperare in qualche modo anche la forma fisica la
mattina di buon ora, per evitare la calura, verso le 6,30 mi recavo a fare
lunghe camminate su per i sentieri che conducono al monte di Portofino in
compagnia di Milù la nostra cagnolina che,
da ormai sette anni, si è felicemente aggregata al resto della famiglia
diventandone, a pieno titolo, una componente fondamentale. Durante queste
lunghe passeggiate attraversavo bellissimi oliveti, ampie zone con distese di
un’attraente ed aromatica macchia mediterranea intercalata a boschi di castani,
che si alternavano a campi in cui erba foraggera cresceva incolta e sembrava
essere abbandonata al suo destino. Ero attratto dai molteplici colori delle
molte fioriture di queste erbe, colori che spaziavano dall'indaco al giallo
ocra, passando incondizionatamente attraverso un attraente lilla per perdersi
in note di un caldo e piacevole arancio regalando alla distesa di verde una
cromaticità che ricordava i sentori di un arcobaleno. Guardando questa
incantevole miscellanea variegata di tinte color pastello ho subito pensato: “
accipicchia qui le mie api avrebbero sicuramente di che sbizzarrirsi". Fu
proprio sull'emozione di questo pensiero che mi fermai scrutando con attenzione
tutte le varie fioriture nella speranza di trovare api al pascolo: purtroppo
nulla! Intorno a me ronzava fastidiosamente
solo qualche impavido moscone, mentre di tanto in tanto variopinte farfalle
aleggiavano elegantemente di fiore in fiore aggiungendo note di personalità cromatica
a quella già intensamente presente sulla distesa floreale. Guardai e riguardai,
ma non riuscii a scorgere la benché minima presenza d'api; senza perdermi
d'animo tutte le mattine ad ogni nuova passeggiata, ogni volta in cui attraversavo
un campo in fiore, mi fermavo a cercare
l’esistenza di bottinatrici al lavoro ma nulla, non riuscii a scovarne nemmeno una. Devo dire che la cosa mi lasciò molto
perplesso oltre che preoccupato, non riuscivo a capacitarmi di come fosse
possibile che in un territorio così
ricco di fioriture non si riuscisse a scorgere nemmeno la vicinanza di una
piccola apetta, pensai che probabilmente non vi fosse la presenza di alveari
nella zona, che visto l’ora di prima mattina le api non fossero ancora al
lavoro, benché il sole si era già levato all’orizzonte e peggio ancora pensai
che fossero stati impiegati diserbanti e/o pesticidi che avessero distrutto la
locale popolazione apistica. Nelle seguenti passeggiate decisi così di
desistere dal cercare la presenza di eventuali api dedicandomi ad osservare lo
splendido paesaggio che attraversavo. La ricerca di api uscì dalla mia testa
fino a quando una domenica io, Stefania e la fida Milù decidemmo di percorrere
un sentiero che da Montallegro dopo una lunga camminata di circa 3 ore e 30 ci
avrebbe riportato a Rapallo. Così partimmo da Rapallo ed in funivia
raggiungemmo la vetta del monte a circa 610 metri di altezza, monte sulla cui
sommità è ubicato il Santuario Mariano dedicato alla Vergine Maria ( una
Madonna nera) che il 2 luglio del 1557 apparve al contadino Giovanni Chichizzola
mentre di ritorno dal mercato stava riposando in quel luogo. La Madonna in
seguito divenne la patrona della città. La prima parte del percorso ci portava
attraverso un sentiero discretamente tracciato verso il passo della crocetta,
il tragitto era contrassegnato dalla presenza di un rombo rosso che via via si
trovava lungo il cammino dipinto sui tronchi d’albero e sulle grosse pietre
poste a margine dello stesso. Questo tratto è veramente una piacevole
passeggiata da percorrere fra lecci secolari attraverso i quali si riesce a
scorgere il blue profondo del golfo del Tigullio, mentre si cammina si inspira
un’aria salubre che non esitavo a respirare profondamente nella speranza che
potesse avere anche un buon effetto rigenerante sui miei poveri polmoni
martoriati dal corona virus. Mano a mano che ci si avvicinava al passo della
crocetta fra la vegetazione iniziarono a farsi spazio aree di campi di erba da
foraggio in fiore, la stessa che avevo apprezzato nelle mie precedenti
camminate su per il monte di Portofino. Fu proprio allora che mi tornò alla mente la mia vana ricerca di
api, ne parlai a Stefania che subito si mise a scrutare attentamente fra le
molteplici fioriture finendo poi per confermare le mie conclusioni: un
territorio così ricco in cui non si scorge presenza di bottinatrici.
