mercoledì 13 novembre 2024

DISPENSATORE DI SCIROPPO PER APIARIO

 

Sperimentare, nel suo stretto senso etimologico, vuol dire sottoporre qualcuno e/o qualcosa a prove e a verifiche per valutarne le qualità, l’efficienza e/o il rendimento; in senso più figurativo; però, vorrebbe anche indicare il provare a cercare un modo utile per raggiungere un determinato obiettivo. Sperimentare, per un apicoltore bizzarro e irrequieto quale sono io, vuol anche dire mettere in pratica delle idee; a volte addirittura poco ortodosse, per cercare di rendere il più fisiologica possibile la qualità della vita delle api che custodisco all’interno dei miei alveari. Ebbene sì, vi devo confessare che ormai da qualche tempo mi “frullava” per la testa l’idea stravagante di abbandonare la somministrazione di nutrizione di supporto fatta in modo classico con nutritori a depressione (quelli che personalmente utilizzo), a tazza e/o a tasca piuttosto che altro ancora per provare a fornire alle mie api un sostegno alimentare non servito a domicilio ma dispensato in natura. L’obiettivo? Obbligarle così a uscire dal loro nido per andare a bottinare nell’ambiente circostante, proprio come il loro temperamento richiede. Si trattava, inizialmente, di trovare un qualche oggetto che fosse utile a questo scopo. Ma, non avendo voglia di “peregrinare” per botteghe e grandi market alla ricerca di un qualche cosa di utile allo scopo esponendomi, altresì, a una insopportabile calura, posi la mia attenzione su di un manufatto recuperabile a chilometri meno che zero. Vi chiederete di che cosa si tratti. Ecco: una bella bottiglia in PET alimentare dismessa poiché il suo contenuto in H2O era stato prosciugato dai nostri corpi assetati, al fine di contrastare la lenta e progressiva evaporazione dei liquidi fisiologici che, minuto dopo minuto, evaporavano dalla superficie cutanea a causa di un’insopportabile arsura dell’ambiente circostante, costantemente sottomesso alla volontà di un ennesimo arido anticiclone africano. Così, in una calda giornata di questo torrido agosto, dopo diversi tentennamenti ruppi gli indugi e mi buttai a capofitto nell’improbabile impresa di poter concretizzare la mia idea. Arrivato a questo punto, avendo già individuato il luogo in cui avrei dislocato il dispensatore naturale di nettare artificiale, si trattava solo di capire dove e quanti fori praticare nel prezioso contenitore in PET per riuscire a renderlo un efficace dispensatore di nutrimento in grado di rivelarsi effettivamente utile alle tante e affamate “apette” del mio apiario. Scoprii, dopo qualche tentativo, che la soluzione migliore era quella di praticare piccoli forellini fatti con un fine ago da cucito sul tappo e sul collo della bottiglia, in prossimità del tappo stesso. Risolto questo problema preparai un gustoso sciroppo (1 litro di acqua e 1 kg di zucchero) addizionato con Bee ‘Full Plus, un integratore complementare, ricco in oligoelementi e oli essenziali.

