La varroa è
un acaro che parassita le api da miele ed è purtroppo diffuso
ubiquitariamente a livello mondiale fatta eccezione per il continente australiano. Esso
è originario del Sud Est asiatico dove, da sempre, ha convissuto
e convive con una specie di ape locale: “L’apis cerana". Verso gli anni
Ottanta a causa di tentativi di ibridazione delle nostre api con api cerane il
parassita è venuto a contatto con le nostre api da miele le quali, al contrario
dell’ape cerana, non possedevano mezzi di lotta validi per contenere e
contrastare l’infestazione di questo acaro. A seguito di ciò l’infestazione da
varroa, in breve tempo, si è diffusa in quasi tutte le parti del
mondo diventando una delle prime problematiche della apicoltura moderna.
Attualmente
per supportare le nostre api in questa difficile lotta, aiutandole a mantenere
in vita i propri alveari, gli apicoltori sono obbligati a intervenire con
trattamenti acaricidi, effettuati con vari farmaci veterinari, che in ogni
caso arginano, ma non risolvono il problema.
Da qui l'idea di lavorare sul miglioramento genetico delle api, per cercare di ottenere popolazioni in grado di contrastare da sole questo parassita. Il professor Giulio Pagnacco in collaborazione con L’UNIMI, il CNR e alcune aziende apistiche fra le quali ricordo Melyos di Elio e Alfonso Bonfanti stanno lavorando a questo studio con il progetto Beenomix 3.0. Questo progetto di ricerca è finanziato con i fondi Psr 2014-2020 di Regione Lombardia e durerà un paio d'anni. Il gruppo operativo è ben collaudato e oltre alla partecipazione di aziende d'avanguardia nel settore apistico si avvale anche della collaborazione dell'Istituto di Biologia e Biotecnologia Agraria del Cnr e del Dipartimento di Medicina Veterinaria e Scienze Animali dell'Università di Milano.
Il
lavoro consiste nell’allevare colonie di api in arnie Miniplus, tali famiglie
sono guidate da regine inseminate artificialmente col seme di un singolo
fuco (Sdi, Single drone inseminated) per cercare di selezionare regine che
manifestino il miglior comportamento igienico. Si tratta di famiglie molto
deboli (a causa della mancanza di una variegata rappresentazione genetica) per
cui spesso si assiste a casi di fallimento dovuti a sostituzione della regina
e/o addirittura a collasso della colonia.
Le colonie ad
un certo punto vengono infestate con una dose standardizzata di acari di
varroa e, trascorso il tempo necessario, vengono sottoposte ad un
test che valuta il comportamento della colonia
infestata. L’operatività della cosa non è semplice perché è anche
necessario avere in attività un allevamento sincronizzato di varroe.
In
pratica, con questo test viene misurato il rapporto tra il numero
di celle infestate da varroe non riproduttive rispetto al totale delle celle
infestate da varroe singole. Dalle colonie migliori, quelle con il
rapporto più alto, vengono subito allevate regine destinate alla
produzione di fuchi del ciclo selettivo che segue. Spesso la fragilità di
queste famiglie impedisce loro di superare l'inverno e non è detto che quelle
che lo superano siano le migliori. Con un po' di fortuna però si riescono ad
allevare madri per il ciclo seguente". Si selezionano madri che
trasmettano un buon comportamento igienico alla prole, comportamento igienico che
caratterizza l’attitudine delle api a ripulire celle colpite dai più svariati
tipi di patologie ma in modo particolare che manifesti la specifica capacità,
da parte delle api, di percepire sotto l’opercolo la presenza di varroa in fase
riproduttiva e conseguentemente di aprire la celletta rimuovendo l’opercolo,
per rendere la varroa sterile, e richiuderla subito dopo senza arrecare alcun
danno allo sviluppo della pupa: (Varroe Sensitive Hygienic) VSH. Purtroppo, per
il momento questa caratteristica ha dimostrato di possedere una bassa
trasmissibilità, ma su questo si stanno concentrando le continue ricerche per
ottenere linee resistenti e soprattutto per riuscire a diffondere questo
genoplasma migliorando a livello globale la resistenza dell’apis mellifera alla
varroa.
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