Proseguimmo il cammino cercando a vicenda di spiegarci il perché e il per come
di questa “ rumorosa” assenza. Giunti a Crocetta si abbandona il sentiero si
attraversa una strada provinciale fino ad imboccare un nuovo percorso quello
che conduce al pian dei merli e che è contrassegnato da tre palle rosse. Questa
seconda parte del tragitto è decisamente meno agevole ed immersa in una fitta
vegetazione di macchia mediterranea che va via via a sostituirsi al bosco di
lecci e che è dominata in alto dalle chiome di corbezzoli alti fino a 3-4 metri,
mentre a terra è caratterizzata da un fitto groviglio impenetrabile di arbusti
che crescono strettamente addossati fra loro rendendo a tratti difficile
identificare il sentiero tracciato. Mentre proseguivamo la nostra strada
attenti a non perdere il sentiero da sotto i piedi per non rischiare di cadere
nel precipizio sottostante, e altrettanto attenti a non rimanere aggrovigliati
nei rovi, io e Stefania non perdemmo comunque di vista il nostro obiettivo:
trovare api selvatiche! Finalmente come per incanto: un raggruppamento di cardi
in fiore. Cercammo di non farci pungere dalle irte foglie, ma non esitammo a
buttare l’occhio su quella inusuale inflorescenza: et voilà ecco magicamente
comparire delle bottinatrici nel pieno del loro lavoro. Finalmente le api! Esclamammo
all’unisono io e Stefania. Ci fermammo per un po' ad osservarle attentamente ed
alla fine decidemmo che dovevano sicuramente essere api selvatiche.
L’andirivieni era frenetico ed incessante e come un’ape si levava in volo
subito ne atterrava una nuova, l’alveare avrebbe dovuto essere proprio nei
dintorni anche perché sia sotto che sopra di noi vi era solo foresta di macchia mediterranea e l’unica striscia di terra pianeggiante era rappresentata da
quell’esile sentiero sul quale compivamo miracoli di equilibrismo per cercare
di non cadere nello strapiombo e disperderci inesorabilmente nella foresta di
Montallegro. Fu un grosso appagamento trovare queste meravigliose virgole alate
e dopo questa rilassante e soddisfacente pausa riprendemmo il cammino anche
perché il pomeriggio stava volgendo al termine. Proseguimmo fino a due ruderi e
quindi imboccammo il sentiero della Madonna Nera, contraddistinto da un cerchio
rosso barrato nel centro, che ci portò fino alla chiesetta di Sant’ Agostino e
quindi al mare di Rapallo.
Mentre sedevo sulla battigia, per un meritato riposo, guardavo gli ultimi raggi del sole riscaldare al tramonto quei caldi colori pastello di un paesaggio tipicamente Ligure e pensavo: dove ci sono fiori ci devono essere api, dove ci sono api ci deve essere vita e dove c’è vita ci deve necessariamente essere speranza e quale speranza migliore ci inducono a perseguire questi splendidi insetti se non quella di rincorrere una crescita ecosostenibile che sia rispettosa sia dell’ambiente sia della biodiversità!
Sentiero da Montallegro per Rapallo
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