Un prodotto utile per la nutrizione delle api e capace di migliorare la longevità e la vitalità della famiglia. Come? Ne stimolano il sistema immunitario, nonché valido supporto utile per proteggere le api con un approccio naturale che non richiede l’introduzione di prodotti chimici all’interno dell’alveare. Collocai questo semplice nutritore a depressione contenete l’invitante sciroppo a circa due metri di altezza ancorandolo a un ramo di una betulla, dislocata a più di 50 metri dagli alveari, in maniera tale che la raccolta dello stesso risultasse per le mie infaticabili operaie alate una normale operazione di bottinatura, non in grado di stimolare in esse eventuali istinti saccheggiatori. La scelta di posizionare il nutritore a un ramo di un albero, a contatto con il tronco, l’ho attuata perché in questo modo lo sciroppo rimaneva per tutto il giorno al riparo dai raggi solari, protetto dalle fronde ricche di verdeggiante fogliame che adornavano l’imponente betulla. Dopo aver cosparso il tappo della bottiglia di sciroppo, così da diffondere il suo profumo nell’ambiente circostante, passai il primo giorno ad aspettare l’arrivo di una bottinatrice, scoprendo che qualche ape effettivamente provò a ronzare nei pressi della betulla senza tuttavia venir richiamata dal profumo del nettare artificiale, che con grande passione avevo miscelato per loro. Per accelerare la sperimentazione, e per non dover rischiare di passare altre intere giornate sotto alla betulla nell’attesa dell’arrivo di qualche esploratrice temeraria, presi un favo dismesso, gli versai sopra qualche goccia di sciroppo e lo misi in prossimità degli alveari, sempre rispettando una debita distanza di sicurezza per non generare nelle famiglie un’istigazione al saccheggio. In questo caso la mia attesa fu molto più breve, dopo circa 30 minuti due o tre api bottinatrici si posarono sul favo attirate probabilmente dal profumo dello sciroppo, ma sicuramente anche da quello della cera riscaldata dai raggi del sole. A quel punto presi con delicatezza il favo su cui si erano posate le api e lo portai sotto al mio “geniale” nutritore a depressione, accostandolo al tronco dell’albero e sostenendolo con una scala appoggiata allo stesso; quindi, feci una lieve pressione sulla bottiglia così che qualche altra goccia cadde sul telaio del favo, dando la possibilità alle api di poter capire che si trovavano nei pressi di una importante “miniera” di prezioso e appetitoso cibo. Le esploratrici iniziarono a girovagare un po' più freneticamente in quell’angolo di favo posto al di sotto della bottiglia e sul quale erano trasudate le gocce di sciroppo, senza però rivolgere la loro attenzione al contenitore sovrastante, dopo di che ingerirono il nettare e volarono verso il loro alveare. Pochi minuti ancora e sul favo arrivò un numero un po' più cospicuo di bottinatrici, circa 7 o 8, ma anch’esse girarono su quell’angolo di favo senza rivolgere attenzione al nutritore sovrastante, raccolsero altre gocce di sciroppo e volarono via. Pochissimo tempo e un gruppo ben più consistente di api alla ricerca di cibo fece ritorno al favo e finalmente, dopo circa una quarantina di minuti, dall’inizio delle operazioni, una di loro si posò sulla bottiglia iniziando a suggere lo sciroppo da uno dei fori che avevo meticolosamente preparato. Contrariamente alle mie aspettative ci volle ancora abbastanza tempo prima che anche altre bottinatrici scoprissero che per avere lo sciroppo avrebbero dovuto posarsi sulla bottiglia e suggere dai fori in essa presenti, ma a quel punto tutte le api compresero come funzionava il diabolico arcano che avevo messo in atto. Quando l’andirivieni di api si fece ben consolidato, una piccola spruzzatina di farina mi consentì di poter rintracciare l’alveare dal quale venivano. Inizialmente potei constatare che la provenienza era data da un solo nido ma nei giorni a seguire anche api di altri alveari iniziarono a frequentare “l’happy hours” che avevo predisposto per loro. Sicuramente, anche se il dispositivo da me creato è ancora molto primitivo e decisamente rudimentale mi ha consentito di verificare la fattibilità di un’idea che da molto tempo stimolava la mia curiosità. Quale? Quella di fornire nutrizione di supporto alle api facendo si che esse stesse se la vadano a cercare, come avviene normalmente in natura, continuando a bottinare nell’ambiente circostante al loro alveare piuttosto che rimanere disoccupate a “poltrire” all’interno del proprio nido avendo già, come si suol dire, “la pappa pronta”.
Nei mesi a venire quando l’attività in apiario si sarà sensibilmente ridotta avrò modo di sviluppare con maggior accuratezza questo sistema di nutrizione esterna rendendolo sicuramente più funzionale e maggiormente “appetibile” anche da un punto di vista estetico così che ogni qualvolta potrò osservare le mie apette bottinare dell’ottimo sciroppo all’ombra di una betulla invece che di un tiglio e/o altro ancora mi ricorderò come sperimentare sia a tutti gli effetti il succo della vita ciò che ci permette di crescere fare esperienza e perché no: realizzare i nostri sogni più belli! 



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