A questo punto, un po' per presunzione un po' per invidia anch’io vorrei raccontarvi una mia “fiavola”, la quale comincia nel più classico dei modi: “c’era una volta”! C’era una volta un bel girasole che dall’alto della sua magnificenza attirò sulla sua risplendente inflorescenza un’ape, un bombo e una farfalla. I tre si posarono sui petali dei fiori del disco del girasole ed iniziarono a suggere dell’ottimo nettare. La farfalla che suggeva a intermittenza fra un goccio di nettare e un battito d’ali, rivolgendosi agli altri due, esclamò con piena soddisfazione: “Questo nettare è veramente molto buono”! Il bombo guardandosi attorno con circospezione per assicurarsi che nessuno potesse rubargli la postazione annuì: ”Hai ragione farfalla, di questi tempi trovare un nettare di qualità è veramente cosa rara”. Mentre i due continuavano a parlottare, l’ape imperterrita non smetteva di suggere il nettare: la sua sacca melaria non era ancora stata riempita a dovere. A quel punto il bombo un po' indispettito esclamò: ”E tu ape, non hai niente da dire”? L’ape estrasse finalmente la sua ligula dalla ghiandola nettarina in cui l’aveva affondata e rispose: ”Avete ragione entrambi, con questo nettare produrrò del miele meraviglioso!” Proprio in quel preciso istante il girasole un po' stizzito, sentendosi come un fiore oggetto, enfatizzò: “Ehi voi tre! Non vi siete accorti che qui attorno è tutto bio? Il mio contadino non concia il mio seme con diserbanti e pesticidi e fra una coltura e l’altra intervalla delle strisce fiorite con della splendida facelia e altre ancora con dell’accattivante lupinella. Qui voi siete nel cuore di una grande azienda agricola votata al biologico!” I tre un po' increduli, un po' stupiti come se non avessero inteso di cosa si stesse parlando ringraziarono e salutarono il girasole e, volandosene via, ciascuno fece ritorno al proprio nido. Così come ogni storia che si rispetti anche questa, come tutte le altre, si conclude con il classico finale:” e vissero tutti felici e contenti”.
Lo
so avete ragione, mi sono dilungato oltre il dovuto e febbraio è ormai alle
porte per cui vedrò di dedicarmi ad elencare i compiti che questo mese riserva
a noi apicoltori. Febbraio è il mese più corto, ma spesso potrebbe anche e
ancora essere foriero di giornate di freddo molto intenso. La neve caduta nel
mese di gennaio nasconde gli alveari al di sotto di uno spesso mantello bianco
e le temperature ancora fredde costringono le api ad un maggior consumo di cibo
indispensabile per il mantenimento della corretta omeostasi termica all’interno
del proprio nido. Queste condizioni climatiche ci costringono ad un continuo
controllo delle scorte “alimentari” presenti negli alveari e nel caso ne
trovassimo alcuni con un peso “sospetto” sarà cosa saggia fornire a quelle
famiglie del supporto con ottimo candito. Dopo la prima metà del mese le
giornate iniziano ad allungarsi ed il maggior periodo d’insolazione riscalda
l’ambiente così che intorno agli alveari potremo osservare i primi timidi
movimenti delle famiglie al loro risveglio primaverile. Verso il finire di
febbraio gli iniziali tepori delle giornate ben soleggiate ci permetteranno,
solo qual ora ne esista la necessità e in presenza di un valido motivo, di
eseguire rapide ispezioni facendo molta attenzione a tenere aperto il nido per
il minor tempo possibile. È questo anche il momento in cui ben presto
nasceranno le api della nuova generazione che andranno a sostituire le vecchie
operaie ormai “usurate” dalla grande fatica compiuta per traghettare la colonia
dall’inverno alla nuova primavera. Un altro compito che ci riserva questo
periodo della stagione è quello di eseguire una corretta pulizia intorno
all’apiario, soprattutto lungo il passaggio che dovremo utilizzare per muoverci
nella postazione. In questo momento dell’anno è consigliabile, inoltre,
preparare i supporti per le nuove arnie che abbiamo intenzione di aggiungere
alle esistenti. Lasciare crescere delle erbe ad alto fusto a protezione delle
porticine di volo degli alveari potrebbe, invece, essere un valido stratagemma
utile a disorientare la vespa cabro e/o altri calabroni e a far sì che essi
abbandonino il territorio di caccia trovandosi di fronte un alveare ben
organizzato nella difesa dei suoi confini.
In
magazzino questo è il momento ideale per completare tutte quelle operazioni che
non siamo riusciti ad ultimare nei mesi precedenti come: armare e applicare
fogli cerei a nuovi telai, recuperare vecchi favi e fondere la cera, preparare
nuove arnie porta sciami, riattare le vecchie arnie usurate e disinfettarle a
fiamma.
Ora
che siamo giunti alla fine, vorrei salutarvi rivelandovi l’elemento fantastico
della “fiaba” dell’ape, il bombo e la farfalla ossia questo mondo
bucolico in cui predomina il biologico: una cosa molto rara da poter osservare
ai giorni nostri e che per questo deve essere in grado suscitare in noi stupore
e meraviglia. E vorrei al tempo stesso indirizzarvi anche verso la morale della
“favola” del girasole e dei tre pronubi ovvero: è ormai arrivato il
momento che da parte di tutti noi si raggiunga la piena consapevolezza che non
è più pensabile praticare un’apicoltura e un’agricoltura che non siano
profondamente ecosostenibili ed ecocompatibili e che solo attuando una
repentina e brusca inversione di rotta che ci porti ad un comportamento molto
più riguardoso e rispettoso dell’ambiente in cui viviamo potremo finalmente
riscrivere il finale della nostra personale storia, vale a dire: “…e vissero
tutti felici e contenti!”
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